Mario Cenedese, L’ETICA di Spinoza

 

 

 

Spinoza .jpegL’Ethica di Spinoza : un paradigma alternativo al meccanicismo
di Mario Cenedese – 28/04/2010

Fonte: Associazione Eco-Filosofica

La globalizzazione capitalistica, oggi forse in declino, e il sistema
della macchina tecnico scientifica del capitale hanno assunto un tale
livello di autonomia da produrre uno tsunami di dimensioni
incalcolabili nel mondo della natura e delle società umane. La
contemporaneità vive il tempo delle passioni tristi, in cui la
colonizzazione capitalistica dei corpi e delle menti si associa a
processi di sviluppo e di crescita che presuppongono l’illimitatezza
delle risorse, fingendo di ignorare come questo modello sviluppista
sia ormai entrato in crisi. Inquinamento, effetto serra, mutamenti
climatici, esaurimento delle materie prime, saccheggi territoriali,
rappresentano forse un punto di non ritorno e pongono come
improrogabile una grande inversione.
Come osserva F. Capra ne Il punto di svolta,
“ il paradigma che sta cambiando oggi ha dominato la nostra cultura
per varie centinaia di anni, durante i quali ha plasmato la nostra
moderna civiltà occidentale e ha influito in modo significativo sul
resto del mondo. Questo paradigma comprende una varietà di idee e
di valori che differiscono nettamente da quelli del Medioevo; valori
che sono stati associati a varie correnti della cultura occidentale, fra
cui la Rivoluzione scientifica, l’Illuminismo e la Rivoluzione
industriale. Essi comprendono la fede nel metodo scientifico come
unico approccio valido alla conoscenza; la visione dell’universo
come sistema meccanico composto da parti materiali elementari; la
visione della vita nella società come lotta competitiva per l’esistenza;
e la fede in un progresso materiale illimitato da conseguirsi
attraverso una crescita economica e tecnologica.” ( Feltrinelli,
1992,pp.28-29)
La filosofia di Spinoza costituisce una reale alternativa al paradigma
meccanicistico e riduzionistico ancora dominante, assieme ad apporti
di quel pensiero epistemologico che considera la questione ecologica
come il problema principale della modernità.
Da precisare, in primis, come il Seicento, il secolo in cui vive
Spinoza, sia un’epoca di transizione, caratterizzata da un lento ma
incessante logoramento dell’ordine teocratico medievale , da
un’inarrestabile avanzata della moderna civiltà occidentale, con il
suo credo nel metodo scientifico, con la nascita del mercato e lo
sviluppo del nuovo ordine capitalistico. Si dissolvono gradualmente i
legami comunitari, i valori collettivi, comincia a diventare
equivalente universale di ogni rapporto sociale il valore di scambio.
Si spiega così l’apparizione della figura del soggetto individuale ,
separato dalla società e dalla natura, definito unicamente dal suo
lavoro.
Spinoza si oppone a quell’ambiente degli affari nel quale era
cresciuto e, con la sua filosofia, esprime un’inattualità di fondo,
consapevole che la potentia dell’individuo dipenda dalla sua capacità
di sfuggire alle tendenze egoiche e di interagire con il contesto
sociale e naturale nel quale vive.
La discussione sul pensiero di Spinoza ( l’assenza di gerarchia fra
sostanza, attributi e modi,la naturalità dinamica della totalità,
l’assenza di teleologismo, la critica al dualismo )va comunque
sviluppata utilizzando la ricchezza di quel sapere interdisciplinare
che Gregory Bateson definisce ecologia della mente ,vale a dire una
nuova maniera di intendere le idee e quegli aggregati di idee che lo
stesso autore chiama menti . E’ la tensione verso il sapere totale e, al
contempo, la coscienza antagonista del fatto che, come ha detto
Adorno, “ la totalità è la non verità”. La totalità è nello stesso tempo
verità e non verità. A tale riguardo, scienze come la cibernetica e la
termodinamica partono dall’incertezza, dal disequilibrio, dalla
caoticità, dalla catastrofe ( cfr. I. Prigogine, R. Thom ), quali
orizzonti entro i quali interpretare e conoscere un universo che la
scienza classica dava per lineare, regolare, atemporale e
perfettamente in equilibrio. Meccanicismo, dualismo soggetto –
oggetto, scissione nel soggetto tra mente e corpo : contro questi ed
altri tratti fondamentali della tradizione scientifica riduzionistica che
prende avvio nel Seicento troviamo quindi, con felice sorpresa, sia il
filosofo di Amsterdam che un’intera costellazione dell’epistemologia
contemporanea che Edgar Morin chiama cultura della complessità.
Sembra, inoltre, che crescita della conoscenza scientifica e del
progresso scientifico e devastazione dell’ecosistema siano
strettamente collegate, non solo sul piano pratico. Spinoza
decostruisce i concetti e le pratiche discorsive del riduzionismo per
modificare in modo radicale il modo di vedere il mondo e produrne
uno differente, operazione che Th. Kuhn chiama riorientamento
gestaltico. La Natura in Spinoza si presenta come una totalità di
processi caratterizzati da una sistematica concatenazione di tutte le
cause ed è senza scopi. Analizzando il cosiddetto pregiudizio
teleologico, nell’ Ethica, more geometrico demonstrata ( principale
opera di Spinoza, pubblicata postuma) si sostiene che l’errore di
attribuire a Dio peculiarità tipicamente umane come quella della
volontà libera e creatrice del mondo è alla base della concezione
della divinità trascendente delle religioni monoteistiche. Secondo
questo pregiudizio, tutte le cose naturali agiscono in funzione di un
fine , come gli uomini, e Dio stesso dirige tutte le cose verso un certo
qual fine, in funzione dell’utile dell’uomo. Ma la credenza secondo
cui Dio avrebbe operato in vista di un fine sarebbe in contraddizione
con la sua perfezione perché dimostrerebbe la mancanza in lui di
qualcosa di concretizzabile se non con l’acquisizione di uno scopo.
Idem a proposito della Natura : essa costituirebbe dei fini al
momento della creazione in vista dell’utile umano. Invece, secondo
Spinoza, la Natura, essendo causa sui, producendo sé stessa
produce senza alcuno scopo tutto l’esistente. Nella visione finalistica
l’uomo concepisce la Natura come realtà separata
e mezzo da utilizzare ; dunque, in opposizione al processo
concausale che determina ogni evento naturale necessariamente, egli
potrà , in base ai propri fini egoistici, attuare senza limiti il
saccheggio della Natura e scardinare irreversibilmente l’equilibrio
ecosistemico. Per Spinoza, d’altro canto, non esiste alcuna volontà
smisurata e trascendente che avrebbe strutturato l’ordine della Natura
a disposizione dei bisogni dell’uomo, la Natura non ha alcun fine
precostituito , e tutte le cause finali non sono altro che umane
finzioni. La Natura non è né buona né cattiva, né propizia né
avversa, ma è semplicemente indifferente ai desideri dell’uomo. Il
problema per la civiltà occidentale è che la finalità ha profondamente
impregnato il punto di vista riduzionistico del mondo. Ciò che viene
contestato è la supponenza antropocentrica di sottomettere la Natura
alle griglie classificatrici, selezionatrici, ordinatrici e semplificatrici
della concezione riduzionistica , che vuole organizzare l’azione
umana al fine di manipolare la Natura per raggiungere i propri
obiettivi utilitaristici. Bene e male sono così soltanto separazioni
semplificatrici per definire cose che procurano vantaggi o svantaggi
per l’uomo. Diversamente, il filo rosso percorso dalla Natura è
determinato dalla coesione organica delle parti, Natura che non è né
bella né brutta, né ordinata né caotica. Alla perdita dell’equilibrio
ecosistemico, della coesione tra le parti della Natura, possiamo
opporci soltanto attraverso una critica della nozione di finalismo che
continua a rappresentare l’idea-forza di ogni prassi scientifica anche
nel tempo attuale. In alternativa, il filosofo di Amsterdam propone i
concetti di equilibrio, di coesione delle parti, di relazionalità
sistemica. Come è possibile separare il nostro agire, finalisticamente
orientato, dal nostro essere parte della Natura, in stretta connessione
con le altre sue parti? Secondo Ronald Laing ( La politica
dell’esperienza), agiamo in conformità col nostro modo di vedere le
cose: se la nostra esperienza è distrutta, il nostro comportamento sarà
distruttivo. Non possiamo dissociare il nostro pensare dal nostro fare.
L’ordine e la connessione della mente corrispondono all’ordine e
alla connessione del corpo : si tratta di un orizzonte teorico che fa a
pugni con l’impostazione di Cartesio, secondo la quale l’uomo è
considerato come insieme delle due sostanze separate della res
cogitans e della res extensa.
Schematicamente, possiamo osservare come la Natura sia
spinozianamente intesa come un’unica totalità sistemica. Segue poi
l’idea che l’uomo è parte della Natura, un suo modo parziale,
un’espressione singolare, e unione di mente e corpo. Infine, Spinoza
approfondisce il livello sistemico che comprende l’uomo all’interno
del contesto sociale.

Mario Cenedese, L’ETICA di Spinozaultima modifica: 2010-04-29T15:21:03+02:00da mangano1
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