PATRIZIA GIOIA, alla mia maniera
Erano davvero bei racconti quelli di Angelica, un po’ romanzo, un po’ fotoromanzo, un po’ storia, un po’ fantasia, roba per sognare e noi giovani ragazze, mi spiace caro Valerio, sospiravamo per il bel Robert Hossein, così come voi lo facevate per la più bella certamente Michell Mercier, che comunque piaceva anche a noi ragazzine che volevamo da grandi essere come lei…libere.
Angelica sapeva tenere bellezza e verità in equilibrio, non avrebbe mai fatto la velina, ma si sarebbe “sacrificata” certamente per salvare l’uomo che amava e da cui era prepotentemente amata. Ecco dove l’affascinante conte di Peyrac ci faceva sognare, nella forza e nella tenacia del suo amore, in equilibrio con la dolcezza e la sensibilità del suo essere maschio .
Certo c’era ancora tanta paglia nelle stalle e tante stelle alte nel cielo, che insieme a grilli e profumi di gelsomino liquefacevano corpo e cuore, inventando l’amore come al tempo del colera, dove tutto si faceva li, l’eternità era davvero tempo presente.
L’alchimia del bel conte era davvero malia, e un altro bello come Gemma nemmeno la scalfì, infatti dovette essere bruciato vivo il conte per continuare a fiammeggiare nei nostri cuori. La sua fu infatti una di quelle morti che ti fanno stare ogni notte col fiato sospeso e la finestra socchiusa, pronte noi tutte a vedercelo rientrare da fuori, certamente non come i peter pan che ci trovammo poi nel letto. Sognatrici che eravamo!
Sai che facciamo Valerio, tu ti riprendi Angelica e io il bel Peyrac, che sarebbe come dire, sognamo questa notte di tornare giovani e lasciamo la finestra socchiusa, forse, da qualche parte, esistono davvero e ci stanno aspettando.
Ma questa volta non stiamo ad aspettare e torniamo a volare!
Patrizia Gioia, alla mia maniera