Enrico Oliari, Meglio impiccati in Iran che sposati in Spagna

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Meglio impiccati in Iran che sposati in Spagna

Enrico Oliari*, 02 dicembre 2008, 09:49
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L’intervento La Chiesa dice no alla depenalizzazione degli omosessuali
proposta dalla Francia all’Onu. Ma quando sono i cattolici ad essere
perseguitati, l’atteggiamento è un altro. Ogni qual volta una nazione
riconosce i diritti delle coppie omoaffettive, Oltretevere va in fibrillazione
temendo di perdere la presunta competenza in materia e il potere. Sarà
interessante vedere come voterà il nostro Paese alle Nazioni Unite

Notizie di questi giorni raccontano di gruppi di cristiani perseguitati in India e
in diversi paesi sotto l’onda di un forte fondamentalismo islamico: le
aggressioni ai religiosi e gli atti vandalici ai luoghi di culto cristiani ormai non
si contano più ed il Santo Padre, preoccupato, ha lanciato diversi appelli
dalla finestra che da su piazza San Pietro per invitare le varie nazioni a
garantire il rispetto, la libertà di culto e la non discriminazione della
minoranza cattolica. Ci mancherebbe: chi non darebbe ragione a Benedetto
XVI nel momento in cui chiede di osservare i diritti dell’Uomo e le libertà enrico1.jpg
civili?

La Chiesa, che si avvicina alla società con un approccio teologico, viene però
ad essere fortemente discriminante ed incisiva proprio in materia di diritti civili
e la classe politica, sempre attenta al bacino elettorale, preferisce andare a
braccetto con il vescovone piuttosto che con l’imprenditore o l’operaio.

Ed è così che in Italia resta difficile portare avanti qualsiasi tipo di battaglia
per la libertà civile ed individuale senza il nulla osta di Oltretevere, cosa che
appare evidente nel momento in cui si affrontano le nuove frontiere dei diritti
civili.

Non a caso l’Italia resta l’ultimo paese dell’Europa occidentale, in compagnia
della Grecia, a non aver legiferato in materia di riconoscimento della coppia
omoaffettiva, cosa che era stata raccomandata dal Parlamento europeo ben
quindici anni fa e che ha portato uno dei sette paesi più potenti della terra ad
essere superato persino dalla Slovenia, dal Sudafrica, da paesi dell’America
Latina e persino del Terzo mondo.

L’Osservatore vaticano presso le Nazioni Unite, Celestino Migliore, ha
sbalordito tutti lunedì quando ha enuncianto la posizione del “papa re” contro
la proposta della Francia, la quale prevede la depenalizzazione globale
dell’omosessualità. A dire del diplomatico in salsa clericale, infatti, “gli stati
che non riconoscono le unioni gay verrebbero messi alla gogna”.

Oggi l’omosessualità fra adulti consenzienti viene perseguita penalmente in
oltre 91 paesi (www.oliari.com/inpiu/paesi.html), con pene che vanno dalla
reclusione, alla fustigazione e persino alla morte: fa un certo effetto sapere
che lo Stato della Città del Vaticano plaude a queste ingiustizie, anzi, le
ammira. Addirittura per monsignor Migliore, che è il rappresentante del
Vaticano davanti alle Nazioni Unite e non un pinco pallino qualunque, le
misure di depenalizzazione proposte dalla Francia “se adottate, creeranno
nuove e implacabili discriminazioni”, nonostante che, come tutti sanno, da
che mondo è mondo le leggi di tutela e di emancipazione servono proprio per
abbattere le discriminazioni.

Nonostante si tratti di un argomento civile e non religioso, la Chiesa teme
fortemente il riconoscimento delle coppie omoaffettive, proprio perché
riguardano il rapporto di solidarietà e di amore fra due persone dello stesso
sesso e per il papa-teologo perdere la battaglia, com’era successo in
occasione di aborto e divorzio, significherebbe perdere potere, ovvero il
monopolio su ciò che è bene e ciò che è male in materia di famiglia e di
sentimento affettivo.

Ogni qual volta una nazione riconosce i diritti delle coppie omoaffettive, la
Chiesa va in fibrillazione poiché sparisce un po’ della sua presunta
competenza esclusiva; per questo motivo preferisce i gay di 18 anni impiccati
in Iran a quelli sposati e felici in Spagna. Il detto “meglio il figlio morto che
frocio” lo sostiene oggi anche la Chiesa con le affermazioni di Migliore,
esponente di una potentissima lobby che parla di accettazione e di non
discriminazione delle persone omosessuali, salvo nel momento in cui si
arriva al dunque. Non c’è da stupirsene, è la storia. Quando la Chiesa ha
rappresentato l’interesse di tutti i cittadini, belli o brutti che siano? Quando si è
mostrata aperta ad un mondo costantemente e sempre più velocemente in
fase di evoluzione multiculturale?

La stessa dialettica della Chiesa in materia di omosessualità rasenta
un’efferata violenza: il tanto paventato attacco alla famiglia non è dovuto al
riconoscimento delle coppie gay, ma all’incapacità dei politici, i quali per anni
se ne sono fregati altamente del caro vita e del caro alloggi, e questo è sotto
gli occhi di tutti; per la CEI gli omosessuali vanno compatiti e “tollerati”, ma
guai vederli nei seminari; per molti sono peccatori, per altri pedofili.

Sarà interessante vedere l’atteggiamento dell’Italia filo-papista al momento
del voto della proposta francese: la classe politica italiana, di centrodestra o
centrosinistra che sia, è liberale solo in economia ed europeista solo quando
si tratta di prendere i soldi dei contributi o di tutelare i formaggi.

Con uno strapotere simile della Chiesa ed un tale pallore della classe
politica, i veri liberali non si sanno se sperare nella resurrezione di De
Gasperi, che da statista democristiano autentico voleva una separazione dei
ruoli fra Stato e Chiesa, o di Cavour, che per assicurarsene aveva usato i
cannoni.

*www.oliari.com

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Sul reato omosex la Chiesa cattolica si contraddice

• da Il Riformista del 3 dicembre 2008, pag. 18

di Claudia Mancina

La posizione assunta dal Vaticano rispetto alla proposta di
depenalizzazione dell’omosessualità che è stata avanzata dalla Francia ha
dell’incredibile. Non perché contrasta col senso comune, ma perché
contrasta con la più recente dottrina della Chiesa, che più volte ha affermato
e paradossalmente anche in quest’occasione – di essere contraria a tutte le
discriminazioni e le persecuzioni: dunque anche a quella degli omosessuali.
Non mi aspetto che la Chiesa consideri l’omosessualità con benevolenza
o anche con indifferenza. Perfino l’opposizione al riconoscimento delle unioni
dello stesso sesso è comprensibile (altra cosa è la pressione esercitata sulla
libertà politica di parlamentari e cittadini, che non è mai accettabile). Ma
perché opporsi alla proposta francese? Non si tratta di una proposta di piena
equiparazione dello status dei cittadini omosessuali: in questo caso la
posizione vaticana, per quanto discutibile, sarebbe coerente. Ciò di cui si
tratta è la cancellazione del reato di omosessualità. Un reato, come tutti
sanno, che in alcuni Paesi è punito addirittura con la morte, in molti altri con
la prigione o le percosse. È mai possibile che la Chiesa cattolica – che si è
vocata alla difesa della vita umana in tutte le sue forme, anche minime come
l’embrione – non condivida quest’obiettivo? L’insostenibilità di
questa posizione, contraddittoria con l’etica generalmente sostenuta dalla
stessa Chiesa cattolica, risulta chiara se si rovescia il discorso: la
Chiesa sarebbe d’accordo a introdurre il reato di omosessualità dove non c’è,
per esempio in Italia? La risposta non può che essere negativa.

Dunque c’è una strana torsione nelle cose dette ieri dall’ambasciatore
vaticano all’Onu e difese dal portavoce della Curia. Le ragioni sono tutt’altro
che misteriose: sono state dette in modo trasparente e senza preoccuparsi di
entrare in contraddizione. Il Vaticano si oppone alle possibili conseguenze di
una risoluzione come quella proposta all’Onu dalla Francia. Cioè immagina
delle possibili conseguenze, che non vuole a nessun patto, e perciò rifiuta
la depenalizzazione. Ciò che si teme è che la richiesta di depenalizzazione
agisca come una protezione speciale e perfino una
valorizzazione dell’omosessualità, portando un decisivo sostegno alla
richiesta di eguali diritti (matrimonio, adozione) da parte delle comunità gay.
Ciò che si teme è che l’adozione di una simile risoluzione da parte delle
Nazioni Unite possa servire da argomento per quanti vogliono legalizzare i
matrimoni gay, e che i Paesi che non lo hanno ancora fatto, e non
vogliono farlo, si trovino in difficoltà. È il dispositivo mentale dello slippery
slope, il pendio scivoloso: se si fa il primo passo, non si potrà evitare di
scivolare sino in fondo. Questo dispositivo, che si riconosce molto spesso
nelle affermazioni provenienti dal mondo cattolico, non solo è arbitrario (in
molti casi non è vero che il primo passo ci porti a scivolare, per la semplice
ragione che non c’è un pendio); ma, peggio ancora, non tiene in nessun
conto la specificità di questo supposto primo passo. In nome delle
conseguenze (presunte) viene rifiutato qualcosa che in sé
sarebbe accettabile e anzi buono. È una scelta in tutto e per tutto politica, non
morale; una scelta che manca di rispetto alla verità, fatta proprio da chi si
ritiene custode della verità.

Dunque c’è una contraddizione rispetto alla verità e una contraddizione
rispetto all’etica. Poiché non voglio accettare la spiegazione di una
inguaribile omofobia cattolica, credo che questa doppia contraddizione
si possa spiegare solo con una profonda insicurezza, un sentimento di
debolezza, che sta alla base delle posizioni apparentemente forti e
dure come questa. Una Chiesa fiduciosa nella forza dei suoi argomenti e
nella propria capacità di influenza non si farebbe guidare così
esclusivamente dal timore delle conseguenze. E non userebbe un argomento
squallido come quello che molti altri Stati membri delle Nazioni Unite sono
contrari alla risoluzione. Certo, sono quegli stessi stati nei quali gli
omosessuali vengono perseguitati!

E’ una ben triste alleanza, per la Chiesa cattolica, quella con gli Stati africani
o asiatici più ingiusti e meno rispettosi della vita umana. Il teologo Vito
Mancuso ha osservato – credo giustamente – che così la Chiesa viene
meno alla sua cattolicità. Come non credente non posso non osservare a mia
volta che allearsi con quegli Stati, come la Chiesa fa molto spesso in ambito
Onu, contraddice e nega l’ambizione, tante volte espressa dall’attuale
pontefice, di interpretare al meglio il nocciolo razionale ed etico della civiltà
occidentale. E questa, dopo la verità e l’etica, è la terza contraddizione, che
riguarda la storia.
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Enrico Oliari, Meglio impiccati in Iran che sposati in Spagnaultima modifica: 2008-12-03T23:13:00+01:00da mangano1
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