Leonardo, Il ritorno dell’Homo Celentanus

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Il ritorno dell’Homo Celentanus
di Leonardo

L’Homo Celentanus è una forma primitiva di homo televisivus che si diffuse in maniera indisturbata nell’etere tra il pleistocene e la prima metà degli anni Ottanta. Il segreto del suo successo era la sua semplicità: come gli altri esemplari della famiglia dei celenterati
(polipi e meduse), i celentani sono in pratica composti da un sacco (in greco celenteron) circondato da tentacoli, che funge da apparato digerente. L’unica apertura nel sacco serve a introiettare il nutrimento e a espellere gli escrementi. Il celenteron ovviamente è uno stomaco primitivo, che può nutrirsi soltanto di informazioni molto semplici, o masticate in precedenza da qualche animale più grosso, come il minzolino o il mimun.

L’analisi delle deiezioni del celentanus è stata croce e delizia di generazioni di tele-zoologi. Se in passato l’animaletto ha goduto dei suoi momenti di sovraesposizione, in cui ci si precipitava ad analizzare qualsiasi schifezza gli uscisse dalla bocca, oggi viceversa si rischia di snobbarlo. Ed è un peccato, perché esso ha ancora qualche cosa da insegnarci. In questo senso il
documento pubblicato lunedì scorso dal dottor De Bortoli merita un’analisi meno frettolosa di quelle lette in giro.

Abbiamo spiegato che il celentanus si nutre esclusivamente di informazioni semplici: servizi dei telegiornali e titoli dei quotidiani. Tutto ciò che v’è di più complesso (in pratica il 90% delle informazioni in cui nuotiamo), il celentanus nemmeno lo vede. Egli è immerso nella stessa complessità in cui siamo immersi noi, ma è sensibile soltanto a stimoli estremamente basici e violenti. Per questo noi organismi complessi possiamo ricorrere al celentanus per capire, in tanto caos, quali sono le informazioni che hanno realmente ‘forato’ l’attenzione anche degli animaletti primitivi. Particolarmente degne d’interesse sono le deiezioni che il celentanus ha dedicato a Gianfranco Fini.

Noi creature complesse a questo punto disponiamo di un’enorme mole di dati riguardo la svolta di Fini. Abbiamo quantità di pareri e contropareri; anche sul caso-Montecarlo, i giornali e internet ci forniscono l’imbarazzo della scelta. Per contro, di tutta questa faccenda, il celentanus ha trattenuto soltanto i cinque minuti di “dignitosissimo”
videomessaggio di Fini agli italiani. Senza avere nessuna idea chiara dei motivi che hanno portato Fini alla rottura con Berlusconi; della complessa guerriglia in corso nel centrodestra; dell’intricata vicenda immobiliare, il celentanus ha capito soltanto che il protagonista del video “ha dato l’impressione di essere attualmente l’unico Leader in grado di dialogare e mettere insieme, sulla via della LIBERTÀ e della DEMOCRAZIA, quello che di BUONO c’è, qua e là nei vari movimenti e partiti”. La reazione del celentanus ci dà la possibilità di capire come un breve e “dignitoso” videomessaggio sia stato molto più efficace di quaranta giorni di prime pagine strillate sul Giornale. Fini non avrà convinto tutti, ma i celenterati li ha convinti; e non sono pochi.

Altrettanto interessante è la reazione del celentanus al fenomeno “Masi”. Nelle ultime settimane noi organismi complessi abbiamo accumulato nei confronti di Masi diverse lagnanze, per come sta gestendo i rapporti con professionisti come Santoro o Fazio, e personaggi popolari come Saviano. A questo punto perfino un organismo semplice come il celentanus capisce che c’è qualcosa che non va. Ma ad attirare la sua attenzione non è, per esempio, la questione dei compensi (troppo complessa), bensì un dettaglio che a molti di noi potrebbe persino essere passato inosservato: gli applausi. Il celentanus stronca violentemente Masi, chiamandolo”DITTATORE generale della Rai” non perché di fatto boicotti i programmi di qualità, ma perché”addirittura vuole selezionare il numero degli applausi imponendo un pericoloso COPRIFUOCO sulle espressioni che deve avere il pubblico in sala”. A noi creature complesse di solito i battimani danno fastidio: sono come le sottolineature nei libri dei bambini, servono ad attirare un’attenzione che gli adulti dovrebbero essere in grado di mettere a fuoco da soli. Viceversa, il celentanus ne ha bisogno per capire quello che vede: probabilmente non è in grado di giudicare la validità di un’affermazione non applaudita. Per lui gli applausi sono una questione di vita o di morte, o meglio: di democrazia o dittatura.

Da qui il celentanus parte per cercare di spiegare cos’è per lui la democrazia (tentativo lodevole e perfino commovente, da parte di un sacco gastrico appena provvisto di qualche tentacolo). Democrazia sarebbe dunque una condizione, un regime o per meglio dire un programma, in cui tutti possono applaudire quanto gli pare. A questa riflessione si mescolano però anche frammenti di cronaca nera che hanno turbato la digestione del celentanus – così come tutti noi. Si noti questo esemplare di deiezione, in cui il tentativo di spiegare a sé stesso cos’è la democrazia si mescola in modo inestricabile a osservazioni sull’omicidio Scazzi, producendo un disperato ma affascinante nonsense: la povera ragazzina sarebbe stata uccisa dallo zio per… difetto di democrazia?

“Ma chi è il vero democratico? Non conosco esattamente la definizione di questa parola [il celentanus, in quanto diblastero, non è in grado di consultare un vocabolario, ndb] e non saprei dire il perché, ma tutto mi fa pensare che il vero democratico ha il senso della misura in ogni sua manifestazione. Nella trasparenza, nell’onestà, nella forza e nell’essere sinceri anche quando la verità ti può danneggiare. Alla fine risulta molto più dannoso occultare che confessare. Pensando all’orribile tragedia di cui tanto si parla in questi giorni, si dice che lo zio di Sarah l’abbia uccisa per nascondere gli abusi su si lei. Certo sarebbe stata grande la vergogna e l’umiliazione che avrebbe subito se avesse ammesso. Però Sarah sarebbe viva e lo zio non si sarebbe macchiato di un delitto così grave. E allora forse democrazia, per come la intendo io, significa anche non aver paura di ammettere.”

Il celentanus è un organismo timido, che esce poco e comunica anche meno: sbaglia tuttavia chi lo ritiene inoffensivo. Il documento del dott. De Bortoli si conclude infatti con un violento attacco ad un’altra creatura dell’etere televisivo, l’Homo Sgarbi: una specie molto più aggressiva che si diffuse nel medesimo habitat in un’era di poco successiva, di fatto ponendo fine al dominio incontrastato del celentanus, che sopravvisse soltanto in alcune nicchie protette. Di fronte all’immagine reiterata dell’H. Sgarbi, l’animaletto smette ogni tentativo di simulare una posa riflessiva, e sbotta in una reazione velenosa e istintiva (“ma VAFFANCULO Sgarbi, adesso ci hai proprio rotto i COGLIONI!!!”), a cui seguono oscure minacce (“Poi non piangere se in televisione non ti invita più nessuno. Stai pur certo che dopo anche Paragone ti molla, non credere…” Non è dato sapere chi sia questo “Paragone”, anche se secondo alcuni esperti si tratterebbe di una livida creatura delle oscurità televisive, in onda a ore tardissime, in presenza della quale anche il fitoplancton cambierebbe canale). Il dott. De Bortoli è stato molto criticato per aver pubblicato questo interessante documento senza censure. Io dico che ha fatto bene: le creature della natura vanno mostrate per quello che sono, senza pretese di addomesticarle. Fu lo stesso De Bortoli a mostrarci la via, diversi anni fa, pubblicando in presa diretta le parolacce e gli sbrodolamenti senili dell’Oriana Fallacis. Molti lo criticarono anche allora, ma l’interesse naturalistico del documento era indubbio… e poi, evidentemente, un pubblico per questa robaccia c’è. (http://leonardo.blogspot.com)

Leonardo, Il ritorno dell’Homo Celentanusultima modifica: 2010-10-27T15:45:21+02:00da mangano1
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