Luca Tancredi Barone, Nessuna apocalisse in vista

da LIBERAZIONE 11 settembre 2008

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Luca Tancredi Barone
Obiettivo: conoscere la materia oscura dell’universo. Il primo scontro dei protoni previsto ad ottobre
Cern, successo del primo test
e nessuna Apocalissi in vista

C’è qualche fisico burlone che aveva già preparato l’ultima homepage di Repubblica prima della fine del mondo. Con tanto di immancabili foto osè (“rifatevi gli occhi prima della fine”), le preghiere di Ratzinger (subito sotto il finto editoriale sugli “errori della scienza” di Scalfari), le invettive di Tremonti (“il buco nero colpa della sinistra”), quelle della Carlucci (che coglieva l’occasione per prendersela ancora una volta con il direttore del Cnr Maiani), le minacce di Di Pietro (“fosse per me il direttore del Cern sarebbe in carcere”) e il memoriabile editoriale di Ezio Mauro “Moriremo berlusconiani”.

Invece il 10 settembre 2008 è stato sì un giorno storico – persino google ha cambiato la sua homepage, come fa nei giorni speciali, disegnando un acceleratore di particelle stilizzato attorno alle sue famose lettere colorate.

Ma l’emozione l’hanno vissuta alle 10.28 di ieri mattina soprattutto i fisici del Cern a Ginevra, e quelli collegati in diretta con la Svizzera, per l’accensione del primo fascio di particelle del Large Hadron Collider (Lhc) all’interno dell’anello di 27 chilometri che corre sotto i confini di Italia, Francia e Svizzera.

«La verità è che, dopo anni di duro lavoro per arrivare a questo giorno, mi sono emozionato tantissimo», ci ha detto Marco Costa, dell’Istituto di fisica nucleare di Torino, che lavora sull’esperimento Cms. È uno dei quattro rivelatori montati all’interno di Lhc, e assieme ad Atlas avrà il compito di cercare il mitico bosone di Higgs (e quindi spiegare la natura della massa della materia) e di capire come è fatta la materia oscura, quella che secondo gli astronomi costituisce la gran parte dell’universo, ma di cui ancora non conosciamo l’aspetto, non essendo luminosa come le stelle e gli altri oggetti celesti (i quali tutti insieme costituiscono solo il 4% dell’universo). Gli altri strumenti che aiuteranno i fisici a gettare luce – è il caso di dire – sulla natura più intima del cosmo sono Alice, che studierà una specie di forma “liquida” della materia chiamato plasma di quark e gluoni, e che è come si presentava la materia subito dopo il Big Bang, e Lhcb, che studierà l’antimateria, che in teoria si è formata assieme alla materia dopo la nascita dell’universo e di cui invece oggi non è rimasta quasi traccia.

L’attuale presidente del Cnr, Luciano Maiani, che ha lanciato il progetto Lhc quando era a capo del Cern, da Ginevra esprime soddisfazione: «è stato confermato che avevamo visto giusto». Quanto al problema scientifico che ha più a cuore, «il più maturo credo sia la comprensione della materia oscura», dice.

Come non si stancano di sottolineare i fisici, “accendere” Lhc non è come schiacciare il pulsante di una lavatrice. «Migliaia di elementi individuali devono lavorare in armonia, essere sincronizzati con una precisione di più di un miliardesimo di secondo perchè fasci più sottili di un capello umano possano scontrarsi», sottolinea il loro comunicato stampa.

Scopo dell’esperimento di ieri era di verificare che i fisici fossero in grado di manovrare i fasci, che viaggiano al 99,9998% della velocità della luce, all’interno del grande anello. I tunnel dell’Lhc sono pieni di collimatori, che servono a direzionare con precisione i fasci: ieri il team di scienziati li ha verificati tutti uno a uno.

Non sono mancati momenti di concitazione: la notte precedente il sistema criogenico che deve tenere i potentissimi magneti a 1,9 gradi Kelvin (271 gradi sotto zero) si è rotto. Una task force di tecnici è riuscita a risolvere il problema prima dell’alba e il test è partito regolarmente in mattinata.

«L’esperimento di stamattina (ieri, ndr ) è consistito nel prendere i protoni dal vecchio acceleratore Sps e una volta portati a 450 Gev (gigaelettronvolt, o miliardi di elettron volt, che è il modo in cui i fisici misurano l’energia – e la massa – delle particelle, ndr ) iniettarli nell’anello dell’Lhc. E questo dimostra che la macchina è in grado di far circolare le particelle senza restrizioni: il fascio è pulito e sotto controllo. Questo è il primo di tanti step graduali che ci porteranno agli scontri a 7 Tev (teraelettronvolt, cioè mille Gev), fra qualche settimana. È una macchina totalmente nuova e che ha funzionato bene: vuol dire che tutti gli sforzi di questi anni non sono stati vani. Il programma è ancora lungo e dipenderà da quello che incontreremo: in fondo stiamo esplorando regioni sconosciute».

Prima dello spegnimento invernale – dovuto al fatto che l’azienda elettrica francese Edf fornisce anche l’energia al cantone di Ginevra, e con il freddo l’energia costa di più e la sua disponibilità è ridotta – gli scienziati contano di riuscire a effettuare le prime collisioni.

Luca Tancredi Barone, Nessuna apocalisse in vistaultima modifica: 2008-09-11T21:34:00+02:00da mangano1
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