Virginia Perini,Porno-sofia

da AFFARI ITALIANI

Porno-sofia, il libro che porta il porno nella cultura
Giovedí 13.05.2010 09:02
di Virginia Perini
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Chi è convinto che Emmanuel Lévinas e Slavoj Žižek, maestri del pensiero contemporaneo, non abbiano nulla a che vedere con Rocco Siffredi e Moana Pozzi si dovrà ricredere. Dopo aver sostenuto la tesi innovativa secondo la quale le serie tv americane costituiscono il nuovo orizzonte artistico, il filosofo Simone Regazzoni torna a stupire occupandosi del legame tra filosofia e hard in un saggio dal titolo  Porno-sofia (Ponte alle Grazie). “La porno-sofia si inserisce nel progetto di pop filosofia che ormai porto avanti da alcuni anni: un pensiero che si costruisce attraverso il pop. E il porno, come ha affermato Sasha Grey, fa parte della cultura pop. Anzi potremmo dire che è l’oggetto pop per eccellenza”. Uno dei punti di partenza per considerare l’osceno e scandaloso, degno oggetto di riflessione filosofica è dunque pensare alla sua diffusione e al suo grado di appeal verso il pubblico. Tra un’intervista all’attrice Alessia Donati e un’analisi della “Fenomenologia dell’eros” di Lévinas, il filosofo genovese ricostruisce un legame rigettato da molti e da altri ritenuto indegno per arrivare a ipotizzare una accettazione democratica del porno al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni: “Agli occhi di alcuni filosofi tutto ciò può apparire una deprecabile perversione dell’amore per il sapere, ma in verità non c’è amore filosofico che non sia genuinamente perverso. La maggior parte delle persone che sta leggendo queste righe avrà sicuramente frequentato siti hard, ma la regola è una: in pubblico non si può che male-dire il pop porno…”

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Pornosofia, un mix di filosofia e pornografia. Di che cosa si tratta? Come si combinano i due concetti?
“Partiamo dal termine che è anche il titolo del mio libro: Pornosofia. Fu Franco Volpi, filosofo italiano recentemente scomparso, a scrivere su “Panorama”, nel 2007, che i tempi erano maturi per una “pornosofia”, vale a dire per una seria analisi filosofica del porno che mettesse da parte moralismi e perbenismo. E credo avesse assolutamente ragione. Così mi sono appropriato della formula e l’ho declinata a mio modo. La pornosofia si inserisce nel progetto di pop filosofia che ormai porto avanti da alcuni anni: una filosofia che pensa e si costruisce attraverso il pop. Non si tratta semplicemente di una filosofia applicata a oggetti pop, ma di una filosofia che si contamina con il pop. E il porno, come ha affermato Sasha Grey, “fa parte della cultura pop”. Anzi potremmo dire che è l’oggetto pop per eccellenza”.

Si tratta di utilizzare il metodo filosofico per ‘leggere’ l’epoca in cui viviamo…
Tu hai parlato giustamente di mix: sì  Pornosofia è un testo che mixa filosofia (Heidegger, Derrida, Butler, Lévinas, Deleuze) e porno o meglio pop porno (Sasha Grey, Rocco Siffredi, Jenna Jameson). C’è poi un intero capitolo dedicato a un dialogo tra me e Alessia Donati, attrice porno, avvenuto nel locale milanese Strip-tease. Certo, non è la prima volta che la filosofia si occupa di porno. Ma solitamente il filosofo che parla di porno lo fa evitando di trattare direttamente dell’oggetto in questione, limitandosi a fare discorsi teorici in merito, ma senza evocare film, attori o scene specifiche. Quasi non fosse lecito metter insieme, ad esempio, Sasha Grey e Emmanuel Lévinas, mentre invece, come provo a mostrare nel mio libro, può essere oltremodo interessante: sia perché la “Fenomenologia dell’eros” di Lévinas ci aiuta a leggere il porno sia perché il porno ci aiuta, ad esempio, a leggere in modo meno superficiale le pagine lévinassiane sull’eros. Agli occhi di alcuni filosofi tutto ciò può apparire una deprecabile perversione dell’amore per il sapere, ma in verità non c’è amore filosofico che non sia genuinamente perverso. E la storia della filosofia non è altro che la storia delle perversioni dell’amore per il sapere”.

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Qual è la tesi di fondo del libro?
“Che una volta messo da parte il tormentone concettuale della donna oggetto tanto caro alle femministe anti-porno, è possibile mostrare come la real-fiction del pop porno visuale metta in scena la decostruzione del soggetto personale lasciando emergere il corpo carnale. E’proprio Lévinas, d’altra parte, a dire che l’esperienza erotica lascia emergere l’ultra-materialità della carne e che in essa non ci sono né persone né cose. E’ di questa carne che ci abita – e di cui facciamo esperienza nell’eros – che si occupa il pop porno. Quando si parla di donne o anche di uomini ridotti a oggetti, non si coglie la specificità di una forma di fiction che, incorporando il reale dell’atto sessuale, lascia emergere il corpo carnale, quello che Francis Bacon rappresentava nei suoi quadri”.

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Per esasperare l’argomentazione si potrebbe dire che siamo tutti un po’ pop porno…
“Il mio discorso non è né un elogio né una condanna del porno, ma un tentativo di comprendere in termini filosofici e senza inutili moralismi che cosa fa il pop porno. Che cos’è un corpo carnale? E’ un corpo che sotto la pressione della carne che lo abita, e che emerge nell’atto sessuale, perde la propria organizzazione e si trasforma in corpo disorganizzato fatto di organi fluidi che si sostituiscono l’uno all’altro. Ora, questa messa in scena del corpo carnale ha una specificità: non può essere fruita con distacco, ma produce a sua volta una visione incarnata. La real-fiction del pop porno produce nel corpo dello spettatore l’esperienza che mette in scena. Per questo il pop porno, nel bene nel male, non lascia indifferente nessuno: siamo toccati nella carne da ciò che vediamo”.

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La pornografia è attaccata da tutti, ma è un business che non può passare inosservato. Che valore va dato al fenomeno? Arte o spazzatura?
“Sì il consumo di pornografia è di massa come anche la sua condanna. La maggior parte delle persone che sta leggendo queste righe in rete avrà sicuramente frequentato siti hard, ma la regola è una: in pubblico non si può che “male-dire” il pop porno, vale a dire non si può che parlarne male per esorcizzare un’esperienza che, coinvolgendo le parti più basse del soggetto, richiede in qualche modo purificazione. Il che è paradossale soprattutto se si pensa a un fatto: non è pensabile oggi una democrazia degna di questo nome in cui non vi sia diritto alla pornografia. Per questo lo scrittore Salman Rushdie ha potuto scrivere: “Un paese libero e civilizzato dovrebbe essere giudicato dalla disponibilità a accettare il porno”. Il porno è arte? Nella maggior parte dei casi il porno non si distingue certo per la sua qualità estetica, benché vi siano stati e vi siano registi porno di qualità. Ma se pensiamo che oggi arte è ciò che il sistema dell’arte definisce tale non è escluso che vi siano opere porno che possano ambire al titolo di opere d’arte visiva. Come scrivo anche nel mio libro se un’artista come Andrea Fraser ha venduto per ventimila dollari la sua opera che consiste in un brutto video di 60 minuti in cui fa sesso con il suo collezionista, perché non ricodificare in termini artistici alcuni video di Rocco Siffredi o le straordinarie performances di Sasha Grey? D’altra parte non sono forse considerate Arte con la A maiuscola le foto di sesso esplicito (assolutamente pornografiche) di Cicciolina e Jeff Koons? Non dimentichiamo, poi, che il porno ha contaminato altre forme d’arte con risultati notevoli e sicuramente molto più interessanti delle foto di Koons. Alcuni video di Lady Gaga accusati di essere al limite porno (siamo in pieno soft-porn) sono la migliore dimostrazione di una contaminazione tra porno e pop music che produce ottimi risultati”.

Femminismo, maschilismo: che cosa comporta eticamente la rappresentazione del sesso esplicito?
“Trattandosi di fiction (benché in esso sia incorporato il reale dell’atto sessuale il porno resta una forma di fiction) credo che il giudizio etico resti qualcosa di soggettivo che non può produrre nessun tipo di generalizzazione. Come ogni opera di fiction, anche il porno è aperto a infinite interpretazioni – infiniti usi e manipolazioni. Quando alcune femministe anti-porno affermano che la donna nel porno è degradata a oggetto stanno solo offrendo la loro, peraltro legittima, interpretazione del porno. Un’interpretazione tra le altre: non a caso nel mio libro cito diversi studi di femministe americane pro-porno (pro-sex per servirsi della terminologia in uso) che leggono il porno in modo diversissimo e in alcuni casi come una forma di emancipazione della donna. Il problema sorge quando alcune femministe, più o meno puritane, vogliono imporre la propria interpretazione come l’unica vera e, nei fatti, il proprio giudizio etico”.

Simone Regazzoni, nato a Genova nel 1975, insegna all’Università Cattolica di Milano. È stato coautore, sotto lo pseudonimo collettivo di Blitris, della Filosofia del Dr House (Ponte alle Grazie, 2007). Per i tipi del Melangolo ha pubblicato La decostruzione del politico (2006);Harry Potter e la filosofia (2008); Nel nome di Chora (2008); ha curato l’antologia Pop Filosofia (2010). Per Ponte alle Grazie ha pubblicato anche La filosofia di Lost (2009).

Virginia Perini,Porno-sofiaultima modifica: 2010-05-13T15:22:43+02:00da mangano1
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