PETIT PLAISANCE, novità editoriali gennaio

Alcune novità

  
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Costanzo Preve, Lettera sull’Umanesimo

La scuola di Louis Althusser ha avuto grandi meriti storici, in particolare nel periodo della “finestra politica” che si è aperta in Europa nella seconda metà degli anni Sessanta e nella prima metà degli anni Settanta del Novecento.Essa ha “incontrato” il desiderio di una nuova generazione di giovani interessati alla dimensione teorico-politica del marxismo di poter fondare razionalmente un superamento di forme di marxismo ritenute ormai obsolete, inadeguate e fuorvianti (materialismo dialettico sovietico, storicismo opportunistico italiano, umanesimo esistenzialistico generico francese, ecc.). Fallito il suo scopo principale, la riforma del senso comune di massa del movimento operaio e comunista, è ripiegata in una piccola corrente universitaria autoreferenziale, del tutto staccata da ogni espressività politica. È necessario avere nei confronti della scuola di Althusser due atteggiamenti non contraddittori, una grande generosità storiografica ed una decisa radicalità critica. È possibile coltivare una grande generosità storiografica se la si colloca all’interno dell’ultima fase della storia del marxismo come concezione del mondo dotata di giganteschi effetti politici (1956-1991), prima della dissoluzione del fenomeno del comunismo storico novecentesco realmente esistito (1917-1991). È necessario invece esprimere una radicalità critica inesorabile nei confronti di posizioni oggi a mio avviso francamente intollerabili (disprezzo verso la filosofia, ridotta a sterile epistemologia o a settaria ideologia, inutile critica dell’umanesimo filosofico, riduzione del materialismo ad apologia del contingente aleatorio, ecc.). Da questa critica risulta, in positivo, una rivalutazione esplicita del ruolo veritativo dell’attività filosofica ed una riabilitazione argomentata dell’Umanesimo in tutte le sue dimensioni.

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Luca Grecchi,  Il presente della filosofia nel mondo

Questo libro, pubblicato a cinque anni di distanza dal precedente Il presente della filosofia italiana (2007), in un certo senso lo completa, conferendo all’analisi della filosofia contemporanea uno sguardo globale.Sono infatti esaminati, in questo saggio, studiosi di pressoché tutte le aree geografiche, rappresentativi di diverse tendenze: Bauman, Habermas, Hobsbawm, Jameson, Latouche, Lyotard, Morin, Nussbaum, Onfray, Savater, Spaemann, Taylor, Zizek ed altri ancora. Il libro non fornisce una serie di medaglioni bio-bibliografici, bensì una analisi valutativa, sovente assai critica, della filosofia del nostro tempo, alla luce della impostazione metafisico-umanistica propria dell’Autore.

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Giacomo Pezzano, Tractatus Philosophico-Anthropologicus. Natura umana e capitale

Il rapporto tra natura umana e capitale può essere riassunto nelle proposizioni che costituiscono l’ossatura di quest’opera: «1. L’umanità è la totalità degli uomini, passati, presenti e futuri»; «2. Esiste un’unica natura umana, passata, presente e futura»; «3. La natura umana (l’umanità), né semplicemente singolare né semplicemente plurale, è singolare-plurale»; «4. Il capitalismo, pur cercando a suo modo di realizzare la natura umana, non rie-sce a esprimerla in maniera compiuta»; «5. Un altro mondo è possibile: la possibilità è il poter essere reale del reale»; «6. La physis è tensione creativa (trans-) alla (stabilità della) forma limitata (-formazione)»; «7. La filosofia non può continuare a oscillare tra “interpretare” e “trasformare”, separarli è precludersi la possibilità di vedere il loro intimo rapporto». La struttura del testo permette però diversi tipi di lettura, diversi tipi di “tagli” e di “attraversamenti”: permette (li richiede persino, a chi voglia soffermarsi a leggerla sino in fondo per criticarla radicalmente) diversi livelli di “immersione” in essa e di problematizzazione di quanto viene affermato e proposto, diversi gradi di pazienza e di interrogazione. In sintesi, questo scritto prova a mostrare “in vivo” quanto afferma: l’unicità della natura umana e la pluralità degli animali umani.

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 Piotr Zygulski,  Costanzo Preve: la passione durevole della filosofia

Il presente saggio costituisce un tentativo di sintesi ed una possibile introduzione al pensiero filosofico di Costanzo Preve. Dopo una presentazione biografica, nella parte iniziale viene ripercorsa la storia delle idee attraverso le riflessioni sviluppate da Preve su alcuni tra i filosofi occidentali più significativi. Si tratta di un sentiero importante non soltanto per le tappe in sé, che rappresentano e toccano alcune delle numerose vette della filosofia, quanto per il modo in cui viene affrontato il viaggio. Emerge, infatti, l’originale interpretazione di Preve che si caratterizza per la deduzione sociale delle categorie del pensiero e per il mantenimento di un orizzonte valutativo e veritativo aperto all’universalità. Una sezione successiva è dedicata all’analisi filosofica del presente storico che permette di individuare genesi e caratteristiche principali del capitalismo nella sua totalità economica, politica e culturale, ivi compresi gli aspetti ideologici che ne forniscono una legittimazione. Infine, la parte conclusiva mostra la proposta avanzata da Preve per una teoria politica comunitarista che si innesta nel solco della tradizione filosofica occidentale e si fonda sull’universalità della natura umana. Il comunismo comunitario si pone come un’alternativa filosofica all’alienazione del sistema capitalistico, governato da una logica interna di profitto illimitato.

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Pietro Piro, Marginalia

È vero quello che afferma José Ortega y Gasset: che leggere un libro è, come tutte le altre occupazioni propriamente umane, un compito utopico. Tuttavia, l’uomo è impastato con farina di utopia e la lettura rimane un’attività necessaria alla costruzione della personalità e all’innesco dei processi più intimi dell’individuazione. Se è vero che con il termine Marginalia s’intendono le annotazioni, gli scritti e i commenti fatti da un lettore a margine di un libro, questa raccolta non poteva trovare nessun altro titolo che la definisse in maniera più rappresentativa. La lettura di un libro, quando si tratta di un opera degna di questo nome (e non di quelle operazioni di mercato studiate a tavolino per riempire i carrelli di annoiati consumatori), non può che essere fonte di riflessioni, considerazioni, rimandi, rinvii. Il testo diventa allora una zattera per poter attraversare il fiume del tempo, un tronco al quale aggrapparsi nelle ripide del divenire. Ma il testo – che per sua natura altro non è che un condensato di esperienze e riflessioni vive, la cui naturalità si spegne nella struttura rigida del foglio –, deve essere abbandonato quando si giunge ad una sua visione più complessa, e ad una comprensione più profonda di se stessi e della natura medesima dell’attraversata.

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  Luca Grecchi, L’umanesimo politico dei “Presocratici”. La convergenza della linea politico-culturale ateniese Solone-Efialte-Clistene, con la linea politico-culturale presocratica tradizionale

Questo libro mostra come il mondo ellenico pre-classico, sia ionico-italico (Pitagora, Eraclito, Parmenide, Anassimandro, ecc.) che attico (Solone, Clistene, Efialte, Eschilo, ecc.), di fronte ad un problema comune – la disgregazione della comunità sociale prodotta dalla nascente crematistica – abbia prodotto risposte comuni, ossia la democrazia e la filosofia. L’autore argomenta come tutte le ricostruzioni della nascita della filosofia in termini “naturalistici” (ovvero con la consueta esposizione dell’acqua, dell’aria, del fuoco come Principi di tutte le cose) non colgano nel segno, in quanto la filosofia nacque come processo volto alla ricerca della verità e del bene, ossia ad impedire la disgregazione della comunità sociale. I giovani, tuttora male indirizzati dai principali manuali di storia della filosofia, hanno diritto a questa corretta comprensione, poiché è chiaro che chi non comprende l’essenziale, specie su un tema così importante, non comprende nulla.

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 Claudio Lucchini,  Il cervello e il bene. Considerazioni sulla possibilità di un universalismo radicalmente democratico

I tre saggi qui raccolti si propongono di offrire alcuni spunti di riflessione gravitanti attorno ai problemi sollevati dall’elaborazione filosofica di un’etica universalistica, necessariamente anticapitalistica, inserita nel quadro di un’ontologia sociale materialistica. Da un lato, essi respingono ogni giustapposizione adialettica tra scienza e filosofia, che impedisca a quest’ultima di confrontarsi realmente, specificamente, con le dense problematiche antropologiche derivanti dalle attuali ricerche scientifiche sull’uomo e sullo sviluppo delle sue facoltà. D’altro canto, vengono ribadite con forza le fondamentali finalità etico-sociali del discorso filosofico, denunciando la sterilità di quegli infiniti sproloqui metodologici o epistemologici o piattamente filologici, i quali mai si confrontano coi problemi reali dello sviluppo concreto dell’autocoscienza umana e del suo arduo cammino, non garantito una volta per tutte nei suoi esiti, per giungere alla costituzione storico-sociale di una quotidianità mediamente foriera di riconoscimenti intersoggettivi disalienanti, «generici per sé», insomma radicalmente democratizzanti.

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 G. Cavallo, A. Cavazzini, L. Cesana, V. Cordero, L.Dorato, D. Fusaro, L. Grecchi,  M. Marolla, G. Pezzano, C. Preve, F. Toscani, D. Trematore, F. Valagussa, C. Vigna, Per un pensiero forte

Questo numero di Koinè, in continuità con i precedenti e, più in generale, con lo spirito della rivista, che nel 2013 festeggerà il suo ventesimo anniversario, è dedicato a un’appassionata difesa del pensiero veritativo. Si tratta, in termini generalissimi, di quel pensiero che ritiene tuttora filosoficamente necessario continuare a porre, come riferimenti onto-assiologici primari, la Verità ed il Bene (scritti con la maiuscola proprio per sottolineare il loro carattere universale). Questi riferimenti sono necessari soprattutto in quanto indicano ciò che l’uomo deve pensare, e deve fare, per vivere realmente da uomo, ossia per esprimere nel modo più compiuto le proprie potenzialità ontologiche; essi sono particolarmente necessari anche in quanto ci troviamo oggi a vivere all’interno di un modo di produzione sociale che nega strutturalmente, nei pensieri e nei fatti, questi contenuti di compiuta umanità. Nichilismo, relativismo e scetticismo formano, infatti, una costellazione unitaria che, nell’attuale congiuntura, maschera il fondamentalismo integralistico del capitale, rendendo impossibile, per chi ne accetti l’ideologia, una critica radicale di ciò che siamo. La filosofia come sapere forte in grado di proporre fondamenti “altri” del vivere sociale e comunitario, e dunque di sottoporre a critica radicale l’esistente, è sempre più spesso oggetto di derisione ad opera delle nuove formazioni ideologiche affini alla riproduzione simbolica del cosmo a morfologia capitalistica: dal pensiero debole alla filosofia analitica, fino ai realismi vecchi e nuovi, la filosofia come pratica veritativa in grado di conoscere ontologicamente l’intero e di valutarlo assiologicamente è puntualmente squalificata, delegittimata, vuoi anche derisa. Di qui, appunto, la necessità di un ritorno al pensiero forte come sola via per reagire alla crisi – non solo economica – che stiamo attraversando a livello globale. Il titolo, Per un pensiero forte, richiama dunque, volutamente, la critica maggiore che viene rivolta al pensiero filosofico veritativo, ovvero a quello metafisico, umanistico, classico, o comunque lo si voglia definire: questa critica sarebbe, appunto, quella di una presunta “violenza” che lo stesso albergherebbe. In realtà, la tesi secondo cui ogni pensiero che cerca di porsi con verità, ossia in modo argomentato e fondato, sarebbe per ciò stesso “dogmatico” e “prevaricatore”, è già stata ampiamente mostrata come infondata, per non dire risibile. È semmai, al contrario, ogni pensiero che afferma di non porsi con verità, e che dunque non fonda in modo argomentato le proprie affermazioni, ad             essere pericoloso: esso lascia essere le cose come sono, e dunque scoraggia preventivamente ogni critica e ogni prassi diretta contro il regno animale dello spirito di cui siamo oggi abitatori. Un simile pensiero è tanto più pericoloso, quanto più le sue affermazioni sono basate sulla effettualità, ossia su ciò che costoro ritengono essere “i fatti”, e che sovente altro non sono se non il semplice “senso comune”, oggi appunto antimetafisico ed antiumanistico proprio in quanto la metafisica e l’umanesimo costituiscono i due maggiori supporti teorici di ogni progettualità alternativa sulla totalità sociale. La “forza” di un pensiero filosofico “forte”, sta dunque solo nel carattere fondatamente veritativo ed umanistico di tale pensiero. Tanto più che solo un pensiero forte, nel senso appena delineato, può permettere una critica radicale del mondo storico in cui siamo proiettati, mostrandone le contraddizioni e la falsità. Come è consuetudine della rivista negli ultimi anni, accanto a una serie di saggi (sostanzialmente i primi, presenti in numero maggiore) in cui questa tesi è in vario modo sostenuta, vi è un’altra serie di saggi (sostanzialmente i secondi, presenti in numero minore) in cui questa tesi, se non propriamente contestata, è comunque problematizzata; questo a riprova della “non chiusura” praticata anche da chi ritiene necessario un “pensiero forte”, il quale appunto si rivela “forte” proprio resistendo dialetticamente alle argomentazioni avversarie. Il pensiero forte, anima della filosofia, è tale perché mira alla verità e, insieme, si regge sull’idea che la sola via per raggiungerla sia quella del dialogo, del confronto socratico delle posizioni più diverse. La resistenza maggiore da porre in campo, oggi, è quella contro l’attuale totalità sociale, che nega sempre più nella vita, alle persone, la possibilità di realizzare la propria umanità, costringendole ad abitare uno spazio sociale ridotto alla sola dimensione alienata della produzione e dello scambio delle merci. L’odierna congiuntura segna, di conseguenza, il massimo allontanamento dalla realizzazione delle potenzialità ontologiche del genere umano: essa è, pertanto, l’apice dell’alienazione, e come tale dev’essere connotata, criticata e trasformata a partire da un pensiero che non abbia paura a riconoscersi come “forte”. Questa “resistenza”, sul piano culturale, è ciò che caratterizza da sempre lo spirito di fondo della rivista Koinè.

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  Linda Cesana, Anime, non solo vite

L’abbandono della terra natale, il viaggio che dischiude la possibilità. Un ragazzo riprende le orme di un uomo emigrato in un tempo e da un paese distanti dal suo: gli odori, i colori, i volti che la nuova terra dispone ridefiniscono la sintassi dell’esistente. Il lavoro, le nuove amicizie portano alla luce il bisogno di riconoscimento che costella la poliedrica individualità umana.

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 Maura Del Serra – Franca Nuti, Voce di Voci. Franca Nuti legge Maura Del Serra

La lettura di 30 poesie di Maura Del Serra da parte di Franca Nuti è stata un dono inatteso quanto emozionante che la poetessa ha ricevuto dall’illustre attrice all’inizio del 2012. Con analogo spirito di dono adesso l’autrice, con il consenso dell’attrice, offre all’attenzione di tutti coloro che amano la poesia questa plaquette con allegato CD, realizzato grazie alla collaborazione artistica di Michele Marini (autore ed esecutore delle musiche), dell’attore Marco Brinzi (che legge questa nota e i titoli delle poesie), del pittore Gerardo Paoletti (curatore della grafica) e di Moreno Fabbri (che della plaquette ha curato l’apetto editoriale): Petite Plaisance  tutti ringrazia e qui di seguito ne offre i rispettivi profili artistici e professionali.

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Costanzo Preve, Una nuova storia alternativa della filosofia. Il cammino ontologico-sociale della filosofia

Questo libro – la cui scaturigine l’autore ci rivela essere una intuizione da lui avuta la mattina del 9 ottobre 2007 – costituisce la sintesi migliore dell’opera quarantennale di Costanzo Preve. Si tratta non di un normale manuale di storia della filosofia, ma di una esposizione approfondita e sensata, col consueto metodo previano della deduzione storico-sociale delle categorie, dei principali autori e delle principali tendenze filosofiche. Preve, in queste pagine, dimostra magistralmente che si può fare storia della filosofia – e filosofia – non solo in modo erudito, ma in modo partecipato, umano, comunitario. L’originalità delle singole interpretazioni pone questa opera come una vera e propria “miniera d’oro” per tutti quei giovani studiosi che vorranno, negli anni a venire, rapportarsi alla storia della filosofia in modo privo di pregiudizi e lontano dagli schemi del senso comune. Ma se i frutti maggiori di questa sua ricerca potranno venire nel futuro, è certo che, già dalla fine del 2008, le idee contenute in queste pagine hanno comiciato ad alimentare e a nutrire la riflessione di molti, una linfa che si è diffusa percorrendo anche insospettabili sentieri: l’autore aveva terminato la stesura dei quaranta vibranti capitoli distesi in più di seicento cartelle dattiloscritte con la sua vecchia “Lettera 22”, e in un primo incontro a Vicenza ne aveva fatto partecipi alcuni amici chiedendo loro un contributo critico sulle tesi sostenute. Nel 2009 «Petite Plaisance» assunse l’impegno di editare il volume: molte fotocopie di quelle seicento cartelle hanno cominciato a circolare, molti si sono dedicati alla composizione di quelle pagine. È dunque doveroso ringraziare questi amici di Costanzo: Andrea Bulgarelli, Carmine Fiorillo, Diego Fusaro, Davide Gallo Lassere, Luca Grecchi, Alessandro Monchietto, Giancarlo Paciello, Giacomo Pezzano, Francesco Ravelli, Enrico Varesio. Nostro desiderio era di riuscire a pubblicare il libro all’inizio del 2011. Ma l’Associazione ha dovuto fronteggiare molte difficoltà e siamo stati chiamati ad un silenzioso esercizio di paziente attesa Adesso finalmente l’opera si offre sulla “tela” per come l’autore l’ha dipinta.

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PETIT PLAISANCE, novità editoriali gennaioultima modifica: 2013-01-15T19:13:09+01:00da mangano1
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