Marco Unia, Maggio 1940, il flop francese

DA l’AVVENIRE

 

12 Maggio 2010

LA POLEMICA

Maggio 1940, il flop francese

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«La strana disfatta<+tondo_bandiera>» è il titolo che Marc Bloch, storico ed eroe della Resistenza, diede al suo saggio scritto in presa diretta durante la sconfitta della Francia nella Seconda Guerra Mondiale. Una sconfitta tanto inspiegabile quanto rapida, che portò i francesi ad arrendersi all’invasione tedesca nel volgere di un mese- dal 10 maggio al 22 giugno 1940, quando fu firmato l’armistizio con il Terzo Reich.

Da allora sono passati settant’anni ma la memoria pubblica e la storiografia francese ritornano costantemente a confrontarsi con quegli eventi, che rappresentano per molti «la più grande tragedia della Francia nel XX secolo», alla ricerca delle spiegazioni di un fallimento che ha intaccato il prestigio politico e militare d’oltralpe. Che la ferita sia ancora aperta e bisognosa di cure lo dimostra l’interesse che stanno riscuotendo in questi mesi i numerosi saggi storiografici usciti sull’argomento, in particolare i lavori di Max Gallo – 1940, de l’abîme à l’espérance – e di Jean-Pierre Azema – 1940, l’année noire.

Entrambi i lavori si caratterizzano per l’onestà intellettuale con cui affrontano sia il tema della sconfitta che della collaborazione con il nazionalsocialismo, evitando di cadere nella retorica resistenziale che fa di De Gaulle e dei suoi uomini l’unica rappresentazione della vera Francia, minimizzando così le responsabilità morali e politiche della Terza Repubblica e del successivo governo di Vichy.

La sconfitta militare, che per lungo tempo è stata interpretata come una resa quasi necessaria di fronte alla superiorità qualitativa e quantitativa dei mezzi bellici a disposizione dei tedeschi, è presentata dai due storici sotto una luce diversa, come effetto e simbolo della crisi delle istituzioni e della politica, che riverberò sul piano della conduzione militare e sulle capacità di resistere dei cittadini francesi. Per quanto possa apparire sconcertante il sentimento pacifista-che si tradusse in quegli anni in un forte movimento d’ opinione – è indicato come una delle cause fondamentali della sconfitta, perché i politici, i militari e la popolazione si preoccuparono maggiormente di evitare un conflitto sanguinoso che di salvaguardare l’onore della nazione sottoposta all’attacco hitleriano.

L’ecatombe della Prima Guerra Mondiale e la convinzione che quest’ultima sarebbe stata «la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre» paralizzarono la Francia, incapace di rispondere all’aggressività e allo spirito bellicista del Terzo Reich. Sul piano strettamente politico il fallimento militare è interpretato dai due storici come il risultato di un sistema parlamentare instabile e incapace di decidere, minato in profondità dall’esperienza fallimentare del Fronte Popolare e indebolito dalla presenza in ruoli chiave di uomini inetti al comando.

Nonostante l’umiliazione suscitata dalla disfatta militare, sono i passaggi successivi- la resa e l’armistizio- che continuano a turbare le coscienze dei francesi perché se è vero che «une certaine idée de la France» non è morta con l’ascesa al potere di Pétain è però indiscutibile che in quel governo «si sono manifestate tutte le malattie che affliggevano la Francia».

Con la votazione che assegnava i pieni poteri a Pétain, i parlamentari francesi posero fine alla storia repubblicana del loro paese e ai principi democratici ai quali si ispirava. Gallo e Azema sottolineano infatti l’autonomia del regime classista, gerarchico e autoritario di Vichy, che non fu esclusivamente uno stato fantoccio a servizio dell’invasore, ma che si dotò autonomamente di una legislazione dai tratti xenofobi e antisemiti, portando a compimento quelle tendenze razziste, antirepubblicane e antiebraiche che percorrevano la Francia già dai tempi dell’affare Dreyfus.

E in questo periodo sarà solo De Gaulle e il gruppo di “France Libre” a ridare dignità ad una nazione sull’orlo dell’abisso, inverando le parole di Bloch che all’indomani della sconfitta dichiarava «spero che avremo altro sangue da versare, anche se sarà quello delle persone che più amo – non parlo del mio cui non attribuisco tanta importanza».
Marco Unia

Marco Unia, Maggio 1940, il flop franceseultima modifica: 2010-05-12T17:36:34+02:00da mangano1
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