Roberto Ciccarelli, Derrida e la democrazia

bb64e9fab16704d619c6dac474e242e9.jpgda IL MANIFESTO, venerdi 27 giugno 2008———————————————————JACQUES DERRIDA(nella foto)Lezioni magistrali per cacciare gli spettri della sovranitàLIBRI: INCONDIZIONALITÀ O SOVRANITÀ. L’UNIVERSITÀ ALLE FRONTIERE DELL’EUROPA DI JACQUES DERRIDA, MIMESIS, PP. 45, EURO 10di Roberto Ciccarelli (il manifesto, 26.06.2008)UNA NOTA di federico la sala EUROPA. Atene, 1999….JACQUES DERRIDA. LA DEMOCRAZIA, IL PRINCIPIO-FANTASMA ARCAICO DELLA SOVRANITA’, E LA LIBERTA’ INCONDIZIONALE[…] formulare «un principio di resistenza o di dissidenza» che deve preparare un nuovo pensiero della «responsabilità politica». Quella di Derrida è l’ipotesi di una «nuova alleanza dentro e fuori l’Europa, con tutte le forze che non confondono la critica della sovranità con l’asservimento, e neppure con la servitù volontaria».Un’alleanza che deve oltrepassare le frontiere dei campus universitari e rivendicare una «libertà incondizionale» per mettere in discussione il potere e le sue figure nazionali o democratiche, teologico-politiche ed economico-militari […]———————————————————-Elitario per alcuni, demagogo per altri, sublime ed odioso per molti, Jacques Derrida non ha mai provocato indifferenza. Nel suo caso vale ciò che Bertrand Russel disse della matematica: «Non si sa mai ciò di cui si parla, né se ciò che si dice è vero».Oggetto di culto dalla Corea alla California, filosofo e scrittore sconcertante per ricchezza di registri, intellettuale impegnato arrestato in Cecoslovacchia al tempo del comunismo, sostenitore di Nelson Mandela, di Mumia Abu-Jamal e delle lotte dei sans papiers in Francia, Derrida viene sempre più percepito come un pensatore della politica e critico radicale della sovranità e dei suoi fantasmi teologico-politici.Ne è la prova la conferenza inedita Incondizionalità o sovranità. L’università alle frontiere dell’Europa, pronunciata nel 1999, in occasione del conferimento della laurea honoris causa presso l’Università di Atene, ora pubblicata in italiano con l’introduzione e la cura di Simone Regazzoni che a Derrida ha recentemente dedicato studi di pregevole fattura (La decostruzione del politico. Undici tesi su Derrida e Nel nome di Chora. Da Derrida a Platone e al di là, entrambi pubblicati da Il Melangolo).Nel momento più istituzionale della vita universitaria, il conferimento di una laurea per chiara fama, Derrida non solo denuncia la «guerra umanitaria» allora in pieno svolgimento nei cieli della Serbia e del Kosovo ma, in nome della «libertà incondizionale», sostiene che la guerra tra i nazionalismi (quello serbo e kosovaro) e la guerra della Nato a sostegno della rivendicazione di uno Stato-nazione in Kosovo sono ispirate dallo stesso principio. Ciò che accomuna i due fronti è il «principio-fantasma arcaico» della sovranità, di origine teologica, indissociabile dall’ideologia etnicista, nazionalista e stato-nazionalista. Anche gli stati europei che hanno considerato i diritti dell’uomo superiori alla sovranità degli stati sono rimasti prigionieri di questo fantasma. «Questo rispettabile discorso dei diritti dell’uomo – afferma Derrida – si aggiusta, in modo ingiusto e selettivo, alle mire egemoniche delle superpotenze statuali-nazionali. Esse non rinunciano alla propria sovranità».Derrida è consapevole del fatto che l’ideologia della sovranità può avere, in maniera provvisoria, «positivi effetti di emancipazione». Tuttavia, anche in questo caso, la sua violenza si fa sentire. Perché, infatti, ignorare sistematicamente le risoluzioni dell’Onu, scegliendo quale violenza sanzionare, rispetto a molte altre che restano impunite? Il vero problema per una politica democratica, è mettere in questione il principio di sovranità come principio di potere. La democrazia deve essere consapevole di gestire una violenza che, al contempo, pone e conserva i diritti di cui essa stessa è promotrice. Per farlo, non è più possibile aderire incondizionatamente ad un regime politico che non ha il coraggio di affrontare la propria violenza costitutiva. Ignorarlo, significa correre pericoli inaccettabili per sé e per gli altri. Comprenderlo, significa invece formulare «un principio di resistenza o di dissidenza» che deve preparare un nuovo pensiero della «responsabilità politica». Quella di Derrida è l’ipotesi di una «nuova alleanza dentro e fuori l’Europa, con tutte le forze che non confondono la critica della sovranità con l’asservimento, e neppure con la servitù volontaria».Un’alleanza che deve oltrepassare le frontiere dei campus universitari e rivendicare una «libertà incondizionale» per mettere in discussione il potere e le sue figure nazionali o democratiche, teologico-politiche ed economico-militari. Una libertà rischiosa, ma necessaria per evitare di essere travolti da un potere che, in nome della democrazia, svuota o annienta la libertà dei deboli, quindi anche la nostra.__._,_._____._,_.___

Roberto Ciccarelli, Derrida e la democraziaultima modifica: 2008-06-27T19:30:13+02:00da mangano1
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2 pensieri su “Roberto Ciccarelli, Derrida e la democrazia

  1. Derrida è stato come un novello Aristotele che ci ha parlato del moderno ‘sinolo’ fatto di materie, strutture e forme; ci ha dunque parlato di ‘sostanze complesse’ ed ha esplicitamente posto i complessi problemi
    delle relazioni tra strutture in l’Uno-che-è, intuendolo e pensandolo nella dialettica dei testi e delle ‘differenze’ sostanziali. Un’intelligenza filosofica complessa che ha sussunto quell’ ‘improbus labor’ delle differenze e delle
    separazioni fattuali “trasgredendo” produttivamente tutte quelle determinazioni filosofiche completamente ed autopieticamente edificate e, in qualche misura, asservite ai principi del metaphysicum maxime e del suo effusivum usi.

  2. Derrida è stato come un novello Aristotele che ci ha parlato del moderno ‘sinolo’ fatto di materie, strutture e forme; ci ha dunque parlato di ‘sostanze complesse’ ed ha esplicitamente posto i complessi problemi
    delle relazioni tra strutture in l’Uno-che-è, intuendolo e pensandolo nella dialettica dei testi e delle ‘differenze’ sostanziali. Un’intelligenza filosofica complessa che ha sussunto quell’ ‘improbus labor’ delle differenze e delle
    separazioni fattuali “trasgredendo” produttivamente tutte quelle determinazioni filosofiche completamente ed autopieticamente edificate e, in qualche misura, asservite ai principi del metaphysicum maxime e del suo effusivum usi.

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