Quasi un forum, Museo degli orrori e dintorni

7673eec3aa714c35e4f465668593d4fe.jpgUN dibattito a più voci avviato dalla segnalazione del caso di Basiglio +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++RILEVANTI PERPLESSITÀ»Sottratti ai genitori per un disegnoRaffigurati rapporti tra la bimba e il fratello. Lei: lo scherzo di un’amica. Ilpadre: famiglia distruttaMILANO — La maestra porge il foglio alla donna. «Guardi cosa ha fatto suafiglia». Il disegno ritrae una bimba accovacciata su un ragazzino. Sopra, lascritta: «Giorgia tutte le domeniche fa sesso con suo fratello, per 10 euro. Aleipiace». La mamma osserva, poi dice tranquilla: «Non è la grafia di Giorgia».La piccola, 9 anni, conferma: «Macché, quello l’ha fatto la mia compagna perfarmi dispetto, perché ho i dentoni e sono povera».Pochi giorni dopo, i servizi sociali di Basiglio, ricchissimo Comune a sud diMilano, prelevano i fratellini dalla casa dei genitori e li sistemano in duecomunità protette. È il 14 marzo. Giovanni, il più grande, in quel momento stafesteggiando il suo tredicesimo compleanno. È da 40 giorni che Giorgia eGiovanni (nomi di fantasia) non tornano a casa. Una famiglia spezzata.«Siamo distrutti, sconvolti», dice il padre. «Ce li hanno portati via senza direniente, senza una spiegazione». Il giudice del Tribunale per i minorenni hadeciso così. Anche se, scrive, «esistono rilevanti elementi di perplessità».Perché fin da subito è stato chiaro che in questa storia, ambientata nelComune con il più alto reddito pro-capite d’Italia, sono in gioco tanti fattori.«Apartire da una buona dose di pregiudizio e di classismo».A spiegarlo è Antonello Martinez, l’avvocato che da oltre un mese stacombattendo per restituire i fratellini ai genitori: «I figli di due personeumilinon sono visti di buon occhio. Anche la scuola si è schierata contro di loro. Èbastato un sospetto». Un sospetto tante volte smentito dai protagonisti dellavicenda. Il ragazzino, piangendo: «Io non ho fatto niente a mia sorella, nonme lo permetterei mai». I genitori: «Il sabato e la domenica non li lasciamosoli un attimo». La piccola: «Io quel disegno non l’ho fatto». Anche lascritturadi Giorgia, confrontata con quella del foglio incriminato, confermerebbe la suaestraneità ai fatti. È lo stesso giudice a spiegarlo: «Non si può escludere cheidisegni siano stati fatti solo in parte dalla bambina o addirittura che non neabbia fatti». Tanti tasselli che vanno in un’unica direzione:Giorgia sarebbe solo vittima di un crudele atto di bullismo. «Eppure li tengonoancora lì», scuote la testa l’avvocato Martinez, che a Basiglio ci abita e nonaccetta la decisione del Comune. «L’articolo 403 del codice civile fariferimento a minori allevati da persone che “per negligenza, immoralità,ignoranza” siano “incapaci di provvedere alla loro educazione”. Non ci sonogli estremi per un intervento del genere». Colloqui individuali, perizie,lacrime. E una famiglia divisa. Da oltre un mese.Lo scorso venerdì il Tribunale per i minorenni di Milano ha confermatol’allontanamento cautelare dei bambini. La relazione del giudice: «Il maschionon ha mai dato problemi, ma ha importanti carenze in ambito scolastico, aconferma di una scarsa capacità dei genitori di seguirlo». Ed è a questopunto che Martinez sbotta: «E allora tutti i ragazzini che vanno male a scuolasono da chiudere in una casa protetta?». Niente da fare. Non torneranno.Non subito. Il decreto dice che è per il loro bene: «Se si tratta di falsadenuncia, il reinserirli senza spiegazioni con un dubbio così grave nonrisolto, potrebbe avere effetti traumatici». L’attacco dell’avvocato: «E invecetenerli lontani dai loro genitori li fa star bene?. È un’ingiustizia, un’assurdabeffa». Entro pochi giorni Martinez presenterà un reclamo contro ilprovvedimento del Tribunale. «Mi sembra di combattere contro i mulini avento», dice. A Basiglio, l’altro giorno, alcune mamme commentavano il fattocosì: «Finalmente abbiamo bonificato la scuola dalle piattole». Il giudice«Non si può escludere che i disegni siano stati fatti solo in parte dallabambina o che non ne abbia fatti»DA LA REPUBBLICAAnnachiara Sacchi22 aprile 2008Vi ricordate l’allucinante caso Myriam, il cui padre fu indagato per stupro a causa di una supposta? Non è rovinando le famiglie, soprattutto quelle non ancora totalmente bacate, che si curano i mali della famiglia stessa. Non è sottraendo i minori ai loro genitori, sulla base di atti di fantasia come un disegno e di crudeli voci di corridoio (voci di bambini maliziosi e cattivi, o piuttosto di genitori razzisti, assatanati di una pulizia “morale” che sono essi stessi incapaci di proporre con il loro esempio?) , che si proteggono i minori. La famiglia, se è malata (e nessuno è qui a negarlo), non lo deve al proprio statuto ontologico di famiglia, ma forse, per la massima parte, a qualcosa di grave che sta accadendo al di fuori. Se una persona come me (certamente non garantista in linea generale) arriva a inorridire (pur sospendendo il giudizio) sulla sbrigatività estrema di questi provvedimenti, significa che, forse, si sta sparando su obiettivi sbagliati. Peccato che a pagare siano sempre, regolarmente, proprio quei minori che si vorrebbe proteggere. Alessandra PaganardiQui a palermo anni fa è successo di peggioin centri tipo Oratori Don Bosco,si faceva il terzo grado a bambinette,facendo pressioni psicologiceh e minaccedicendo che dovevano dire la verità sul padre o sui parentitutti, se si approfittavano di lro,se facevano loro carezze particolari etc….coll’intento di : trovare il mostroe togliere i bambinialle loro famiglie.E’ successo alle due bambini della mia colf che ha pensato bene di nonmandare più le figlie all’oratorioe se le è cresciute con la tenerezza e l’amoredi cui ogni madre è capace.I mostri a volte sono solo nella mante di chi vuole trovarlioppure se veramente esistono nessun bambino vuole parlarneSappiamo bene come certe ferite si vogliono rimuovere totalmentedalla propria consapevolezza perchè fa troppo male parlarne.Condivido in pieno naturalmente; ancora oggi ho seguito al tg questa stoiraallucinante, su cui è anche difficile esprimersi. Del resto, forse, da unascietà che passa dalla paura alla psicosi praticamente su tutto non ci sipuòaspettare altro: il guaio è che la psicosi non appartiene più agliindividui, ma alle istituzioni, a chi dovrebbe sorvegliare. Franco RomanòIo invece non mi meraviglio affatto..Si colpiscono i nuclei piu’ deboli che magari sotto il profilo genitoriale avrebbero meno carenze di altri..Ed i figlio restano ostaggio a tempo indeterminato perche il vero reato dei genitori è di non corrispondere al profilo tracciato da altri..che possono essere la maestrina,il parroco o l’assistente sociale a cui ti sei rivolto in un momento di difficolta’Giovanna LazzeriniMUSEO DEGLI ORRORI? ALTRI ASPETTI( per ridere o per piangere) Andrea Inglese,Il pisello di fuori, la notizia,l’oblio di sèdal blog nazioneindiana25 Aprile 2008Se ripenso un attimo alla mie vicende scolastiche, dalle elementari fino alliceo, in termini di infrazioni penali, penso che avrei potuto totalizzarealmenodieci anni di carcere. Senz’altro gli “atti osceni” l’avrebbero fatta dapadrone,in quanto a tipologia di reato. Penso anche che almeno un terzo degli alunnidi tutte le classi in cui sono stato avrebbero puntualmente condiviso con metale destino. La prima denuncia avrei potuto collezionarla in secondaelementare quando, in refettorio, abbassai i calzoncini al fratello piccolodellamia giovane maestra, che mi sgridò poi inferocita. Ma i veri maxiprocessi sisarebbero svolti soprattutto a partire dalla terza media. La terza mediacorrispose, per noi alunni, ai grandi trionfi pubici, ossia alle più svariate eassidue esibizioni, in aula, della nostra peluria, dei nostri piselli inerezione, edelle tracce di sperma su lembi di camicia, fazzoletti, o altro.Ovviamente solo un’élite ben selezionata si dedicava a queste faccende, ilgruppetto dei più audaci e ribelli, di coloro che erano già addentro, almenosul piano dell’imitazione, alle grandi faccende post-puberali: bestemmie,feste con musica e prime sbronze, motorini ultimo grido, e avventure daicontorni enigmatici con ragazze più grandi. Ricordo ancora quando il gruppodei fighi della classe, ai quali appartenevo, almeno in termini di mole dicasino prodotto durante le lezioni, mi intimò di mostrare pubblicamentel’uccello. Tutto ciò durante una normale lezione di italiano o geografia.D’altraparte, i fighi si collocavano fatalmente nelle ultime file di banchi, dove ognitipo di atto osceno in luogo pubblico era agevolmente realizzabile. Presodalla classica ansia di competizione, decisi di andare in bagno perprocurarmi una degna erezione. Così feci, e tornai poi al mio banco pronto adesibirmi. Qualcuno volle ironizzare: “La prossima volta l’Inglese lo avvertiamonell’ora di matematica, così ha tempo di prepararsi”. Ma nonostante lamalevola battuta, nessuno ebbe formalmente niente da ridire: l’uccello erastato estratto, e durante la lezione. Non si poteva pretendere di più perrinnovarmi la patente di figo tra i fighi.Di certo i miei atti osceni appaiono un po’ sbiaditi, se penso a quelliriportatidalla straordinaria sequenza sulla vita scolastica in Amarcord di Fellini. Nonio e nessuno dei mie compagni eguagliò mai quel gruppo di alunni che,utilizzando come acquedotti di fortuna delle cartine geografiche arrotolate,fecero scivolare fin sotto la lavagna il getto d’urina della teppa della classe,posto all’ultimo banco. Non vidi mai con i miei occhi né ricordo di aver sentitocelebrare delle pisciate in classe, sia in forma diretta sia supportate dacanalizzazioni. Certo che oggi anche Fellini, per quella scena, avrebbepotuto essere denunciato per pornografia.Cosa pensare nel momento in cui anche i rituali puberali e post-puberalivengono trattati in termini polizieschi, come reati da punire attraversoprocessi? Me lo chiedo leggendo una notizia apparsa sui quotidiani di ieri. LaRepubblica la presentava così, nelle pagine nazionali di cronaca: “Atti oscenia scuola, bufera in Campania. Una professoressa accusata di concorso.”L’autore dell’articolo sceglie questo attacco in medias res: “Hanno tirato giùlalampo dei jeans esibendo gli organi genitali per poi sfidarsi sulle rispettivemisure. Una scena che sembra uscita dal film American pie”. Già allaseconda frase, il lettore è fuorviato. Perché mai il recente e statunitenseAmerican pie e non invece il nostrano e classico Amarcord? E perché questopiccolo inserto cripto-sociologico che non ha alcun legame con la verasociologia e tanto meno con il semplice buon senso? La solita solfa dellagioventù pervertita dalla TV e dal cinema… Come se nel medioevo, senzainternet e TV, i giovani non esibissero i loro uccelli… Ma questo è un dettaglionell’infernale ingranaggio che si può mettere in moto a partire da un fatto cosìbanale. Nel momento in cui, in seguito a denuncia, scatta la macchinapoliziesca, scatta anche la macchina giornalistica: la notizia incombe funestae allucinatoria sul “piccolo fatto vero”.Due regimi discorsivi s’impossessano di questo fatto, ma sono due regimidiscorsivi del tutto sproporzionati ad esso: il regime del linguaggio giuridicoequello del linguaggio scandalistico. Una volta scivolati in queste maglie, nonc’è che la presunzione di colpevolezza (la supplente è subito presentatacome “complice”, ecc.), la scomparsa delle differenze, la confusione, il grannero di seppia. Un nuovo tassello in quell’obbrobrio che è la scuola italiana,novello luogo di tutte le perversioni sessuali, di tutte le forme di crudeltà etortura. E infatti, sulla stessa pagina di Repubblica, un trafiletto riporta conzelo “I precedenti: la prof che si fa palpeggiare in classe e finisce su YouTube, la supplente che viene sorpresa in atteggiamenti intimi con unostudente, la docente accusata di usare un linguaggio a `luci rosse'”. Siamopenetrati nel “girone scuola”, che per anni non ha interessato né i politici néla società, finché si trattava di ragionare sul merito delle questioniistituzionaliimportanti (assunzioni, contratti, programmi, metodi, risorse, stipendi, ecc.).Ora però si è aperto un nuovo e ben più attraente filone, quello deicomportamenti sessuali, visti ovviamente attraverso l’attuale buco dellaserratura: il filmino telefonico. Ma a sollecitare l’attenzione, vi è purel’intreccio poliziesco: l’inchiesta e il processo. Bullismo e porno-lezioni,graziea questi due temi la scuola è finalmente sotto i riflettori. Una volta all’anno,qualche coscienzioso giornalista fa il punto della situazione su questioni”marginali”: numero di precari, caos legislativo, inferno della graduatorie,disagio psichico del corpo docente per motivi professionali, ecc. Roba dipochissimo interesse. Poi si torna a bomba, con tette, culi & manette.Ricordo di aver visto il novembre scorso, a “Studio aperto”, uno specialededicato ad un blog di alunni, che “davano i voti ai loro professori”, masecondo la logica di una hit-parade di Paperissima. Ecco allora una serie dibrevi video – chissà quanto autentici – di sregolatezze del corpo docenti:professori filmati di nascosto dagli alunni mentre ballano in aula, o cantano, osi mettono la maschera di Topolino, ecc. Insomma, si torna ad Amarcord, main versione trash, senza nessun’ombra di quella nostalgia per la scuola chepur è percepibile nelle pieghe del grottesco felliniano. Ma il punto è un altro:finalmente la TV – quella berlusconiana in particolare – può prendersi larivincita sull’istituzione scolastica: “Tu, scuola pubblica, pensavi di potercostituire un polo alternativo in termini educativi ai valori che io, TV,veicolo, einvece eccoti ridotta ai docenti-pagliacci, alla lezione-spazzatura. Tu non seimeglio né diversa da me: sei proprio come me!”Screditare i docenti e criminalizzare gli alunni, questo mi sembra l’esito divicende come quella segnalata ieri da Repubblica. Ma tutto questo nonriguarda solo il destino della scuola, ma il modo in cui è ancora possibilecomprendere in forma sensata delle esperienze cruciali, per l’esistenzaumana, come quelle legate alla sessualità. E tra queste esperienze c’è anchequella del gruppo di ragazzi che, in classe, fanno a gara a chi ce l’ha piùlungo. In una situazione normale, ossia extrapoliziesca e extrascandalistica,sia gli alunni giovani sia i prof adulti sanno quali proporzioni dare ad eventidel genere. L’abilità del giovane sta tutta nel non farsi scoprire, laresponsabilità dell’adulto sta nel punire con scandalo quel tonto o esageratoche si tradisce. Ma per nessuno dei due il fatto in sé suscita particolariinterrogativi e angosce epocali. Ma appena sottraete il pisello estratto in auladal suo contesto educativo normale, e ne fate un crimine punibile per legge edunque una notizia di cronaca, questo pisello perde i suoi usuali contorni, esi carica di presagi tremendi, diventa un pisello sintomatico, e su di luialeggia non una faccia da ragazzetto un po’ scemo ma una nuvola nera, checondensa in sé tutte le angosce apocalittiche e la fantasie morbose del lettoredi giornale, lontano da quelle aule, cieco ai quei volti umanissimi di giovani,immemore della sua fase puberale, e delle sue esibizioni di pisello. Lanotizia, insomma, non crea solo l’ignoranza né la rafforza, ma può fare di più:cancellare la memoria di sé.++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Mi associo anch’io ai saluti alla nuova iscritta: è intervenuta in un’area di discussione che, come gli altri amici ben sanno, mi sta particolarmente a cuore. In una fase in cui, anche per gli effetti perversi di certa pedagogia alla Spoke, sembra che l’autorità genitoriale “naturale” sia diventata di per sè un pericoloso reato, la genitorialità stessa – primo e più importante viatico della vita – si è sciolta come aspirina in un bicchiere fra maestrine, parroci, assistenti sociali, organizzatori di “corsi” nelle scuole, musico e teatroterapisti, guru e onnipresenti psicologi. L’aiuto legittimo, da chiedersi quando si è in difficoltà, e che forse un tempo era effettivamente carente, ora è diventato qualcos’altro: un obbligo strisciante da parte di chi dovrebbe per forza ricevere, un controllo sociale esercitato da invidiosi e deficienti, infine una specie di business allargato da parte di chi offre i propri servizi, spesso a partire da competenze bassissime e da un livello intellettivo mortificante per chi ascolta. Una mia giovane e brillante collega, in tempi recentissimi, è stata più o meno obbligata a frequentare un sedicente “corso di aggiornamento” gestito da sedicenti “genitori democratici” (sic!!); il giorno dopo mi ha riferito di aver sentito, in altisonante linguaggio psicologistico, banalità tali che una persona pensante dovrebbe semplicemente vergognarsi ad elaborarle. Permettemi di dire che non ci sto; permettetemi di sentirmi e di voler continuare ad essere, con tutti i miei limiti e finchè la ragione mi sostenga, il solo genitore femmina e il primo educatore della mia legittima prole. Ognuno ha il diritto di crescere i propri figli come ritiene opportuno, ma forse se cominciassimo ad avere ben chiaro che sono, nel bene e nel male, prima di tutto nostri, incominceremmo a riprenderci responsabilità davvero scomode: quella di sbagliare, cosa inevitabile per tutti quando si affronta un compito difficilissimo; poi di rimediare con umiltà, cosa possibile con l’aiuto dei tecnici veri – possibilmente scelti dal cliente. E della propria libertà, per compressa che sia: quella libertà che Spinoza, forse un po’ troppo ottimisticamente, riteneva di poter salvaguardare come dato interiore sempre, ovunque, anche in mezzo alle costrizioni.Buon fine settimana a tutti,Alessandra Paganardi++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Cara Alessandra, grazie, come sempre, per le tue generose risposte e le tue acute considerazioni. Certi modelli culturali e comportamentali fanno vivere i figli come ingiustizia la sorte di avere “quei” genitori in confronto ai modelli televisivi sempre sani, forti, patinati, cazzeggianti, che deformano tutto, anche l’aspetto ludico della vita. Dal vivere come ingiustizia l’assegnazione di “quei” genitori non ci si rialza più. Ciao. Beno Fignon +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Credo che Beno dica la cosa giusta. Non si tratta di idolatrare o demonizzare i genitori che siamo, che abbiamo avuto o che saremo, tutti necessariamente limitati e fallibili; si tratta di non lasciarsi condizionare da modelli striscianti parolai e sempre vincenti che, quando si alleano a certa pedagogia “della liberazione” male intesa, nonchè a certa “orizzontalità” fin troppo presente e imperante, sparano il colpo di grazia sul principio d’autorevolezza, (non sto a fare sofismi differenziali fra “autorevolezza” e “autorità”: mi pare semplicemente normale e sano che chi sa, e ha esperienza, tenti di trasmettere, esponendosi di persona e senza nessun ipse dixit , a chi non ne ha ancora!!!!) che è il viatico di ogni educazione. Il danno è immenso, ma questo lo si vede soiltanto cinque lustri dopo, quando tanto non è più colpa di nessuno. Così anche nella scuola, naturalmente, dove parecchi mali sarebbero sanati se il docente riuscisse a recuperare un po’ di autorevolezza, senza necessariamente coniugarla con neo-rigori da maestrino del tutto anacronistici in classi come le nostre attuali – dove il livello di conoscenze e competenze, a partire dal semplice lessico, è in partenza ogni anno più basso, persino fra i migliori. (Tanto per essere concreti: una ragazza della mia terza di Scienze Sociali, diciassette anni fra poco e media del sette e mezzo, mi ha domandato la settimana scorsa che cosa significa “oblio”!!!!!!). Ma questo sarebbe un discorso ancor più lungo. Alesandra Paganardi++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Cara Alessandra, concordo in parte con il tuo sfogo.Sono stata leonessa e madre tenera dei miei due figli, pronta a morderechiunque facesse loro del male,e sempre disbonibile e amorevole per rispondere alle loro e alle mieaspettative.Tuttavia, come tutte, essendo per l’85% unica educatrice , ho anchecommesso inevitabili errorie ho attribuito al mio coniuge colpe per quel 15% troppo “donante” forse perfarsi perdonare le lunghe as-senze per lavoro.Ho dovuto tuttavia imparare sulla mia pelle a “lasciarli crescere e volare” ecsono certa che come lo è stato per meda adulta e con i genitori morti, anche loro hanno dvuto affrontare con unpercorso psicologicol’incontro/scontro/perdono con le parti genitoriali da cui non si sono sentiticompresi, amati da cui si sono sentiti giudicati, e cui hanno datodelusioni……..Ce l’ho fatta io a recuperare e a lasciar andare le memorie genitorialiringraziondole per tutto ciò che avevano rappresentato per la mia crescita ecel’hanno grazie a Dio fatto anche loro, che oggi hanno recuperato unrapporto maturoe grato con noi da vivi…….ma non tutti riescono a farcela.Molti si portano appresso fino alla tomba rancori nei confronti di padri e madriche hanno percepitocome assenti o ipergiudicanti o troppo pieni di aspettative…….molti che hanno percepito abbandoni, tradimenti di aspettative di amorereagiscono mutilandosi oppure scaricano la loro rabbiaverso genitori “pesanti”, uccidendoli…..Non c’è banalità nella psiche, ma abissi che solo un attento e distaccatolavoro può illuminare grazie ad esperti ma anche grazie alla voglia di viveree di sopravviverea certi disagi dell’infanzia……LUCIANA MANGANO +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++Cara Luciana,grazie per questa condivisione d’esperienze. Il mio, comunque, non voleva essere uno “sfogo”, né tantomeno una pagina di diario, ma una riflessione appassionata su quello che resta oggi del “ruolo” (terribile, abusata parola) di genitore, o più in generale di educatore. Non è un problema mio personale, credo; è un problema di terribile rilevanza collettiva, con cui bisognerà fare i conti prima o poi. I genitori “pesanti”, come li chiami tu, possono rendere difficoltosa una singola vita: verissimo. Ma bisogna vedere qual è il biolancio fra costi e benefici. E lo si vede sempre dopo, a cose fatte, a sipario chiuso. Personalmente ne ho avuti due pesantissimi (di genitori): l’amarli più o meno, il “perdonarli” (ma di cosa?) più o meno è un mio problema personale che non credo interessi a nessuno. Di sicuro, se voglio essere sincera, ammetterò sempre di aver imparato da mia madre e da mio padre qualcosa di fondamentale, che trascende la mia singola autobiografia: la lealtà a tutti i costi, la giustizia retributiva e il senso del dovere. Mi permetto di considerarli valori forti ed importanti, perenni, da qualunque parte derivino. Quanto alle “mutilazioni”, occorre ammettere che nella vita bisogna fare delle scelte e che alcune mutilazioni sono semplicemente necessarie in vista di determinati obiettivi (in fondo ogni scelta è una mutilazione). Il mio bersaglio polemico, comunque, non sono mai i genitori accusati d’eccessivo “autoritarismo”, purché convinti del loro messaggio quale che sia, ma caso mai proprio il contrario: è invece quell’esercito (in forte aumento) di genitori troppo “leggeri” che hanno perso il senso della responsabilità e della distanza, e che per totale mancanza di autorevolezza, magari perchè no anche di severità, rischiano di rovinare non un singolo, ma intere generazioni. Ti assicuro che come insegnante ne ho viste e ne vedo di tutti i colori, ma se dicessi veramente tutto ciò che penso passerei immediatamente per reazionaria. Quindi in genere taccio diplomaticamente, almeno a scuola, a meno di venire interpellata. Se conta poi qualcosa la mia esperienza personale – ma non volevo parlare di questo – preferirò sempre essere presente e pesante, piuttosto che allegramente assente e leggera. Almeno i miei due cuccioli avranno qualcuno da ringraziare o da maledire (o meglio, come sempre accade, entrambe le cose). Buona domenica, cordialmenteAlessandra ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++:

Cara Alessandra, 
 concordo in parte con il tuo sfogo.
Sono stata leonessa e madre tenera dei miei due figli, pronta a mordere 
chiunque facesse loro del male,
e sempre disponibile e amorevole per rispondere alle loro e alle mie 
aspettative.
Tuttavia, come tutte, essendo per l’85% unica educatrice , ho anche 
commesso inevitabili errori
e ho attribuito al mio coniuge colpe per quel 15% troppo “donante” forse per 
farsi perdonare le lunghe as-
senze per lavoro.
Ho dovuto tuttavia imparare sulla mia pelle a “lasciarli crescere e volare” e 
csono certa che come lo è stato per me 
da adulta e con i genitori morti, anche loro hanno dvuto affrontare con un 
percorso psicologico
l’incontro/scontro/perdono con le parti genitoriali da cui non si sono sentiti 
compresi, amati da cui si sono sentiti giudicati, e cui hanno dato 
delusioni……..
Ce l’ho fatta io a recuperare e a lasciar andare le memorie genitoriali 
ringraziondole per tutto ciò che avevano rappresentato per la mia crescita e 
cel’hanno grazie a Dio fatto anche loro, che oggi hanno recuperato un 
rapporto maturo
e grato con noi da vivi…….
ma non tutti riescono a farcela. 
Molti si portano appresso fino alla tomba rancori nei confronti di padri e madri 
che hanno percepito
come assenti o ipergiudicanti o troppo pieni di aspettative…….
molti che hanno percepito abbandoni, tradimenti di aspettative di amore
reagiscono mutilandosi oppure scaricano la loro rabbia
verso genitori “pesanti”, uccidendoli…..
Non c’è banalità nella psiche, ma abissi che solo un attento e distaccato
lavoro può illuminare grazie ad esperti ma anche grazie alla voglia di vivere 
e di sopravvivere
a certi disagi dell’infanzia……

Luciana Mangano-++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Mi associo anch’io ai saluti alla nuova iscritta: è intervenuta in un’area di 
discussione che, come gli altri amici ben sanno, mi sta particolarmente a 
cuore. In una fase in cui, anche per gli effetti perversi di certa pedagogia alla 
Spoke, sembra che l’autorità genitoriale “naturale” sia diventata di per sè un 
pericoloso reato, la genitorialità stessa – primo e più importante viatico della 
vita – si è sciolta come aspirina in un bicchiere fra maestrine, parroci, 
assistenti sociali, organizzatori di “corsi” nelle scuole, musico e teatroterapisti, 
guru e onnipresenti psicologi. L’aiuto legittimo, da chiedersi quando si è in 
difficoltà, e che forse un tempo era effettivamente carente, ora è diventato 
qualcos’altro: un obbligo strisciante da parte di chi dovrebbe per forza 
ricevere, un controllo sociale esercitato da invidiosi e deficienti, infine una 
specie di business allargato da parte di chi offre i propri servizi, spesso a 
partire da competenze bassissime e da un livello intellettivo mortificante per 
chi ascolta. Una mia giovane e brillante collega, in tempi recentissimi, è stata 
più o meno obbligata a frequentare un sedicente “corso di aggiornamento” 
gestito da sedicenti “genitori democratici” (sic!!); il giorno dopo mi ha riferito di 
aver sentito, in altisonante linguaggio psicologistico, banalità tali che una 
persona pensante dovrebbe semplicemente vergognarsi ad elaborarle. 
Permettemi di dire che non ci sto; permettetemi di sentirmi e di voler 
continuare ad essere, con tutti i miei limiti e finchè la ragione mi sostenga, il 
solo genitore femmina e il primo educatore della mia legittima prole. Ognuno 
ha il diritto di crescere i propri figli come ritiene opportuno, ma forse se 
cominciassimo ad avere ben chiaro che sono, nel bene e nel male, prima di 
tutto nostri, incominceremmo a riprenderci responsabilità davvero scomode: 
quella di sbagliare, cosa inevitabile per tutti quando si affronta un compito 
difficilissimo; poi di rimediare con umiltà, cosa possibile con l’aiuto dei tecnici 
veri – possibilmente scelti dal cliente. E della propria libertà, per compressa 
che sia: quella libertà che Spinoza, forse un po’ troppo ottimisticamente, 
riteneva di poter salvaguardare come dato interiore sempre, ovunque, anche 
in mezzo alle costrizioni.
> Buon fine settimana a tutti,
> Alessandra Paganardi
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Quasi un forum, Museo degli orrori e dintorniultima modifica: 2008-04-26T15:49:51+02:00da mangano1
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