da L’UNITA’ 24 gennaio 2009
concita de gregorio, IL TEMPO DEBOLE ( Il filo rosso di oggi)
Provate a immaginare di avere vent’anni, una sera libera per fare l’amore e nessun posto dove andare. A casa dei genitori no di certo. In macchina, sì, fuori città, in fondo a quella strada nei campi. Provate a immaginare di essere lì col ragazzo e di sentire il vetro del finestrino che si spacca, vedere nel buio ombre di uomini incappucciati, sentire le urla e le minacce. Vi diamo tutto, dice il ragazzo. Consegnano soldi e cellulari. I cinque – sono cinque, solo uno a volto scoperto – hanno un altro progetto, però. Picchiano il ragazzo, lo legano e lo chiudono nel bagagliaio. Poi prendono la ragazza e la violentano per terra, tutti. Poi se ne vanno. Provate a immaginare cosa sarà d’ora in avanti la vita di questi due giovani. Certo, non morire è una fortuna. Ci sono ferite però alle quali non si sopravvive. Avevano accento straniero, dell’Est – ha detto la giovane donna. Le campagne intorno a Guidonia, lì dove è accaduto, sono popolate da un inframondo che scompare di giorno e compare di notte: centinaia di fantasmi senza identità e senza legge che occupano i casali abbandonati e le vecchie fabbriche, che hanno una loro legge diversa dalla nostra, che si spartiscono il territorio in base a regole a noi ignote. Non esistono, dunque cos’hanno da temere? Ora: è vero che la violenza contro chi è più debole – i senzatetto bruciati sulle panchine, le donne, i bambini – è un dato costante della barbarie quotidiana. Che le violenze sulle donne si consumano in otto casi su dieci in famiglia. Che non sono le bande di stranieri il più grave dei pericoli. Lo stupratore di Capodanno è italiano, ha confessato ieri. Non è una questione di etnia, di passaporti.
No, il tema della violenza sulle donne è un segno del tempo debole in cui viviamo. La sicurezza riguarda uomini e donne. Per le donne è peggio, ma è solo una questione di livello della sopraffazione e del dolore. Odioso è chi specula per fini politici sulla carne altrui. Odiose sono le campagne elettorali che esibiscono le vittime come vessilli e promettono cure in cambio di voti. Lo abbiamo detto sempre e lo abbiamo detto qui. Ricordiamo le battute conclusive della campagna elettorale per Roma. Fa orrore chi usa la paura per alimentare il consenso. La sicurezza non è un tema di destra: lo abbiamo detto sempre e qui, è un diritto di tutti. Vogliamo poter tornare a casa con l’autobus e mandare fuori i nostri figli adolescenti. Non sarà l’esercito a garantire che questo accada, abbiamo obiettato. Sarà una politica capace di tenere insieme l’accoglienza verso chi chiede posto con la severità verso chi ne abusa: secondo giustizia, secondo la legge che vale per tutti. Sarà la capacità di decifrare e sgominare le mafie (dei rifiuti, della prostituzione, delle droghe) che prosperano di invisibili. Allora ben vengano gli uffici speciali, le iniziative speciali, i finanziamenti speciali. Oggi la nostra inchiesta si occupa di questo. Ben vengano. Però che non siano propaganda sulla pelle degli elettori. Che non diventino motivo di nuovi proclami. Non si interviene con la Celere. Si interviene con la ragione, con il coraggio e con l’onestà
di intenti. È difficile, ci vuole tempo. Ci vuole umanità e severità. Ci vuole qualcuno che non pensi solo a portare a casa il risultato, e poi per chi resta solo alla fermata dell’autobus pazienza.
LUCIANA MANGANO ha scritto
su paura e giudizio, su vergogna e morale
abbiamo deciso da tempo noi tutti di giocare
il grande gioco della nostra ed altrui vita,
spaventati e vergognosi
cacciati da un paradiso
per solo aver osalto voler la conoscenza e del bene e del male
ci siamo immersi in questa dualità
e non riusciamo più ad uscire dal gioco.
Tutto ciò che ci accade
è una esperienza
che ci ricorda,
facendoci soffrire
che se non avessimo vergogna
mai ci sarebbe il desiderio di negare
a noi stessi ed agli altri
la libertà di essere
alla luce del sole.
E allora il gran giudizio
che da sempre perseguita
la nostra vera essenza
ci costringe a cercare l’isolamento
in posti “bui e distanti”
dall’occhio giudicante
di una passione e un amore
che vogliono soltanto
un sano compimento.
E allora ecco che accade…..
quello che volevamo
lupi famelici
da sempre separati
da quella che diciamo civile società
da brame di “io esisto!”
sguinzagliati
profittano di ciò che noi stessi
gli diamo,
la nostra “indecenza
da nascondere”,
il frutto proibito della
conoscenza.
Ben lo sapeva Paoli
che cantava a noi tutti
gli innamorati sono sempre soli…….
alla faccia di dei vecchi, dei papi
e …degli invidiosi