Antonio Ghirelli, Giuseppe Prezzolini

381446876.jpgDA il sole 24 ore 28 luglio 2008

Antonio Ghirelli –
GIuseppe Prezzolini (novità editoriale)

La nuova biografia di Giuseppe Prezzolini, curata da Gennaro Sangiuliano, offre lo spunto ad Antonio Ghirelli per ripercorrere la figura di uno fra i più importanti intellettuali della prima metà del Novecento.
Direttore dell’influente ed innovativa rivista culturale “La Voce” di Firenze (attiva da 1908 al 1915), Prezzolini invitò attorno al suo progetto culturale e politico molti giovani che diverranno fra i più importanti intellettuali della penisola. Ghirelli si sofferma in particolare sulla posizione politica di Prezzolini, sui suoi rapporti col regime fascista e sulla sua irriducibile indipendenza.

Questa ricca e attentissima biografia di Prezzolini che Gennaro Sangiuliano, già direttore del «Roma» e vicedirettore di «Libero» pubblica in questi giorni per i tipi di Mursia, non ha solo il merito di averci restituito un ritratto assai stimolante di uno degli intellettuali e dei giornalisti più brillanti, colti e anticonformisti della destra italiana nel Novecento. Sotto questo profilo, l’affinità ideologica del biografo con il suo personaggio, lo induce talvolta a sorvolare su clamorose contraddizioni e nevrotiche stranezze di un tipo che non ha pianto una lagrima per la morte del padre, non ha speso un sorriso per l’arrivo del primo figlio e si è imboscato nel ministero della Guerra dopo una breve esperienza in trincea pur avendo militato in prima linea tra gli interventisti con Corradini e Mussolini.
In realtà, a parte l’interesse implicito nel racconto di un’esistenza strepitosa che si è conclusa poi tranquillamente dopo un esilio volontario nel Ticino, all’esatta scadenza del centesimo anno di età, questo libro di Sangiuliano si raccomanda per una ragione o, se si preferisce, per una provocazione ancor più interessante: perché ricostruisce scrupolosamente, senza pretese critiche o filosofiche ma certo non senza un sottinteso politico, la storia del primo ventennio del secolo. Del periodo cioè in cui la Destra italiana conquistò quella che Gramsci avrebbe definito una egemonia culturale – si badi bene: culturale prima che politica – talmente vigorosa da imporre prima l’impresa coloniale in Libia, poi l’intervento nella Prima guerra mondiale accanto alle potenze occidentali, infine le premesse fondamentali per l’affermazione del fascismo.
Il successivo, graduale, inevitabile declino del regime mussoliniano avrebbe sgretolato quell’egemonia, fatte salve le eccezioni di un Gentile o di un Pirandello, tanto da indurre la nostra generazione a identificare la Destra esclusivamente con la barbarie, la prepotenza e l’incompetenza, anche questo libro serve a ricordarci che non era stato così all’epoca del primo Croce e di D’Annunzio, di Papini e appunto di Prezzolini, Marinetti e Soffici, quando la borghesia italiana si innamorava della modernità nella società e nella fabbrica, voleva cancellare il ricordo di Lissa e di Adua1 e lanciava, sia pure con fatale ritardo, la sfida dell’imperialismo ai grandi Paesi europei. L’incapacità dei ritornisti socialisti di resistere alle insensate fantasie rivoluzionarie della loro sinistra sindacale e partitica avrebbe fatto il resto, lanciando il Paese nelle disastrose avventure di Caporetto e della marcia su Roma.
Il collega Sangiuliano documenta scrupolosamente il ruolo che in questa vicenda giocarono i gruppi e le riviste, quelle nazionaliste in principio, poi il movimento futurista e dannunziano, in parallelo con il «Leonardo» di Papini e la «Voce» cui Papini si associa con Prezzolini e, per qualche anno, ne subisce il fascino intellettuale e la maestria professionale, che nei decenni successivi propizieranno la carriera di un inimitabile giornalista.
Beninteso la «Voce», che secondo Malaparte sarà «la serra calda del fascismo e dell’antifascismo», arriva gradualmente, per tappe, all’imperialismo, all’interventismo e alla solidarietà, in principio assoluta, con il Mussolini del «Popolo d’Italia», né cadrà mai nel teppismo polemico proprio per merito di Prezzolini a cui sta a cuore soprattutto «l’eticità della vita intellettuale». Basterebbero lo stretto, devoto legame stabilito con Croce e mantenuto a lungo, l’amicizia con Gobetti o la presenza di Salvemini e di Giovanni Amendola tra i collaboratori della prima «Voce», a giustificare la definizione di Curzio Malaparte e confermare il rigore di questo curioso ribelle, che tuttavia, a pensarci bene, ha incarnato un tipo di intellettuale tipicamente italiano, un “anarchico conservatore” come è stato battezzato Prezzolini […] generosamente disinteressato, incapace di adattarsi non solo alla mediocrità, ma alla normalità. Anche il rapporto con Mussolini, propiziato dall’avvento del futuro Duce alla direzione dell’«Avanti!» dopo il catastrofico congresso di Reggio Emilia del 1911, conosce le sue ambiguità e le sue rotture nel tempo. Il romagnolo ha capito presto quante riserve il direttore della «Voce» nutra per la facinorosa aggressività dei suoi squadristi, anche se si dice convinto che «in un Paese come l’Italia, di scarso potere associativo e di poca attitudine alla disciplina, il fascismo offra esempi straordinari dell’una e dell’altra». Naturalmente, la seconda parte della biografia di Sangiuliano è dedicata alla vita professionale e universitaria del direttore della «Voce» che per sessant’anni scriverà su tutti i grandi giornali italiani e – pur non essendo né laureato né diplomato – terrà cattedra di italiano alla Columbia University di New York. […] Pertini, lo riceverà più tardi al Quirinale, per assegnargli la Penna d’Oro e gli chiederà perché non torna a vivere in Italia; e lui, alludendo alle brevi puntate da Lugano per far spese oltre confine, risponderà beffardamente: «Stia tranquillo, Presidente, ci vengo tutti i giorni a comprarci la verdura».

1 Adua: grave sconfitta subita dalle truppe italiane nel 1896 impegnate nella conquista coloniale dell’Etiopia.

Gennaro Sangiuliano, Giuseppe Prezzolini, Mursia, Milano, pp. 398, € 24,00.

VEDI ANCHE
Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Vecchi amici divisi dalla guerra, ne “Il Sole 24 ORE”, 20 luglio 2008.

Antonio Ghirelli, Giuseppe Prezzoliniultima modifica: 2008-07-29T17:52:00+02:00da mangano1
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