Roberto Cotroneo, Gli anni di piombo a rischio di fiction

da Undicietrenta di Roberto Cotroneo su L’UNITA’ 1 febbraio 2009
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Gli anni di piombo, a rischio di fiction

Gli anni di piombo non passano. Proprio in questi giorni ci accorgiamo che non è una di quelle frasi che si dicono per scacciare fantasmi antichi. Ma una chiara realtà. Il caso Battisti, le continue esternazioni di Francesco Cossiga su quegli anni, ora un’intervista di Milena Gabanelli al faccendiere Francesco Pazienza, il libro su Pinelli di Adriano Sofri, il successo di serie televisive come “Romanzo Criminale” che ritornano a quegli anni e ai molti misteri di allora. Il continuo ossessivo ritornare sul caso Moro, con una pubblicistica che sta diventando immensa.

Con libri che vendono ormai centinaia di migliaia di copie da vent’anni a questa parte. E sono diventati un vero e proprio genere. Al punto che nelle librerie ci sono sezioni vere e proprie dove si trovano tutti i libri che parlano di quegli anni. Ma in queste ultime settimane sembra ci sia un’accelerazione, solo che è un’accelerazione con un motore in folle. Un continuo rigirarsi in quegli incubi, un continuo aggiungere elementi, dettagli e informazioni che curiosamente non contribuiscono a fare chiarezza su quello che avvenne, ma paradossalmente allontanano – come un depistaggio più o meno involontario – da una verità che disperiamo ormai di poter conoscere.roberto1.jpg Ora Cesare Battisti dichiara di non aver mai ucciso nessuno. Ma che sono stati i suoi complici, anche se è stato condannato in via definitiva. Ora Pazienza getta altre ombre sul ruolo dei servizi nella strage di Bologna, ora Sofri cerca di ripercorrere il caso Pinelli, rendendosi conto che una verità è sempre più difficile da raggiungere. E i libri su Moro portano a una montagna di indizi, coincidenze, incongruenze, ma che non risolvono comunque i misteri.

Ma c’è una cosa che colpisce: i lettori di questi libri, quelli che più si appassionano a queste storie, non sono nostalgici di quegli anni ma giovani. Sono i giovani che comprano i libri di Giovanni Fasanella e di Sergio Flamigni. Sono i giovani che vogliono sapere tutto della banda della Magliana. Con un rischio vero: che quel periodo della nostra storia appaia a loro come una fiction lontana, fatta di spie, criminali, terroristi, poliziotti e delatori, avvincente e appassionante come nella migliore tradizione delle spy story. Portando tutto su un piano innocuo dove non conta la verità civile e politica di quanto accadde, ma dove conta – come direbbe uno sceneggiatore – un plot. Oltre quel plot, che appassiona soprattutto quelli che allora non erano neanche nati, c’è un’Italia irrisolta che non potrà voltare pagina se non avremo la verità su quanto accadde allora.

Per i più giovani l’Italia che non volta pagina è un problema vero, perché si tratta del loro futuro. La differenza tra fiction e storia sta nel fatto che la storia vuole verità. Una verità che dobbiamo soprattutto ai nostri figli. Una verità che anche loro dovranno chiedere, come abbiamo fatto noi. Se non sapranno più farlo, se quel periodo si trasformerà in un infinito serial buono per tenerti con il fiato sospeso, vorrà dire che avremo perso.

Roberto Cotroneo, Gli anni di piombo a rischio di fictionultima modifica: 2009-02-01T22:55:00+01:00da mangano1
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