Maurizio Porro,Omaggio a Paul Newman

dal CORRIERE DELLA SERA 28 settembre 2008

maurizio porro
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IL RITRATTO
Spaccone, balordo e seduttore al cinema ma nella vita generoso «a tutta velocità»
Ebbe l’Oscar («Il colore dei soldi», ’86) dopo avere avuto quello alla carriera

MILANO — Ci sono attori che tutti salutiamo con deferente omaggio ma che restano lontani, sul pianeta «Divi», mentre altri ci sono sempre stati vicini, quasi simili a noi. Paul Newman, il ragazzo di Cleveland, Ohio, classe ’25, era uno di questi, uno di noi. Basta dire La stangata o Butch Cassidy, basta rivederlo teso sul biliardo in Lo spaccone e nasce subito un sorriso, anche se spesso i suoi personaggi non erano positivi, ma balordi per non dire bastardi, uomini pronti a450499680.jpg vendersi per il successo.
Un successo che lui aveva avuto subito grazie anche ai famosi occhi blu in technicolor: «old blue eyes» (ma il copyright è di Sinatra), che però non distinguevano i colori, perciò non potè partire per il fronte contro i nazisti. Newman ebbe una vita celebre ma misurata, fuori dal gossip; ad ogni decennio dopo i 40, festose interviste anche per il matrimonio di 50 anni, record per Hollywood, con Joanne Woodward. Gran patriarca con sei figli, tre dalla prima moglie (Lackie Witte, attrice di teatro sposata nel 1949); ma l’unico maschio, Scott, fu nel ’78 vittima di overdose a 28 anni. Una memoria che l’attore ha onorato con un film (Harry & Son), una fondazione per lui, molta beneficenza a ragazzi disadattati, poveri, drogati. Aveva inventato, le ricette della nonna, i «dressing» piccanti, salse alla marinara col suo marchio, il cui milionario plusvalore commerciale servì ad aiutare deboli, handicappati. Guadagnò molto, Newman: a metà anni 50, sotto contratto con la Warner, prendeva 17.500 dollari a film; 10 anni dopo 750.000 più percentuale sugli incassi. Vita da grande attore internazionale, ma spericolata sugli hobbies: le auto da corsa, pilotate anche a 60 anni, quando vinse a Daytona, dopo un secondo posto alla 24 ore di Le Mans nel ’79 e un film tutto al volante, Indianapolis.
1366766285.jpgMarito e progressista fedele, Paul arrivò a Hollywood a 29 anni. Metaforizzava sulla fedeltà: «Perché mangiare cattivi hamburger fuori casa?». Sul lavoro sceglieva bene con autori di riferimento nella generazione liberal di mezzo: Wise, Ritt, Penn, Roy Hill, Rosenberger, Lumet; pure un Hitchcock anticomunista (Il sipario strappato), uno d’imitazione (Intrigo a Stoccolma di Mark Robson); uno Scorsese (Il colore dei soldi, sequel dello Spaccone) che gli diede il secondo Oscar dopo quello avuto l’anno prima «alla carriera» e 9 nomination; e due Huston, fra cui il memorabile western autunnale col giudice Roy Bean (L’uomo dai 7 capestri), due Altman atipici come Quintet e Buffalo Bill; un Coen alla Frank Capra, Mr. Hula Hoop; e un Ivory sul tempo che fu, Mr. e Mrs. Bridge. Ma fu, giovane e sfrontato, l’apparizione da sudato vagabondo bello come un dio greco nell’afoso drammone sudista La lunga estate calda ( miglior attore a Cannes) che convinse la Woodward, e milioni di fan, a non farselo più scappare, difendendolo pure dalla bellissima Joan Collins in Missili in giardino. Fu una delle poche commedie di un attore che amava più denunciare, stile ’50, magagne nascoste e pecche morali della borghesia: I segreti di Filadelfia e Dalla terrazza. Ma tutto iniziò dopo aver conquistato il neon di Broadway a torso nudo in Picnic di Inge, sostituito poi sullo schermo dalla star William Holden. Era nata una stella, forse una magnifica canaglia, qualcuno che avrebbe preso tra le braccia e stregato con i suoi occhi le più belle donne anni ’60, Loren compresa (Lady L.). E che si poneva, nei primi anni ’50, tra le star nervose in jeans dell’Actor’s Studio, tra gli psicolabili di sicuro successo, sostituendo James Dean (Lassù qualcuno mi ama, il pugile Graziano doveva essere lui), tallonando Marlon Brando, che era un pezzo unico.
Paul Newman aveva studiato il metodo Strasberg, dopo aver fatto la trafila del bravo yankee alla Yale University. Aveva negli occhi quella voglia di spaccare tutto, quel ribollire di sentimenti, emozioni e antichi rancori che trasmetteva a un pubblico pronto a sposare le sue cause, anche le meno difendibili. Chi è mai uscito dal cinema odiando Newman? Non era ribelle senza causa, ne aveva una, la giustizia: per questo lotta il pugile di Lassù qualcuno mi ama, cavalca e uccide Billy Kid furia selvaggia, l’Arthur Penn che lo lanciò; arringa l’avvocato alcolista del Verdetto. Del vero inizio, il peplum kitsch Il calice d’argento (’55) si vergognava talmente che quando il film passò in tv comprò la pagina di un giornale per scusarsi con il pubblico. Era fiero invece dei film col messaggio, dal kolossal sulla nascita dello stato di Israele Exodus di Preminger, alle storie che raccontavano in filigrana gli aspetti peggiori del sogno americano: Hud il selvaggio, Nick mano fredda, fino al padrino cinico di Era mio padre di Mendes (2002).
Lasciando dietro di sé una scia di sesso, Newman non poteva evitare due drammi sudisti del grande Tennessee Williams: in La gatta sul tetto che scotta è il marito infelicemente bisex di Liz Taylor; in La dolce ala della giovinezza è il gigolò della divina sul viale del tramonto Geraldine Page. Mentre l’attore si dedicava anche alla regia con molta sensibilità soprattutto per i personaggi femminili — cinque titoli doc con la moglie bravissima da La prima volta di Jennifer a Zoo di vetro sempre di Williams — la sua popolarità giungeva al top in coppia con l’amico-complice di sempre, Robert Redford. Con cui girò due film di Roy Hill, campionissimi al box office, Butch Cassidy e La stangata (7 Oscar), celebrazioni in chiave di western spavaldo romantico il primo e di commedia truffaldina ragtime il secondo. Newman, che si concesse anche al catastrofico in fiamme Inferno di cristallo, amava i tipi spregiudicati, opportunisti, venduti, ma perché voleva «avvertire» il pubblico dei loro difetti con quel sorriso insolente, l’esibita sensualità, la mancanza di scrupoli.

Maurizio Porro,Omaggio a Paul Newmanultima modifica: 2008-09-28T19:04:00+02:00da mangano1
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