da LIBERAZIONE 29 LUGLIO 2008
Gramsci avrebbe litigato con Vittorini?
Girolamo De Michele
Nel sarcastico «Vittorini se n’è ghiuto e soli ci ha lasciati» col quale Togliatti liquidava l’abbandono del Partito Comunista da parte del fondatore del Politecnico è contenuto, in nuce, un riferimento, ovviamente polemico – che Togliatti non mancò di esplicitare – ad una delle esperienze intellettuali che Vittorini aveva tentato nell’officina della propria rivista: la solitudine come condizione del nascere e del morire che è caratteristica dell’esistenzialismo, e in particolare di quello contemporaneo alla temperie intellettuale del secondo dopoguerra. Per il marxista ortodosso che si nasca e si muoia soli è una sciocchezza: la classe precede sempre l’individuo. Nondimeno, nel liquidare sbrigativamente l’esperienza esistenzialistica, Togliatti poneva un deciso veto al tentativo di incontro tra le due culture che, negli anni Trenta e Quaranta, avevano saputo raccogliere – in modo diverso tra Francia e Italia – lo spirito di insubordinazione all’ordine esistente, la ribellione morale alla barbarie nazifascista.
Nessuno meglio di Fenoglio in Italia (come anche Camus in Francia) ha saputo rappresentare il momento della decisione alla lotta come sorgente da un impulso, da uno scatto, da un balzo nel vuoto le cui conseguenze vengono assunte nel corso della lotta, ossia nella prassi. Lo si legge bene proprio nelle pagine iniziali del Partigiano Johnny , nel dialogo tra i due maestri (letteralmente: i suoi insegnanti di lettere e filosofia al liceo) di Fenoglio, il comunista Cocito, che sarà assassinato dai nazisti, e l’esistenzialista Chiodi, il partigiano che leggeva Heidegger (del quale dovrebbe essere una lettura imprescindibile lo straordinario diario partigiano, Banditi ). E proprio attorno alla posizione di Pietro Chiodi – «spingersi a sinistra il più possibile senza perdere di vista la libertà» – s’andò formando lo straordinario sodalizio tra il maestro e l’allievo che divennero amici nella ricerca della libertà e nel comune sentimento antifascista.
Il carattere problematico dell’incontro tra marxismo ed esistenzialismo nasceva proprio da questo limite del marxismo ortodosso, per il quale la libertà è un valore differibile o subordinabile alle “dure leggi della storia”. La mancata accettazione di uno spirito libero e irrequieto come Vittorini come “compagno di strada” andava dunque ben oltre le vicende personali e lo specifico momento delle schermaglie tra Politecnico e Rinascita. E comportava ben altre perdite, oltre all’intellettuale siciliano. Quella di Togliatti fu infatti una scelta di campo all’interno di una consapevole fondazione del marxismo italiano, che coinvolse, oltre al Politecnico , anche altri spiriti inquieti, ma non pronti alla rottura col Partito e disponibili ad un discorso di lunga durata, o addirittura al lascito alle generazioni successive, come Cesare Luporini e Antonio Banfi: far proprio il lascito dell’idealismo crociano, rafforzandone gli elementi di continuismo, di progressismo e soprattutto di storicismo contro i quali aveva scritto in carcere pagine durissime Antonio Gramsci.