DOMENICO QUIRICO, Gli islamici si preparano a incassare il conto

DOMENICO QUIRICO, Gli islamici si preparano a incassare il conto
( da LA STAMPA)Unknown.jpeg

Astuti, sottili, pazienti, santamente bugiardi, capaci di alternare il sorriso e la minaccia, con in mano le pietre (in attesa di impugnare altri apparecchi di ben più mortifero Jihad) e intanto spergiuranti di essere moderati e tolleranti con gli altri, i laici i democratici i comunisti, insomma gli empi. Eccoli: gli islamici, si preparano a incassare il conto, ovvero il Potere, a dipingere di verde le bandiere della Primavera araba che erano così disordinatamente cromatiche e arcobaleno. Gli occidentali, tardi, stupidi, ansiosi di farsi ingannare, si attardano ancora ad applaudire «i ragazzi di Internet» che sull’altra sponda del mare avrebbero, secondo un ben oliato luogo comune che ci accontenta e ci tranquillizza, cambiato il mondo arabo e cacciato i dittatori. E intanto loro, il partito di Dio, sono già pronti a mettere un ordine nel caos, questo sì definitivo e irrevocabile, a riportare l’igma, il consenso alla sua radice unica, cioè l’islam. Silenziosamente modificano i cromosomi della società, del costume quotidiano. La avvelenano. Ieri una giovane spadista tunisina, la Tunisia «laica e rivoluzionaria», dove a Djerba vive, ahimè, ormai blindata, una tenace e antica comunità ebraica, ai mondiali di scherma di Catania non ha voluto combattere contro una israeliana. Non è un episodio minore: è un segno di quanto il loro lavoro di erosione sia già profondo e redditizio.

Cominciano dalla Tunisia: naturalmente. Perché qui tutto è iniziato e perché il 23 ottobre le elezioni offriranno loro l’occasione più ghiotta di conquistare il potere dall’interno, secondo il manuale di tutti i moderni aspiranti autocrati, atei o religiosi che siano. Niente golpe, insurrezioni, semmai la via piana, «democratica», allo stato totalitario. Come in Algeria, eterno modello, che solo un golpe dei militari bloccò. A Tunisi già se ne parla, neppure a mezza voce, come ultimo rimedio se…

La strategia degli islamici tunisini: da manuale, superbamente duplice. Prima mossa è stata dividersi, apparentemente. C’è un partito legale, «democratico», antico, Ennadha, con stigmate di opposizione alla dittatura guadagnate nelle galere, sui patiboli, nell’esilio consumato per anni in 50 Stati. Promette democrazia ad ogni comizio e in ogni documento laicità, libertà ed economia di mercato. E poi c’è l’ala dura, «i talebani» come li chiama la gente intimorita, quelli dei bastoni, dei cortei che esigono la sharia subito e lo Stato islamico domani. Teste calde, isolati? Hanno lavorato molto e bene, questi integralisti del randello, sfruttando a dovere questi mesi di caos, con un governo asfittico, di transizione, senza alcuna investitura, guidato da notabili che nel periodo della dittatura sono sopravvissuti benissimo, sdraiati in profittevoli poltrone; con l’economia disfatta e la miseria e l’insicurezza che crescono a vista d’occhio.

Domenica si sono radunati nel campus dell’università di Tunisi, diverse centinaia, armati di coltelli e bastoni inveivano contro il rifiuto delle autorità accademiche di iscrivere una studentessa che indossava il niqab, il velo integrale; e contro la programmazione in televisione di un film, «Persepolis», che giudicano blasfemo. Si sono scontrati con la polizia al grido di «moriremo per Allah» (inquietante programma operativo). Sono spunti perfetti del lento lavoro di erosione che svolgono nella società: mutare i costumi, giorno per giorno, con la persuasione e le minacce, seppellire la laicità. E un giorno la Tunisia si scoprirà inerme, diversa dalla sua storia recente, rassegnata alle corde islamiche.

Sono giovani, usciti dalle banlieues zeppe di miseria e di rabbia, da cui sono uscite le plebi giovanili, i «teppisti», che hanno fatto cadere Ben Ali. E che ora, delusi dalla transizione democratica che ha regalato loro solo retorica e chiacchiere, potrebbero diventare le fanteria della seconda rivoluzione, islamica questa volta. La doppia campagna elettorale, come si vede, procede con regolarità. Cortei, intimidazioni nei confronti dei laici, dei liberali, delle donne che non rispettano i «buoni costumi»; e discorsi rassicuranti del leader del partito, Rashed Ghannouci, politico di antico corso, che fanno balenare il modello turco, la scopiazzatura di Erdogan, Islam e democrazia coniugati nel nome della buona volontà e dello sviluppo. «Ennadha», nel caos di 150 partitini sorti dal vuoto della dittatura, guida tutti i sondaggi per il 23 ottobre. Prepariamoci: nel Maghreb il secondo capitolo sta per essere scritto. Non ci piacerà.

DOMENICO QUIRICO, Gli islamici si preparano a incassare il contoultima modifica: 2011-10-13T18:46:19+02:00da mangano1
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