duemila ragioni

Ferdinando Camon, Mostri sotto casa


da LA STAMPA

fercamon@alice.it

Sembrano inventati da una fantasia maligna, per mettere a prova la sensibilità della gente, i due fattacci accaduti nel Veronese e nel Trevigiano.

Uno è un duplice delitto, due coniugi massacrati a martellate, l’altro è una violenza sessuale su una bambina di dieci anni, ripeto dieci. Del doppio delitto si conosce già l’autore: è un immigrato clandestino romeno. Fatta la strage a Lugagnano di Sona, grosso borgo sotto Verona, era scappato ma l’han fermato a Civitavecchia, appena in tempo perché stava per imbarcarsi su un traghetto. Per l’altro caso la piccola parla di un «uomo giovane di pelle nera». Un romeno e un «uomo con la pelle nera»: quando ci si mette, la realtà sa essere più maligna della fantasia.

Lugagnano è un paesotto che di caratteristico, per me che ci abito non lontano, ha un circolo culturale enorme, neanche fosse Milano: i borghi della provincia si sentono tagliati fuori, e far venire illustri conferenzieri è un modo per sentirsi collegati al corpo della nazione. Qui la borghesia s’insedia col tipico sistema delle villette isolate: la villa sta alla borghesia come il castello alla signoria. Le villette attirano i ladri e i rapinatori, perché sono ricche, perché sono separate, le puoi assaltare facilmente, fai quel che vuoi e scappi in pace.

In una villa del genere, non molto lontano, a Gorgo, nel trevigiano, tre rapinatori stranieri, di cui uno romeno, incrudelirono sui due custodi con una ferocia tale che per spiegarla si tirò in ballo la cocaina. Là volevano rubare. Qui a Lugagnano non si capisce cosa voleva il romeno, dal momento che è andato via senza toccar nulla. Ha vent’anni, ancora un ragazzo. Lavorava lì, ma un lavoro saltuario, in nero: dava una mano a ristrutturar la casa. Cos’è successo, perché a un certo punto, a metà del pomeriggio di mercoledì, nel ragazzo s’è scatenata la furia, è cosa che non sappiamo. Lui dice che l’uomo pretendeva delle prestazioni sessuali, e lui non voleva concederle. L’uomo s’è fatto insistente, e la reazione del ragazzo è stata la strage.

Nel dubbio, ragioniamo. Non c’era nessun bisogno di fare una strage. Il ragazzo non era ricattabile, non viveva lì, andava e veniva, poteva fare quel che voleva. Il fatto è che i clandestini si portano addosso due montagne di problemi: i problemi per i quali scappano dalla patria e i problemi che poi trovano qui. Se arrivano disperati, qui scoppiano. Le villette li attirano come il miele le mosche. Nelle villette ci sono sempre mille lavori insulsi da fare, li può fare anche chi non sa fare niente. Ma non è una sistemazione, non c’è lavoro fisso, e vivendo accanto ai padroni diventi matto perché ti rendi conto di tutto quel che non hai. Il sesso ci si mescola spesso, ma quasi sempre tra padroni e badanti: succede perché il padrone ha l’impressione che chi non ha indipendenza economica non possa avere indipendenza sessuale, questa è un’appendice di quella. Sulla vita degli immigrati irregolari si concentrano un sacco di problemi che neanche loro conoscono. Adesso questo romeno lo hanno preso, lo interrogheranno. Ma non credo che spiegherà la strage. La spiegazione non è dentro di lui.

E questo vale ancor più per il presunto violentatore della bambina di dieci anni a Santa Lucia di Piave, provincia di Treviso. L’avrebbe violentata nel modo più semplice e più brutale che si possa immaginare: la bambina era sola in un parco giochi (o in una casa?), l’ha attirata e ha fatto quel che ha voluto. Tornata a casa, lei si lamentava col padre perché sentiva dolore, e da qui si è scoperto tutto. Questi due fattacci, nella coscienza popolare, son riassunti così: vengono in casa nostra a stuprare le nostre bambine (se effettivamente sarà incolpato l’«uomo con la pelle nera») e a spaccarci il cranio a martellate. Si è appena votato, e la Lega qui ha avuto il più grande successo della sua storia. Nulla, in confronto al successo che avrebbe oggi.

fercamon@alice.it

Ferdinando Camon, Mostri sotto casaultima modifica: 2008-04-26T19:00:00+02:00da
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