Rossella Aprea, LA VOCE DEI PRECARI A TERRA FUTURA

28
MAG
2012
LA VOCE DEI PRECARI A TERRA FUTURA

Scritto da Rossella Aprea
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VITA DA PRECARIO – Inchiesta

Il 25 maggio a Firenze nell’ambito della manifestazione Terra Futura presso lo stand CISL, LIB21 ha partecipato alla conversazione sul tema “I giovani e il lav.oro: in bilico tra desiderio di futuro e condizioni di incertezza”, portando le testimonianze emerse dall’inchiesta “Vita da precario”. Il precariato si presenta come una grave questione sociale, non solo giovanile, che colpisce più duramente le donne, segno di una cultura fortemente individualista e di un capitalismo malato.

Un’inchiesta, quella condotta da LIB21, fatta di storie, non di cifre, per conoscere come è cambiata la nostra società, che cosa sta accadendo realmente a milioni di giovani e non solo giovani, in termini personali, professionali, esistenziali e che cosa significa vivere per anni in questa condizione. Sono stati intervistati in questi mesi uomini e donne di età varia, per lo più con una formazione professionale elevata, che abbiamo cercato di far esprimere liberamente. Condizione richiesta dalla maggior parte degli intervistati perché si raccontassero, la garanzia di poter restare anonimi.

Sono emerse storie, racconti, riflessioni dure e difficili e ci siamo resi conto, sin dall’inizio, che per quanto fossimo sensibili all’argomento, noi stessi avevamo una scarsa conoscenza della complessità del problema e delle sue ricadute sociali ed esistenziali. Così, nel momento in cui si è trattato di decidere come gestire il tempo del nostro intervento a Terra Futura, la redazione non ha avuto dubbi: lasciare spazio alle parole dei precari, ancor meglio alle loro voci attraverso la realizzazione di un video  You need to a flashplayer enabled browser to view this YouTube video

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che ne raccogliesse e ne offrisse uno spaccato. Le interviste, infatti, ci hanno svelato un’altra realtà, una realtà diversa da quella che, soprattutto negli ultimi mesi, è stata rappresentata al Paese attraverso le dichiarazioni dure, mortificanti e in qualche caso persino offensive delle élite istituzionali nei confronti del problema e di chi lo vive. E’ apparsa stridente e intollerabile la distanza che si venuta a creare tra mondo politico e Paese reale.

Abbiamo così cercato di sottolineare alcuni aspetti interessanti del fenomeno, che sono stati messi in evidenza dagli stessi intervistati.

La precarietà oggi?

a) Non più una questione individuale, ma una grave questione sociale di ampie proporzioni che nasce dall’esclusione, dalla flessibilizzazione o meglio dalla precarizzazione sconsiderata di un quota notevolissima della popolazone in età lavorativa, giovani prima di tutto, ma non solo (1/3 della popolazione attiva risulta in questa condizione). Siamo in presenza di devastanti effetti sociali che mettono a rischio la tenuta, in termini di coesione, di un Paese in cui vige un sistema economico incapace di garantire futuro e opportunità di lavoro alle nuove generazioni, costringendole sempre di più ad accettare condizioni esistenziali innaturali di adolescenza forzata e di dipendenza economica, non assicurandogli, tra l’altro, alcun tipo di welfare se non quello assistenziale minimo (pensione sociale).

b) Non solo una questione giovanile. Il fenomeno interessa varie fasce della popolazione, colpendo in modo particolare le generazioni più giovani, ma investendo in misura non irrilevante anche i trentenni e quarantenni. Tra l’altro, data la crisi economica, anche la fascia dei cinquantenni, sarà coinvolta in misura crescente dal fenomeno del precariato o della disoccupazione

c) Una questione sempre più al femminile, che espone proprio le donne a ritrovarsi in questa condizione di profonda insicurezza, a dover subire forti pressioni sulle proprie scelte personali, costringendole a destreggiarsi tra lavoro e famiglia e/o a rinunciare a una delle due, in assenza di un sistema soddisfacente di sostegno sociale.

d) L’effetto di una cultura individualista. La mancanza di sistemi di protezione e sostegno e di qualsivoglia forma di mutualismo solidale sono fenomeni che affondano le loro radici in una cultura fortemente individualista che ha dominato negli ultimi vent’anni, e che è stata interiorizzata anche e soprattutto dai giovani, impedendo lo sviluppo di forme di associazionismo e partecipazione collettiva per la difesa di interessi comuni

e) La rappresentazione più evidente di una solitudine sia professionale che esistenziale, espressione di una disgregazione sociale, a cui il mondo politico e istituzionale ha guardato con disinteresse e/o indifferenza, incapace di cogliere i cambiamenti economici e sociali in atto. Espressione, tra l’altro, anche dell’inadeguata capacità dei partiti e delle organizzazioni sindacali di comprendere le mutazioni che avvenivano nel mercato del lavoro, di farsi portavoce delle istanze di queste nuove tipologie di lavoratori, che emergevano a seguito delle molteplici forme contrattuali previste dalla riforma Biagi. Questi lavoratori tra l’altro nel mercato del lavoro rappresentano oggi sempre più i soggetti prevalenti che ne costituiscono la sua ossatura strutturale.

f) La percezione di un disinteresse, sempre più diffuso e pervasivo nei confronti della qualità del lavoro, con una conseguente dequalificazione professionale degli incarichi a tutti i livelli, una svalorizzazione del merito e l’inevitabile deprezzamento del lavoro intellettuale (un esempio tipico la condizione dei giornalisti precari).

g) La formazione slegata dal mondo del lavoro. Il livello di considerazione della cultura e dell’istruzione nel nostro Paese ha giocato e gioca un ruolo non irrilevante nel fenomeno. Al di là della progressiva riduzione dei fondi da destinare all’istruzione, è anche il sistema della formazione, completamente slegato dal mondo del lavoro e non orientato a soddisfare le esigenze di questo mercato, che ha contribuito ad accrescere le difficoltà di occupazione e la conseguente precarietà lavorativa.

h) I giovani non rifiutano la flessibilità, ma la precarietà e le forme di sfruttamento che ad esso sono legate. La flessibilità è realizzabile, però, solo in un contesto realmente dinamico del mercato del lavoro, che solo iniziative dirette a incentivare lo sviluppo economico potranno assicurare, favorendo la crescita di domanda di lavoro. Il dinamismo, sia chiaro, non viene facilitato incentivando l’uscita dal mercato del lavoro (studi dell’OCSE e delle più prestigiose Università americane lo dimostrano), ma soprattutto favorendo lo sviluppo economico. La flessibilità non garantirà il posto fisso, ma dovrà assicurare il diritto a una continuità della retribuzione (salario minimo garantito o reddito di base).

i) L’inevitabile rischio di una contrapposizione o ancor più di un conflitto generazionale per le scelte egoistiche e penalizzanti di una classe politica e di vertici istituzionali pubblici e privati, per lo più ultrasessantenni, da parte dei quali le istanze e/o le esigenze dei giovani sono state letteralmente ignorate.

j) La spia di un capitalismo malato. Il mondo dei precari è l’altra faccia di un capitalismo debole, quello italiano. La soluzione al problema del mondo del lavoro non può consistere, perciò, in incentivi per una maggiore flessibilità occupazionale, che attualmente tra l’altro è solo precarietà. Questo non renderà le nostre aziende più competitive all’estero. La soluzione va ricercata proprio nei limiti, nella decadenza, nell’inadeguatezza del capitalismo italiano. La precarietà, dunque, è soprattutto la spia di un capitalismo italiano, su cui sarà indispensabile intervenire per sanarla.

Rossella Aprea, LA VOCE DEI PRECARI A TERRA FUTURAultima modifica: 2012-05-31T17:19:39+02:00da mangano1
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