Marta Dioniso l’anti-Melissa

Marta Dionisio, ecco “l’anti-Melissa P.”. Leggi un estratto in esclusiva

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IL CASO EDITORIALE/ A sette anni dall’uscita del bestseller choc “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire”, la casa editrice Fazi, che all’epoca scoprì l’esordiente-lolita Melissa P. (a settembre uscirà il suo nuovo attesissimo libro per Einaudi…) lancia adesso l’anti-Melissa P.: la 18enne Marta Dionisio, timida, introversa, quasi una ragazzina d’altri tempi (al contrario della provocante Melissa, che ha anticipato il fenomeno-piaga sociale del babylolitismo…). Il suo “Lo specchio di Beatrice” è un apologo morale che riabilita a sorpresa l’adolescente di oggi, troppo spesso etichettata dagli ombretti glitterati, dalle minigonne e dagli iPhone. Il suo è un viaggio nel tempo che farà discutere… LEGGI SU

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Venerdí 09.07.2010 09:00

Nel 2003 la Fazi editore portò in libreria l’inatteso bestseller “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” (romanzo choc poi diventato anche un film) dell’esordiente Melissa P., catanese classe ’85. A sette anni di distanza, e in attesa del ritorno in libreria di Melissa P. (che nel frattempo ha abbandonato lo pseudonimo e per i suoi libri usa il suo vero nome, Melissa Panarello), previsto a settembre con un romanzo di cui già si parla parecchio e che sarà pubblicato da Einaudi, la Fazi ha scoperto un altro caso letterario: Marta Dionisio. Anche lei esordiente, può tranquillamente essere definita “l’anti-Melissa P.”.

La letteratura young adult non è solo vampiri, licantropi e fate. Marta Dionisio, a soli 16 anni, ha scritto un apologo morale che riabilita a sorpresa l’adolescente di oggi, troppo spesso etichettata dagli ombretti glitterati, dalle minigonne e dagli iPhone, dimentica delle piccole cose, abituata ad avere tutto e a non godersi niente. Timida, introversa, quasi una ragazzina d’altri tempi, Marta (l’esatto contrario della sfrontata e sensuale “ex Lolita” Melissa P.) ricorre ad un espediente classico e genuino, come quello del viaggio nel tempo, per riscoprire valori come solidarietà, amicizia, amore, rispetto di sé e degli altri che oggi tornano a fare notizia.

LA TRAMA – Un viaggio nel tempo. Due ragazze che si scambiano i ruoli, imprigionate l’una nel corpo dell’altra, in mondi ed epoche diverse: il nostro presente, e un passato prossimo che sembra però lontano anni luce. Non si tratta dei soliti anni Cinquanta, supersfruttati dai tempi di Pleasantville o Ritorno al futuro, né il Medioevo “saccheggiato” fin dai tempi di Uno yankee alla corte di Re Artù di Mark Twain. Piuttosto, i primi anni Quaranta, in vista dell’epilogo del fascismo e della guerra con i loro tragici, tutt’altro che fiabeschi colpi di coda. Jessica: sedici anni, jeans a vita bassa, irrequieta, disordinata, cellulare dipendente. Una teenager come tante. Beatrice: coetanea di Jessica, studiosa e assennata, ligia ai regolamenti di casa; guai a presentarsi in ritardo a cena, guai a saltare una lezione a scuola. Anche lei, in fondo, una teenager come tante. Impossibile? Tutt’altro, se si considera che Jessica vive nel 2010, mentre Beatrice è un’adolescente nell’Italia fascista degli anni Quaranta. Due destini paralleli che s’incrociano un magico giorno d’inizio estate quando, di fronte a uno specchio, i volti di Jessica e Beatrice si scrutano increduli, terrorizzati, un attimo prima che le due ragazzine si ritrovino proiettate l’una nel corpo dell’altra. Per entrambe è l’inizio di una serie di vicende tragicomiche, che le costringerà a misurarsi con mondi e regole sconosciute e a scoprire qualcosa di assolutamente nuovo su se stesse. Senza le puntate di Lost, senza Internet, lontana dalle amiche e dal fidanzato, Jessica si aggira come una sperduta Alice in un paese dalle poche meraviglie e dalle mille follie, dove le capita d’essere pedinata dalla governante, schiaffeggiata dal fratello per aver rivolto la parola a un ragazzo, costretta a un appuntamento combinato col rampollo di una ricca famiglia. Dal canto suo, Beatrice faticherà non poco a superare il terrore per la sveglia digitale, a non scambiare gli SMS per SOS, a respingere scandalizzata gli assalti dei ragazzi, destreggiandosi tra baruffe sentimentali per lei finora impensabili. Finché il peso della Storia non busserà alla porta di entrambe. Nel dramma dell’Italia occupata, come nella spensierata realtà dei nostri giorni, la penna nuova e fresca di Marta Dionisio ci regala una fiaba classica e moderna insieme, comica e romantica, con due protagoniste indimenticabili e accomunate dal privilegio non indolore di guardare oltre lo specchio dei nostri valori e delle nostre abitudini.

Marta Dionisio
L’AUTRICE – Marta Dionisio è nata nel 1992, a Roma, dove frequenta il penultimo anno del liceo scientifico “Augusto Righi”. Da piccola, sognava di diventare scrittrice e inventava racconti per il fratellino.

SU AFFARITALIANI.IT UN ESTRATTO IN ESCLUSIVA DA “LO SPECCHIO DI BEATRICE” di MARTA DIONISIO – copyright Fazi Editore 2010

Erano le quattro del mattino quando Lorenzo, tenendo aperto il portone di casa con una mano, con l’altra mi tratteneva per un braccio e avvicinava il suo viso al mio. Mi diede un bacio sulle labbra, leggero, delicato, senza nemmeno darmi il tempo di accorgermene. Poi mi sorrise con le sue fossette che lo facevano sembrare un ragazzino, mentre io lo fissavo ammutolita.
«Bella serata», disse. «Allora ci si sente».
Io continuai a non dire nulla. Lui voltò le spalle e si allontanò. In cima alle scale, mentre il rombo della moto di Lorenzo si spegneva lontano, infilai la chiave nella toppa senza fare il minimo rumore. Mi sfilai immediatamente le scarpe, a piedi nudi attraversai di corsa il corridoio e mi chiusi in bagno. Mi tolsi il vestito ancora bagnato e lo gettai sul bidè. Appesa alla maniglia della porta c’era la camicia da notte. Stavolta fui felice di averla a portata di mano, mi affrettai a indossarla. La mia testa era appena sbucata dal collo del camicione che sentii qualcosa. Drizzai le orecchie. Una voce.
Non potevo sbagliarmi. Anche se bassissima, appena udibile, era la voce di una ragazza. Non comprendevo le parole, ma dal tono sembrava spaventata. Mi sentii come se le pareti della stanza mi stessero venendo addosso. E in tutto questo ero rimasta immobile, senza osare guardare nello specchio.
Chiusi gli occhi e mi voltai adagio.
La voce si fece più forte. Pronunciava frasi brevi, mangiandosi le parole. Era come ascoltare un programma televisivo disturbato. Strizzai forte le palpebre, poi aprii gli occhi di scatto, ritrovandomi davanti al mio riflesso. Mi prese un colpo: avevo la matita colata fino alle guance e il rossetto sbafato sulla bocca. Sembravo il più triste dei clown. Ma non era quello il momento di specchiarmi. Quella voce confusa non se ne andava dalla mia testa, le tempie mi pulsavano
come sul punto di scoppiare. Cosa stava dicendo? E soprattutto, da dove veniva? Mi avvicinai alla finestrella e gettai un’occhiata fuori. Magari c’era gente che parlottava di sotto, in strada, e per qualche strano effetto sonoro le loro voci sembravano proprio dentro il bagno.
Tornai di fronte allo specchio. La voce indistinta era cessata, ma la paura era come un
chiodo che mi perforava il cervello. Inspirai a fondo e imposi alle mie mani di smettere di
tremare. Cercai di esaminare con calma la situazione. Da qualche giorno vedevo strane presenze nello specchio: prima il crocifisso al collo, poi la porta, ora quel volto, e ogni volta ero attanagliata dalla stessa sensazione di gelo.
Aprii l’acqua e mi infilai sotto la doccia. Un’abbondante dose di shampoo al miele era quel che ci voleva per i miei poveri capelli tutti impicciati. Lentamente mi rilassai. Ruotai leggermente la leva in direzione dell’acqua calda, poi mi  spostai di nuovo sotto il getto. Sì, mi sentivo meglio, i muscoli
si stavano sciogliendo ed ero sempre più convinta che tutto sarebbe presto diventato un ricordo lontano. Pensai a come sarebbe andata l’indomani in spiaggia, ammesso che mi fossi svegliata per tempo. Il pensiero che il lunedì sarei dovuta tornare a scuola mi sfiorò la mente, ma lo respinsi
subito. In tre giorni non avevo concluso nulla con lo studio. Ma era solo sabato sera, potevo ancora recuperare qualcosa la domenica!
Chiusi l’acqua, strizzai i capelli, aprii la tendina della doccia e posai i piedi sul tappetino, attenta a non sgocciolare. Ci voleva proprio una bella doccia per schiarirsi le idee, non avevo neanche più mal di testa. Infilai l’accappatoio rosa e raccolsi i capelli in un asciugamano che mi avvolsi
alla testa come un turbante. Aprii di nuovo la finestra per mandar via un po’ di vapore
che s’era accumulato nel bagno, dopodiché spannai con la manica di spugna la superficie dello specchio. Si moriva dal caldo, già sudavo di nuovo. Le piastrelle luccicavano umide. Avvicinai il viso allo specchio per accertarmi di avere rimosso bene il trucco colato. Fu in quel momento che provai una sensazione che mi fece vacillare, come se fossi prigioniera di un vuoto d’aria.
La testa mi girava, la luce mi parve di colpo abbagliante prima che tutto si oscurasse. Strizzai gli occhi tenendomi aggrappata al lavandino. Lentamente, col fiato corto, poggiai la fronte al vetro, gli occhi sempre chiusi. Mi sentivo come lontana, quasi stessi perdendo contatto con quel luogo,
con me stessa. Trascorse qualche secondo, finché le mie gambe recuperarono l’equilibrio e la mia testa smise di girare. Riaprii gli occhi e allentai la presa sul lavandino bagnato.
Allungai la mano per aprire il rubinetto.
L’acqua iniziò a scorrere, molto lenta, come se ci fosse poca pressione. Ma non ci feci caso. In quel momento non vedevo nulla all’infuori della mia mano, che stringeva la manopola del rubinetto.
Solo che lì non c’era mai stata una manopola. Che fine aveva fatto la solita leva che si sollevava o abbassava?! Quello non era il mio lavandino. Quello non era il mio bagno.
Lanciai un urlo.
Dallo specchio disappannato mi fissava un volto che non era il mio.

Marta Dionisio
Lo specchio di Beatrice

Collana: Lain
pp. 416 ca. – euro 16,50
isbn: 978-88-7625-077-4
In libreria: 9 luglio 2010

Marta Dioniso l’anti-Melissaultima modifica: 2010-07-09T16:25:25+02:00da mangano1
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