patrizia Gioia lettere a Federico di Rilke

7cd26f2c3031e37bd985e0a6c4b33fe1.jpg…fin dall’infanzia è in me il gesto che annulla il desiderio dell’infinito voler dare con l’incomprensibile riprendersi tutto.”ALLA MANIERA DI PATRIZIA GIOIA ah! il nostro amato Rainer…che quando trova queste parole “la via della grandezza passa attraverso il sacrificio”…comprende che la Poesia non è un buttar fuori, un facile raccontare e raccontarsi, la facilità del dire , ma è diventare “api dell’invisibile”, chè la Terra ha necessità di noi per divenire.E’ un prendere dentro di sè il mondo, trasformare e riportare in vita, dal visibile, all’invisibile e di nuovo al mondo, ma trasformato, cibo che rigenera perchè nato dal sacrificio. Comunione. Morte e resurrezione, inseparabili dall’ascensione dei corpi.Questo è il movimento trinitario che abbiamo pacchianamente trasformato in un al di là con il premio, enalotti tutti che siamo! “L’amore intransitivo”, preso da Spinoza lo porta ad indicarci la via che in lui mai si realizzò, ma la tentò, disperatamente e, come rosa, la diede a noi perchè potesse fiorire. “Senza tregua ho dovuto ripercorrere l’esperienza che non esiste cosa più diffiicile dell’amarsi.Che è un lavoro, un lavoro quotidiano. E Dio lo sa bene, non ci sono altre parole. E in più i giovani non sono minimamente preparati a questa difficoltò dell’amore; di questa relazione estrema e complessa, le convenzioni hanno cercato di farne un rapporto facile e frivolo, gli hanno donato l’apparenza di essere alla portata di tutti. Ma non è così. L’amore è una cosa difficile, la più difficile di tutte: negli altri conflitti infatti, la natura stessa incita l’essere a ricompattarsi, a concentrarsi con tutte le sue forse, allorquando l’esaltazione dell’amore incita ad abbandonarvisi completamente. Riflettiamoci quindi: potrebbe essere bello donarsi non come un tutto, e un tutto ordinato, ma alla cieca, pezzo per pezzo, e a caso? Un simile modo di darsi, quasi come un gettarsi o come un dilaniarsi, può forse essere un bene, una felicità, una gioia, un progresso? No. Non è forse vero che prima di offrire dei fiori a qualcuno, li si dispone in un mazzo? Ma i giovani che si amano nell’impazienza, dall’alto della loro passione, si gettano allo sbaraglio l’uno verso l’altro e non prendono in considerazione la carenza di stima reciproca sottesa a questo dono disordinato, oppure non la misurano, con stupore e dispetto, se non in occasione dei dissidi che questo disordine non tarda a produrre in essi. Il disaccordo ormai prodotto in loro, lo smarrimento si aggrava di giorno in giorno, nessuno dei due non trova attorno a se niente di puro, di inalterato, di intatto, ormai avviati all’inevitabile rottura, cercano ancora di mantenere una certa apparenza di felicità (dato che tutto questo era stato fatto in previsione di una felicità), eppure a malapena riescono a ricordarsi ciò che intendevano con “felicità”. Ciascuno, nella sua insicurezza, diventa sempre più ingiusto verso l’altro; proprio loro, che non sognavano altro che benevolenza reciproca si trattano con tirannia a intolleranza, e nel bisogno di sottrarsi ad ogni costo a questa confusione incontenibile, commettono il più grande errore che possa intaccare i rapporti umani: cedono all’impazienza. Arrivano ad una conclusione, ad una decisione che credono definitiva; cercano di fissare una volta per tutte le coordinate di un rapporto le cui impreviste trasformazioni li ha tanto spaventati, perché possa restare identico “per sempre” (come si suol dire).E questo non è che l’ultimo di una lunga catena di errori. Perfino chi è morto non si lascia definitivamente fissare (poiché ferfino lui si decompone e si modifica a modo suo), come è quindi possibile sperare di poter definire una volta per tutte un essere vivente!. Vivere, è proprio trasformarsi; le relazioni umane, elemento essenziale della vita, sono di tutte le cose le più mutevoli, le più fluttuanti; e gli amanti sono proprio quegli esseri le cui relazioni e i contatti non conoscono due istanti identici. Quegli esseri tra i quali, non si produce mai niente di abituale, di già vissuto, ma solo qualcosa di nuovo, di inatteso, di sconosciuto. E questo tipo di relazioni, che devono rappresentare qualcosa di una felicità immensa, quasi invivibile, certo esistono, ma non possono costituirsi se non tra esseri di grande ricchezza, degli esseri già “in ordine”, concentrati; queste non posono unire che due mondi a loro volta unici, vasti e profondi. I giovani, mi sembra chiaro, non possono assicurarsi un simile rapporto; ma se cercano di capire bene la loro esistenza, possono elevarsi lentamente verso una simile felicità, e prepararvisi. Non devono scordarsi, se si amano, che sono solo dei principianti, dei dilettantu, degli apprendisti dell’amore. devono ancora imparare l’amore, e, come per tutti gli studi, serve calma, pazienza, e concentrazione.Prendere l’amore sul serio, soffrirlo, impararlo come fosse un mestiere, ecco ciò che è necessario ai giovani. Il posto dell’amore nella vita, è stato, come altre cose, malinteso, ne è stao fatto un gioco e un divertimento, perché nel gioco e nel divertimento viene vista una maggiore felicità che nel lavoro; ma non esiste nessuna felicità più grande del lavoro, e l’amore, per il fatto stesso di essere in se la felicità più grande, non può essere che lavoro.Colui che ama deve provare a comportarsi come se avesse davanti a se un grande compito: restare spesso solo, entrare in se stesso, concentrarsi, tenersi fermamente in mano; deve lavorare; deve divenire qualche cosa!Credimi più si è, più ricco è tutto ciò che viviamo. E colui che vuole avere nella propria vita un amore profondo, ha bisogno di risparmiare e ammassare, e produrre il proprio miele.Non si deve disperarsi quando si perde qualche cosa: un essere, una gioia, una felicità, tutto vi tornerà magnificato. Ciò che deve staccarsi si staccherà, ciò che ci appartiene resta in noi, poiché tutto obbedisce a leggi che sorpassano la nostra vista e con le quali ci troviamo solo apparentemente in contraddizione. E’ necessario vivere in se stessi, e pensare la totalità della vita, i suoi milioni di possibilità, di spazi, di avveniri, di fronte ai quali niente è passato e niente è perduto.” Rainer Maria Rilke, lettera a Federico”.

patrizia Gioia lettere a Federico di Rilkeultima modifica: 2008-06-30T23:40:03+02:00da mangano1
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