Giulietta Capacchione, Il pensiero magico

4932f054719a6423589c60523818ecc7.pngda BLOGOSFERA Nei giorni scorsi ho avuto un piacevole scambio di mail con Enrico, un nostro lettore, sul pensiero magico e dopo pochissimo tempo ho trovato per caso un articolo su Psychological Today che parla proprio di questo. Ho pensato che una coincidenza così meritasse un post. Ma era proprio una coincidenza? :)Una delle forme più comuni di pensiero magico consiste proprio nel rintracciare causalità nelle coincidenze. Per esempio si può attribuire a due eventi che avvengono contemporaneamente (o l’uno di seguito all’altro) un legame di causa-effetto laddove questo legame razionalmente non c’è. Se suono il clacson e immediatamente dopo si accende un lampione, razionalmente non penserò neppure per un momento che i due eventi siano connessi in qualche modo, ma in prima battuta la sensazione è proprio quella di aver causato l’evento, solo perché si è presentato contiguo da un punto di vista temporale. Se perdo un autobus che successivamente ha un incidente, sarà molto difficile non intravedere in questa circostanza casuale una trama fatalistica e un disegno salvifico e protettivo di cui sono il fortunato protagonista.Un’altra forma di pensiero magico riguarda la credenza che desiderare o pensare a qualcosa può avere effetti sulla realtà. A leggerla vi sembrerà un’assurdità, ma chi non ha evitato di pensare certe cose per paura di portarsi iella da solo? Chi non ha espresso un desiderio spegnendo le candeline della torta di compleanno? Chi non ha pensato che facendo un certo rituale, avrebbe determinato l’esito degli eventi? Quale atleta non fa un gesto scaramantico prima di iniziare la sua prova?Si tratta di forme moderne di danza della pioggia….riconducibili a un fenomeno conosciuto come “illusione del controllo”, sintetizzabile come la generale credenza di avere sul mondo un’ influenza maggiore di quella che si possiede veramente. Per i nostri antenati questo tipo di pensiero deve essere stato fondamentale e fortemente adattivo. Sacrificare un animale agli spiriti della terra, veder cominciare a piovere e intravedere fra i due eventi il legame di causa-effetto deve aver infuso un profondo senso di controllabilità e predicibilità nelle cose, piuttosto agognato in un mondo caotico e fuori controllo.Un’altra forma di pensiero magico riguarda la sacralizzazione delle cose e delle parole che le denominano. A un qualche livello la nostra mente fa un’equazione fra rappresentazione e realtà. Per quanto uno si ritenga o si consideri razionale sarà molto difficile che ponga la foto di un bambino come bersaglio per il gioco delle freccette. Anche se non conosce il bambino e non c’è nessuno intorno a lui che potrebbe esprimere un giudizio morale. L’equazione immagine realtà rende impossibile colpire l’immagine di un bambino perché sarebbe “come” colpirlo davvero.Così come può essere giudicato intollerabile stracciare una fotografia in cui sia ritratto qualcuno che conosciamo. Anche i nomi risentono di questo cosiddetto “realismo nominale”, ossia della stretta associazione, che diviene fusione, tra l’oggetto e la parola che lo rappresenta. Il dott. Rozin scoprì che le persone, dopo aver collocato dello zucchero in due bicchieri diversi ed aver affisso personalmente due etichette sui bicchieri: “saccarosio” e ” non veleno”, preferivano comunque bere dal bicchiere etichettato come saccarosio e non da quello etichettato con “non veleno”. Quasi che simboli arbitrari come le parole potessero portare con sé l’essenza di ciò che rappresentano. Per esempio in un altro esperimento i partecipanti erano riluttanti a strappare un pezzo di carta su cui era scritto il nome di un proprio familiare.Dal 1940 in poi il nome Adolf non fu dato più a nessun bambino…Continuiamo il nostro piccolo viaggio alla scoperta del pensiero magico, forti dello straordinario successo riscosso dal post precedente su Ok Notizie (Grazie Mtmura!)Eravamo rimasti alla sacralizzazione degli oggetti come aspetto del pensare magicamente. La maggior parte delle persone sposate considera per esempio sacre le proprie fedi. I bambini, anche molto piccoli, piangeranno lacrime amare sulla loro copertina perduta. L’investimento personale sugli oggetti inanimati si fonda sulla percezione di una qualche invisibile “essenza” che li caratterizza. Una fede o una copertina possono essere sostituite da altre identiche, ma non saranno mai “quell’oggetto”. Ciò che rende qualcosa sacro non è infatti il suo aspetto materiale, ma la sua storia unica.In molti casi il valore di un oggetto proviene da chi l’ha posseduto o usato o toccato, da quello che gli oggetti “hanno visto” e “possono testimoniare”. Gli esseri umani sembrano pensare anche che gli oggetti posseggano la qualità di contagiare magicamente e trasferire la propria essenza. Gloria Steinem una volta raccontò che, prima di diventare famosa, una ragazza la vide toccare uno dei Beatles e subito dopo chiese a lei (!) l’autografo, come se l’essenza del cantante tanto amato potesse essersi trasferita su di lei in qualche modo.Qualche nostra lettrice avrà tenuto sul cuore una maglietta del proprio ragazzo partito o perduto. Come se quella maglietta conservasse qualche particella invisibile dell’uomo che l’aveva indossata. Personalmente ricordo con un sorriso un accendino scarico abbandonato sul tavolino di un bar da un ragazzo che mi piaceva (e che non lo ha mai saputo), che conservo ancora dopo quasi vent’anni.Il nostro Paul Rozin ha ipotizzato che il contagio magico degli oggetti possa essere il frutto della nostra ancestrale paura dei germi, che sono invisibili, ma anche facilmente trasmissibili e dalle conseguenze più che concrete. Prima che i germi fossero concettualizzati come entità concrete, ma invisibili ad occhio nudo, gli uomini avrebbero avuto l’intuizione profonda che “qualcosa” potesse passare fra le persone , e fra le persone e le cose, senza essere vista. Da questa primigenia teoria dei germi sarebbe derivata la credenza magica che anche qualità morali e psicologiche potessero trasferirsi da una persona all’altra e che gli oggetti fossero in grado di portare la loro storia con sé… Fra le ricerche di Rozin c’è n’è una che ha dimostrato ad esempio che le persone si rifiutano categoricamente di indossare abiti usati da un assassino o semplicemente da qualcuno che ha perso una gamba in un incidente, benché razionalmente non ci sia niente che renda quell’abito diverso da qualunque altro abito usato. Allo stesso modo moltissime persone non vogliono che il proprio letto d’ospedale, appena lasciato, sia occupato da un malato di aids e un terzo dei soggetti si sente disagio se un nemico entra in possesso della loro spazzola per capelli usata (!)Questi atteggiamenti si basano sull’assunto che non c’è separazione tra lo spazio e il tempo: “la spazzola e io siamo stati in contatto, quindi ci siamo fusi. A qualche livello mistico costituiscono un tutt’uno e agire su essa significa agire su di me.”Un’altra forma di pensiero magico riguarda la cosiddetta credenza nel mondo giusto.A chi non è mai capitato di gioire se un acerrimo nemico incappa in qualche guaio? A chi non è capitato di pensare che se una persona ha subito un’aggressione, in fondo in fondo se l’è cercata?Siamo propensi a credere che, benché le cose possano essere oltre il nostro controllo, esse accadono per un motivo, per una ragione ben precisa. Nel caso del nostro nemico, crediamo che una sorta di karma vendicativo lo abbia ripagato delle sue nefandezze; nel caso della vittima di un’aggressione tendiamo inconsapevolmente a colpevolizzarla, raccontandoci un sacco di storie sulle cose che “deve aver fatto” per trovarsi al posto sbagliato, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata.Ne abbiamo parlato nel post “Lo stupro e l’effetto passante”.Credere in un mondo giusto è un modo per difendersi dall’insopportabile pensiero che il dolore e la sofferenza siano arbitrari, che le cose accadano semplicemente per caso o che il male fatto agli altri resti semplicemente impunito.La fede in una giustizia cosmica comincia presto. Alcuni psicologi hanno dimostrato che bambini dai 5 ai 7 anni sono propensi ad apprezzare e a desiderare nel proprio gruppo un altro bambino che abbiano osservato mentre trova per caso 5 dollari in mezzo alla strada rispetto ad un bambino osservato mentre gioca a calcio sotto la pioggia. Come se essere fortunato protagonista o incolpevole vittima di un evento del tutto casuale e incontrollabile racconti comunque qualcosa della persona stessa, qualcosa che la può rendere più o meno gradevole ai nostri occhi. Più magico di così! Ne avevamo parlato nel post “Essere fortunati ci fa gradevoli!” Molto diffusa è un’altra forma di pensiero magico, quella costituita dalla credenza che il mondo e gli oggetti abbiano una forza vitale, una intenzionalità, una mente o un’ anima. E’ la concezione alla base del cosiddetto animismo. Jesse Bering, psicologo cognitivo all’ Università dell’Arkansas, ha formulato l’ipotesi che esista una vera e propria predisposizione della nostra mente a pensare in questo modo. Secondo Bering questa predisposizione sarebbe basata sui meccanismi di inferenza mentale “disegnati” per ragionare sulle menti degli altri. Poiché siamo “programmati” per interagire con elementi intenzionali e senzienti (i nostri simili) saremmo quasi “forzati”, quando pensiamo per esempio ai morti, ma anche alla natura o a Gaia (il nostro pianeta), ad attribuire ad essi sensazioni, sentimenti, comportamenti, e tentativi di comunicazione.Naturalmente anche quando pensiamo a Dio non riusciremmo, per questi motivi, a concepirlo privo di quelle intenzionalità, emozioni e raziocinio che siamo soliti rintracciare in noi stessi e negli altri esseri umani. In qualche modo, secondo Bering, è il non credere animisticamente ad essere controintuitivo e, in un certo senso, impossibile per la mente umana. Ne abbiamo parlato del post “Psicologia cognitiva delle credenze nel sovrannaturale”.Ma il pensiero magico è utile oppure no? Ci si può ammalare senza pensiero magico? Ne parliamo domani. :)Concludiamo oggi la serie di post sul pensiero magico con qualche riflessione. Come spero sia emerso, il pensiero magico, nella maggior parte dei casi, può essere considerato naturale e isomorfico dei normali processi mentali. Ma non è tutto. Se ad un estremità di un ipotetico continuum possiamo collocare la preponderanza di pensiero magico nella schizofrenia, all’altra estremità, essere totalmente privi di pensiero magico non è affatto sano.Molti studi hanno trovato un’ associazione fra mancanza di ideazione magica e anedonia, ossia l’incapacità di provare piacere. L’illusione del controllo, la possibilità di trovare un significato nelle cose e negli eventi, di dare un valore, anche mistico, alle proprie esperienze, incoraggia le persone ad agire sul mondo, a vivere con più pienezza. Un’accuratezza estrema e genuinamente razionale nel giudicare la propria influenza sulle cose, il proprio “potere”, conduce a uno stato conosciuto come “realismo depressivo”.Le persone depresse clinicamente mostrano infatti in generale una ridotta propensione a pensare magicamente e ad avere una percezione estremamente “realistica” della loro possibilità di incidere sul mondo.Si potrebbe affermare che la salute psicologica passa anche attraverso una serie di distorsioni cognitive positive, di meccanismi di difesa che svolgono il ruolo di una sorta di “occhiali con le lenti rosa”, con cui guardare a sé stessi, agli altri e alle cose. E a guardarlo bene il pensiero magico si nutre di alcuni elementi di validità scientifica. Nemeroff e Rozin ne citano alcuni.Il contagio magico nascerebbe dalla teoria del germi e dalla paura che qualcosa di invisibile possa essere trasmesso per contatto.L’esistenza olografica, l’idea che l’intero è contenuto in ognuna delle parti, è presente nella biologia: ogni cellula del nostro corpo contiene tutto il DNA necessario a creare tutto l’organismo.L’azione a distanza si verifica concretamente con le radiazioni elettromagnetiche. Il controllo della mente sulla materia è ben documentato dall’effetto placebo e così via…Di seguito vi lascio un po’ di link utili per approfondire Il pensiero magico Magical thinking (Wikipedia)Do you belief in magic? Magical thinking – Reality or illusion?Magical thinking (Psychology today) Magical thinking (il libro)

Giulietta Capacchione, Il pensiero magicoultima modifica: 2008-03-30T13:19:24+02:00da mangano1
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Un pensiero su “Giulietta Capacchione, Il pensiero magico

  1. tra pensiero magico, preghiera con fede, affermazioni positive,
    ringraziamento come se si fosse già ottenuto, continuano ad avere riscontri nella mia vita eventi “miracolosi”…….
    il vero miracolo è sempre rendersi conto che la parola crea
    e usare la stessa con consapevolezza e solo per benedire.
    Infatti quando pensieri, parole e azioni sono rivolte al bene
    altrui l’Amore che è un grande Equilibratore ripaga il dare con l’avere.
    Inoltre se tutto ciò avviene senza attaccamento al risultato
    ma con la fede che tutto avviene solo per il bene…..
    non c’è altra magia

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