Ritanna Armeni, Ancora la questione maschile

da LIBERAZIONE 28 NOVEMBRE 2008

Ritanna Armeni
Il legame fra politica e persona era ed è tanto forte che le teorie, le culture e le pratiche politiche si chiamano col nome di chi le ha concepite
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Il legame fra politica e persona era ed è tanto forte che le teorie, le culture e le pratiche politiche si chiamano col nome di chi le ha concepite. Noi parliamo di marxismo da Carlo Marx, di leninismo da Lenin , di maoismo e di stalinismo, di togliattismo, oppure di tatcherismo, di reaganismo, di gollismo, e così via? Insomma, io non demonizzerei la persona contrapponendola alla proposta politica. La persona, il suo modo di vivere, di presentarsi anche nella quotidianità può persino essere lo strumento più utile per trasmettere un progetto che altrimenti apparirebbe astratto. Le degenerazioni sono molte, ma sulla possibilità che questo avvenga Obama docet.
In secondo luogo – e qui c’è forse un’altra differenza dall’analisi di Rina -la mancanza di proposta politica non riguarda solo la sinistra. Qualcuno potrebbe dire oggi che la destra ha un progetto di società? Non ce l’ha da alcuni decenni. Il liberismo è stato sconfitto dalla storia e i suoi seguaci italiani, europei e americani si arrabattano a cercare ricette che lo superino e non lo neghino in una sorta di confuso ‘89 del mercato. Provate a leggere di seguito – è un esperimento interessante – dieci articoli di fondo del Corriere della Sera , cioè del quotidiano dei cosiddetti poteri forti, e provate a cercare una proposta di società diversa da quella che sta franando. Troverete anche in tanti importanti professori confusione e ripetizioni. Lo stesso berlusconismo non ha alcuna proposta. Esso oggi vince perché in assenza di una idea di cambiamento riformistica o radicale che sia, in assenza di ideologie forti ha proposto una narrazione, un racconto che incanta e seduce, in cui la realtà e il sogno di confondono e che produce uno stato di abbandono e momentaneo distacco. Naturalmente le narrazioni possono durare a lungo come insegna la storia di Sherazade delle «Mille e una notte» e la fascinazione dei cantastorie che ancora snocciolano le loro fiabe nelle piazze arabe.
In poche parole io credo che la crisi a cui stiamo assistendo sia molto, ma molto più profonda di quello che pure le divisioni nella sinistra indicano. E che le cause vadano al di là della personalizzazione. Ridurla a quello sarebbe come dire che il disastro della finanza mondiale dipende dal fatto che i grandi manager hanno i Jet privati e mangiano nei ristoranti di lusso. Questi comportamenti sono indicativi di un modo di pensare che ha portato alla crisi finanziaria, ma non ne sono nè la causa nè la conseguenza.
In realtà la grande macchina della politica si è inceppata. Riesce ogni tanto, e quasi per caso, a dare un prodotto degno, nella maggior parte dei casi semplicemente non ce la fa. E allora su questo dobbiamo concentrare la nostra attenzione:dobbiamo andare a vedere perché questoritanna1.jpg avviene, quali sono le componenti dell’hardware che andrebbero cambiate o sostituite.
A me stupisce ogni giorno di più che nessuno noti che parte consistente di quella macchina è formata da uomini e quindi da idee e modelli maschili. Sono loro che a questa macchina forniscono pezzi e software. Sono stati inventati dagli uomini i modelli della politica, sono state improntate da loro le relazioni, sono state loro le proposte che reggono il mondo. E’ ovvio, sarebbe ovvio, che se la politica è determinata, come è determinata, dagli uomini, allora i motivi della sua crisi – la difficoltà della rappresentanza, la sfiducia oramai diffusa nel futuro – devono essere riportati almeno in parte ad essi. Così mi sembrerebbe ovvio che venissero riportati ai modelli maschili le illusioni di potenza infinita, l’avidità fine a se stessa, la proiezione della propria esistenza nei flussi di denaro che ha portato alla crisi finanziaria. Sarebbe ovvio insomma che almeno sorgesse la domanda: e se tutti questi guai, se questo collasso del sistema, se questa incapacità di tenere insieme i pezzi della grande macchina del nostro vivere civile, se tutto questo dipendesse anche dal fatto che il comando è in mano quasi esclusivamente ad un solo sesso che ha prodotto dei modelli che non funzionano? Conosco l’obiezione che viene fatta quando si pongono questi dubbi. Anche le donne hanno avuto e hanno il potere; anche le donne sono interne alle relazioni politiche; in Francia lo scontro nel Psf è stato fra due donne, non c’è niente quindi che faccia pensare che siano gli uomini a far inceppare la macchina della politica. E’ vero: le donne nella politica ci sono entrate e per fortuna in numero sempre maggiore, ma i modelli che hanno dominato sono stati e sono quelli della maggioranza maschile. E oggi è necessario che questi siano messi in discussione non solo dalle donne, in nome di una loro pur legittima affermazione, ma anche dagli uomini a partire dal fatto che non producono più né le regole né le relazioni necessarie al vivere civile. E’ un lavoro lungo, che riguarda ogni atto della politica e ogni comportamento della persona – uomo o donna che sia – ma un lavoro che vale la pena di fare.
Io non credo che la macchina della politica tornerà ad essere funzionante e produrrà proposte di cambiamento se non si è capaci di produrre nuovi modelli e nuovi comportamenti; se non si tiene conto di esigenze diverse, se non si porta al livello di un dibattito politico intenso una questione che finora è stato rimossa e cioè la “questione maschile”. Se questa non assume tutta l’importanza e la dignità che merita.

28/11/2008

Ritanna Armeni, Ancora la questione maschileultima modifica: 2008-11-28T18:18:00+01:00da mangano1
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