Luigi Forte,Lo spirito di Mabuse si aggira a Berlino

da LA STAMPA

IL LIBRO
16/02/2011 –
Lo spirito di Mabuse
si aggira a Berlino

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L’immagine su lmanifesto del film “il dottor Mabuse” del 1922

Nei primi Anni 20, due morti misteriose: Rosa Luxemburg e la moglie di Fritz Lang. Un thriller politico di Paolo Bertetto
LUIGI FORTE

Ai primi di gennaio del 1919 a Berlino si scatenò il finimondo. Pochi giorni prima il gruppo dei cosiddetti «spartachisti» aveva fondato il Partito comunista tedesco sotto la guida di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg che sognavano una Repubblica dei Consigli sul modello sovietico. Il progetto morì sul nascere. In una settimana le speranze rivoluzionarie, che avevano alimentato disordini in tutta la Germania fin dal mese di novembre, furono represse nel sangue e i due dirigenti «rossi» arrestati e assassinati da elementi dei corpi franchi. Fin qui i dati storici, aperti su molti interrogativi, che lo studioso di cinema Paolo Bertetto, già autore del romanzo poliziesco Cuore nero, ha trasformato con una buona dose di suspense nell’avvincente thriller politico Autunno a Berlino (in libreria venerdì per Piemme, pp. 467, euro 19,50). Con un’aggiunta di non poco conto: il misterioso suicidio nel 1920 di Lisa Rosenthal, moglie del regista Fritz Lang. La giovane donna si sparò un colpo di pistola al petto al suo rientro a casa dove aveva sorpreso il marito con l’amante e sceneggiatrice Thea von Harbou. Anche in questo caso le domande non si fanno attendere: perché non c’è stata un’autopsia e ci si è accontentati di un insufficiente verbale di polizia? Che cosa nascondono Lang e l’amica?

Tocca al protagonista del romanzo, il procuratore von Wick, tentare di far luce sui molti misteri legati alla morte di Rosa e Lisa, la rivoluzionaria che non amava Lenin e la bella e affascinante compagna di un regista geniale ma autoritario e cinico. Wick è il trait-d’union di due storie che affondano le radici nel clima caotico e reazionario di quegli anni. Ma è soprattutto un esempio di onestà professionale, la vera coscienza illuminata e democratica del romanzo: un perdente che ha il compito di mostrare la brutalità e la ferocia dei vincitori, un coacervo di nazionalisti e vecchia nobiltà, militari che sognano colpi di Stato e formazioni parafasciste. Uno spirito indipendente come Wick, che nonostante una fidanzata a Lipsia e fedeli ammiratrici conferma la battuta di Chandler che «un buon detective non si sposa mai», non ha affatto un compito facile. Diffida infatti delle verità ufficiali, ama scandagliare il sottosuolo politico mettendo a nudo responsabilità che, nel caso dell’omicidio di Rosa e Karl, arrivano molto in alto: fino ai vertici militari e a taluni membri del governo socialdemocratico come il ministro della Difesa Noske. Fatti che la storiografia aveva già ampiamente rivelato ma che nella narrazione di Bertetto, in cui documenti e fantasia si mescolano con grande vivacità, acquistano la scioltezza di una sceneggiatura a cui forse non nuocerebbe qualche sforbiciata.

Ma è Berlino, il «regno delle ombre», come la definì allora Joseph Roth, a fare da protagonista: il quartiere ebraico, l’Alexanderplatz, sede del comando di polizia, i rioni operai e popolari di Neukölln e di Friedrichshain o i quartieri borghesi di Charlottenburg e Wilmersdorf e le zone eleganti intorno al Kurfürstendamm, disegnano lo spazio urbano di incessanti colpi di scena, l’avvicendarsi di storie da cui emana l’atmosfera, il profumo di un’epoca. Complice lo stesso Lang, di cui Bertetto è stato attento studioso. Il suo Dottor Mabuse del 1922 ha lasciato tracce indelebili in Autunno a Berlino: a cominciare dal procuratore von Welck su cui è modellato Wick, e dall’attore Klein-Rogge interprete di Mabuse e marito della von Harbou. Gli incubi folli del film sono distillati nel romanzo in segmenti narrativi di forte tensione che abbracciano le realtà più diverse.

Demi-monde e alta borghesia, club privati e bettole malfamate, erotismo e prostituzione, nobildonne e malviventi, ufficiali spietati e delatori, segretarie infide e bolscevichi dal doppio gioco come Radek si spartiscono la piazza in un clima di terrore che mina alle radici la giovane Repubblica di Weimar. Il thriller politico sfocia in un quadro di costume e in una appena dissimulata riflessione sul travaglio di una democrazia in cui opposti estremismi si affrontano in un gioco folle e mortale. Wick passa quasi indenne fra insormontabili ostacoli, ma la lucidità con cui cerca di contrapporsi al delirio dell’epoca non gli risparmia la sconfitta finale. Verrà premiato con un nuovo lavoro, altrove, nell’esilio di Lisbona. Dietro si lascia uno strascico di cadaveri: non ultima la cara amica ebrea Rebekka, che come lui, in veste di avvocato, cercava giustizia. Gli assassini sono ancora fra noi, dice afflitto il procuratore, ma forse, finché c’è gente come lui, almeno la speranza non muore.

Autore:  Paolo Bertetto
Titolo: Autunno a Berlino
Edizioni:Piemme
Pagine: 467
Prezzo: 19,50 euro

Luigi Forte,Lo spirito di Mabuse si aggira a Berlinoultima modifica: 2011-02-19T15:58:58+01:00da mangano1
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