Marcello Sorgi, Nasce la corrente tutta rosa

da LA STAMPA

8/7/2010 (7:11) – IL CASO
Nasce la corrente tutta rosa del Pdl
col sì del Cavaliere

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Le ministre Carfagna, Prestigiacomo e Gelmini alla Camera

Guidata dalle ministre Carfagna, Prestigiacomo e Gelmini sta già suscitando tensioni nel partito
MARCELLO SORGI
ROMA
Una sfida: all’indomani del diktat di Berlusconi per cancellare le divisioni interne nel Pdl e regolare i conti con l’agguerrita minoranza finiana, non potrà sembrare altro, sabato, la nascita della corrente delle tre ministre Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo, nella Sicilia greca e molto mediterranea della città natale della responsabile dell’Ambiente, e nel castello di Man, carico di mistero, a Siracusa.

Osteggiata dagli eterni rivali Alfano e Schifani che avevano chiesto al premier in persona di fermarla e, pur invitati, non ci saranno, fiancheggiata dal ministro degli Esteri Frattini, che aveva già dato vita con la collega dell’Istruzione alla Fondazione «Liberamente», l’alleanza nazionale delle tre donne più importanti del governo, una milanese, una napoletana e una siciliana che escono allo scoperto, non ha ricevuto alcun «alt» dal Cavaliere. Per la semplice ragione che a loro Berlusconi non sa dire di no, che con ognuna vanta un rapporto speciale, e a un grande comunicatore come lui non sfugge il potenziale politico-mediatico di un’iniziativa come questa, legata a tre dei volti più amati del centrodestra.

Così, quando Maria Stella Gelmini, martedì sera, dopo aver letto sulle agenzie l’annuncio della guerra alle correnti del Pdl, ha telefonato a Berlusconi, per chiedergli se in qualche modo poteva riguardare anche il convegno delle ministre, il premier ha chiesto qualche dettaglio, s’è informato sui nomi dei relatori, e poi ha dato il via libera. Spinta dalla Prestigiacomo, la più ribalda delle tre, la Gelmini ha insistito allora con il Cavaliere per ottenere una pubblica benedizione. Berlusconi non ha detto né di sì né di no, fino a ieri sera la sua dichiarazione non era arrivata.

Ma anche se il consenso del leader resterà riservato, è evidente che il Cavaliere sta con loro. Prestigiacomo, Gelmini e Carfagna, infatti, al di là del loro impegno nel governo, che il premier non perde occasione per lodare, rappresentano il concentrato di quel che Berlusconi ha sempre immaginato come elementi costitutivi del suo partito e del suo modo di stare in politica. Ai suoi occhi, sono brave, giovani e belle. Sono laureate. Riescono a dividersi, non si sa come, tra il lavoro durissimo a cui sono state chiamate, le loro famiglie e gli impegni politici sul territorio. Inoltre – dettaglio a cui il leader, come si sa, attribuisce molta importanza – hanno grande cura di se stesse, sono eleganti, sanno stare in tv. E si presentano a qualsiasi ora a Palazzo Chigi, alle trattative o al Consiglio dei ministri, con un look charmoso, senza un capello fuori posto e con grande personalità.

Le ministre sono molto consapevoli di questo. La loro idea di femminilità in politica è powerfull, il loro modello è un mix dell’americana Condoleezza Rice, della francese Rachida Dati, dell’israeliana Tzipi Livni, dell’ucraina Yulia Timoshenko. Poi, ciascuna sa di occupare un posto particolare nel cuore del Cavaliere. Alta, bionda, sorridente, con quella sua cantilena siciliana così sensuale, Stefania, che sabato sarà la madrina del battesimo della corrente, è una combattente della prima ora. C’era già nel ’94, quando fu scelta subito come Miss Parlamento, è entrata al governo che era appena una ragazza. Ma quando qualcuno dei ministri più importanti, si tratti di Tremonti o dell’ex Scajola, ha provato a entrare nel suo campo, ha dovuto subito fare un passo indietro. «Sanno che sono pronta ad alzargli le mani», conferma, e nello slang della ministra dell’Ambiente vuol dire che sa difendersi.

A chi ancora le fa scontare il suo passato televisivo, Mara – che come ricorda Elisabetta Gregoraci, moglie di Flavio Briatore e mamma del suo adorato Falco, nasce pubblicamente «in una formidabile edizione di Miss Italia, in cui c’eravamo tutte» – ha appena risposto portando in dote al partito ben cinquantamila voti alle recenti elezioni regionali. Un successo che le è costato l’ostracismo del potente (e inquisito per rapporti con la camorra) sottosegretario Nicola Cosentino, il vero ras del Pdl in Campania. Eppure, malgrado ciò, si continua a parlare di lei come del futuro sindaco di Napoli. E sarà la ministra delle Pari Opportunità, non a caso, a presiedere la tavola rotonda sulla legalità al convegno di Siracusa.

A concludere i lavori invece sarà Maria Stella. Bruna, minuta, apparentemente più timida delle altre due e neo-mamma, la Gelmini, di cui il maestro del cinema porno-soft Tinto Brass ha appena detto che la vorrebbe in un suo film «perché ha il volto del turbamento», è il classico pugno di ferro in guanto di velluto. S’è fatta le ossa alla guida di Forza Italia in Lombardia, nella regione in cui il potere berlusconiano deve fare i conti con quello assoluto del governatore Formigoni, il «Celeste», e con le ambizioni padane della Lega. Fu proprio a Milano che una domenica di quasi tre anni fa la raggiunse la telefonata del Cavaliere, che da Arcore, come preso da una folgorazione, muoveva su piazza San Babila per fondare il suo nuovo partito. Di quel giorno, la Gelmini ha raccontato che sul momento, temendo di non trovare la gente per accogliere Berlusconi, le veniva da piangere. Ma poi, pragmatica e puntuale com’è, si attaccò al telefono: in meno di un’ora la piazza si riempì e Maria Stella si guadagnò il suo posto al governo.

A scorrere il programma di Siracusa si capisce non solo che sarà un successone, ma che è destinato a muovere parecchio le acque del Pdl nella sua stagione più inquieta. Gli occhi di Berlusconi sul convegno saranno Giampiero Cantoni, il senatore milanese membro da sempre della cerchia più ristretta degli amici del premier, e Mario Valducci, che presto potrebbe sollevare il premier dall’interim allo Sviluppo economico.

Quello di Gianni Letta sarà il ministro delle Regioni Raffaele Fitto. Poi, sempre perché è impossibile non accontentare Stefania, il coordinatore catanese del Pdl «lealista» Castiglione siederà accanto all’eretico capo del Pdl-Sicilia Gianfranco Miccichè, anche se da mesi non si rivolgevano la parola e si sono affrontati come avversari in tutte le ultime prove elettorali. Ci saranno intellettuali – lo storico e giornalista Paolo Mieli, lo scienziato statistico Luca Ricolfi, l’economista Bob Leonardi della London School of Economics, il rettore dello Iulm Gianni Puglisi -, di solito restii a intervenire in sedi di partito e qui per parlare di federalismo, di Sud e di Unità d’Italia. La Chiesa e l’Antimafia parteciperanno con il presidente di Confindustria Sicilia Ivanhoe Lo Bello e il vescovo responsabile della Cei per l’educazione alla legalità Michele Pennisi.

Ma più interessante è l’elenco di chi non ci sarà: il vertice partitocratico del Pdl, a cominciare dai tre coordinatori, responsabili, a giudizio della componente femminile del centrodestra, di una gestione maschilista e accentratrice del partito e di aver stretto attorno a Berlusconi una sorta di cordone di sanità; i capigruppo che devono spesso essere aggirati (con l’aiuto di Fini) per ottenere che i provvedimenti siano messi ai voti in Parlamento; i ministri capibastone che, spesso all’insaputa del premier, non perdono occasione per farsi i fatti loro ai danni delle colleghe. A tutti questi, anche senza dirlo esplicitamente, la corrente delle ministre sta per dichiarare guerra in nome di Berlusconi

Marcello Sorgi, Nasce la corrente tutta rosaultima modifica: 2010-07-08T16:07:35+02:00da mangano1
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