Attilio Mangano,Ma cos’è questa crisi? E come se ne esce davvero? ( per discutere)

Ma cos’è questa crisi? E come se ne esce davvero? ( per discutere)
pubblicata su facebook da Attilio Mangano il giorno martedì 30 agosto 2011

 

dispettuccio.jpegFra le polemiche di buon livello che stanno emergendo da alcune illustri firme si segnala quella recente di GIUSEPPE BEDESCHI con GUIDO CARANDINI, che aveva scritto un importante articolo ( “ L’esilio della politica” su la Repubblica del 26 agosto) cui Bedeschi replica chiedendosi se davvero abbia un senso leggere e interpretare l’attuale crisi economico finanziaria come una congiura ad opera del capitalismo stesso. Bedeschi interviene a sua volta sul “ Corriere della sera” di oggi 30 agosto ( “ La congiura inesistente del capitalismo”) rilevando che se è vero, come aveva indicato Carandini, che la stessa crisi NON E’ UNA CRISI CICLICA come quasi sempre “ viene spacciata” non per questo è fondata la tesi di Bedeschi del trovarci di fronte a “ una vera e propria controrivoluzione del capitale che, divenuto globale, ha ridotto a brandelli i poteri che le rivoluzioni dei secoli scorsi avevano conferito alle democrazie nazionali, cioè i poteri di controllo sul mondo degli affari e la forza di imporre agli Stati un generoso Welfare a difesa delle classi più deboli”.
 
La replica di Bedeschi mette in evidenza due aspetti, uno di metodo e di principio, l’altro di correzione dell’analisi. Secondo il primo livello l’errore di Carandini consiste nel trasformare il capitalismo in una sorta di soggetto malefico che fa consapevolmente una vera e propria controrivoluzione, mentre sul secondo aspetto egli confuta che sia davvero il capitalismo privato a congiurare contro le istituzioni osservando che in realtà migliaia e migliaia di aziende sono sotto il controllo della mano pubblica e tutto il settore è sempre controllato dal ceto politico. Non mi soffermo sui lati pur sempre veritieri della tesi di Bedeschi che meriterebbero una attenta analisi della molteplicità degli intrecci fra privato, pubblico e ceto politico. Di certo credo che Bedeschi abbia comunque ragione nell’osservare che ogni “ ogni quadro storico ( economico-sociale-culturale e politico) consti di tanti processi e meccanismi che non sono stati preordinati da nessuno e che devono essere indagati nelle loro connessioni”. In poche parole a cosa serve ancora presupporre un capitalismo-cattivo soggetto che compie le sue scelte in modo deliberato quando la realtà del capitalismo stesso è processuale, non univoca, non deliberata, ma risultato essa stessa di una molteplicità di meccanismi e di intrecci? In prima istanza serve certamente a una spiegazione tautologica, i capitalisti fanno i capitalisti, e a una semplificazione politica della lettura come lotta fra le classi. Ma essa non aiuta a capire davvero e nemmeno a formulare una critica pratica alternativa.Un tempo si sarebbe parlato di “ piano” del capitale proprio per segnalare il senso e la direzione, anche se il problema di sapere se il piano esiste davvero ed e’ elaborato in segrete stanze o se invece il piano è alla fin fine il risultato di un processo, ciò che ne emerge e si afferma di fatto.Faccio parte di una generazione che ha cominciato a discutere nel corso degli anni sessanta di piano del capitale perché voleva pur sempre segnalare la novità di fondo del passaggio dal capitalismo degli anni trenta al cosiddetto neo-capitalismo, ma la portata metodologica innovativa di quelle teorie del piano ha dovuto nel corso dei decenni successivi prendere atto che le stesse nuove dinamiche imponevano altre analisi.
La verità è dunque oggi di altro tipo, serve a poco gingillarsi interrogandosi sui piani del capitale e serve molto interrogarsi sulla portata globale della crisi stessa che procede ormai allo sbando senza che nessuno sappia davvero la direzione. Se non si tratta appunto di una delle varie crisi “ cicliche” occorre scartare in partenza l’ipotesi che il capitalismo esca dalla sua stessa crisi con un nuovo ciclo e accettare la constatazione pura e semplice che” Una crisi è sempre il prodotto di qualcosa che non funziona o non funziona come dovrebbe e richiede, conseguentemente, di essere corretto o sostituito. E, quanto più è vasta e profonda la perturbazione, più è di natura sistemica la causa. Pertanto, in questi casi si rendono necessari mutamenti strutturali che, inevitabilmente, attaccano posizioni consolidate, comportano spese e, con esse, sangue e sudore. Non ci sono vie d’uscita miracolistiche e nessuno ha la bacchetta magica, per cui il problema è chi deve pagare il conto. Perchè, in un modo o nell’altro, qualcuno il conto lo deve pagare.Ovviamente questo accende conflitti per cui ciascuno passa il cerino nella speranza che resti in mano ad un altro, solo che in questo modo, l’uscita dalla crisi si prolunga molto più del necessario ed alla fine, in modo diverso, si scopre che non era un cerino, ma un candelotto di dinamite con la miccia e tutti si fanno male.Fuor di metafora: qui il problema è quello del debito che è andato fuor di misura e che ormai è inesigibile, anche se continuiamo a passarcelo da una mano all’altra.”Sto citando ALDO GIANNULI e il suo recente intervento “ Uscire dalla crisi si può, continuare come sempre no”.
Giannuli paragona i movimenti della crisi in corso a una scenetta di De Filippo:” In un misero abituro, il capofamiglia sta andando a svuotare la pattumiera, quando entra il padrone di casa, di fronte al quale cerca di nascondere dietro le spalle il bidone e passandolo furtivamente alla moglie. Questa, sua volta, imbarazzata non sa dove metterlo e lo passa di nascosto al figlio grande che, con lo stesso disagio, lo passa alla sorella che, non sapendo cosa fare lo ripassa al padre e così via. Una specie di minuetto in cui il secchio gira continuamente da una mano all’altra. Noi stiamo facendo qualcosa di simile (il secchio dei debiti-spazzatura viene passato dalle mani dei debitori insolventi alle banche, da queste al governo che a sua volta cerca di sbolognarlo ai contribuenti con le tasse ed ai creditori con la svalutazione, ecc.) con una aggravante: che il cumulo di spazzatura cresce di passaggio in passaggio.” Mi fermo qui per il momento ( anche se rinvio allo stesso Giannuli e alla sua proposta per aprire la discussione.” Ed allora che si fa? C’è un vecchio consiglio di Keynes che mi pare molto attuale: fare un bel falò, mandare in gas, cenere e scintille la bella montagna di carta che si è accumulata e che ci schiaccia tutti: debitori ed anche creditori che ben presto si accorgeranno di quanto vale quel loro credito.”

Attilio Mangano,Ma cos’è questa crisi? E come se ne esce davvero? ( per discutere)ultima modifica: 2011-08-30T18:48:02+02:00da mangano1
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