Fabio La Cavera, La pillola dei giorni felici

da LA STAMPA, 1 AGOSTO 2008
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FABIO LACAVERA

La pillola dei ricordi felici
La scoperta: è in una proteina l’arma segreta che può spegnere i traumi
Vivere di bei ricordi. Un sogno, che potrebbe diventare un incubo. Dopo naso, capelli, seno, gambe, natiche, prima o poi ci potremo rifare la memoria, eliminando dal calendario della rimembranza le giornate da dimenticare. Un gruppo di scienziati americani e tedeschi ha svelato sulla rivista «Neuron» il meccanismo di spegnimento dei ricordi sgradevoli nei ratti, spianando la strada alla «pillola brucia-ricordi del giorno dopo». Come? Basta impedire la registrazione cerebrale dei traumi di varia natura e entità, dai tradimenti amorosi alle bocciature d’esame, dagli infortuni sul lavoro alle aggressioni, dagli stupri alle guerre, dagli omicidi agli attentati terroristici e via elencando nella graduatoria dell’orrore.

Il dubbio: la cosmesi chimica della memoria non rischia di distruggere la personalità, sgretolandone i mattoni, cioè i ricordi belli, ma soprattutto brutti e così così? Non a caso, le percezioni sgradevoli si fissano più facilmente nella memoria di quelle gradevoli e risultano più utili, se è vero, per dirla con Nietzsche, che «il coraggio di ricordare è il principio della salute».

Bonificare i ricordi, quindi. Estinguendo sul nascere la memoria di singoli eventi che in condizioni normali vengono registrati nello scomparto più affascinante del cervello, il sistema limbico o cervello emotivo. Quello al quale attingono i poeti. Che alimenta l’elaborazione delle azioni: i rimorsi o, al contrario, le nostalgie.

Gli studiosi dell’Università della California a Irvine e di Münster in Germania si sono concentrati sulle funzioni di una proteina chiamata neuropeptide S, scoprendo che è coinvolta nella cancellazione dei ricordi stressanti grazie all’influsso su alcuni neuroni che ne immagazzinano le immagini nell’amigdala. Quest’ultima è l’interruttore delle emozioni. Dopo un evento traumatico, nel cervello entrano in gioco corteccia prefrontale, amigdala e ippocampo, ma l’epicentro è proprio l’amigdala, nella profondità del lobo temporale. Il neuropeptide S è la staffetta delle emozioni: porta l’esperienza traumatica dall’amigdala all’ippocampo, scatola nera nella quale sono archiviate le esperienze, rimosse con la dimenticanza o riemergenti nella memoria attraverso i flashback. Il trauma è un fermo immagine che all’infinito si ripropone, richiamando l’episodio all’origine del brutto ricordo.

Gli scienziati hanno sperimentato sui topi la possibilità d’impedire la consegna del «souvenir » cattivo da parte della staffetta biologica. Emozioni e memoria abitano nel cervello emotivo: viaggiano insieme e vengono depositate una accanto all’altra. Un farmaco ben congegnato potrebbe selezionare i ricordi da conservare e quelli da non registrare. Con effetti sorprendenti.

Intanto, la super-pillola annullerebbe il perno della filosofia morale kantiana: «Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo». Abolirebbe i rimorsi, cancellando la memoria del delitto e poi renderebbe inutile l’elaborazione del lutto, negandolo nell’intimità di chi ne è direttamente investito. Farebbe anche inceppare il meccanismo dell’autoconservazione dell’uomo fondato sulla paura. Succederà che, dimenticando la morte di un figlio, si produrrà l’effetto paradossalmente peggiore di continuare a cercarlo, pensandolo vivo? E, poi, non si corre il pericolo di dare un motivo in più ai fautori della pena di morte, se la pillola ammazza-ricordi la possono comprare in farmacia gli assassini prima dell’assassinio, eliminando qualsiasi possibilità di riabilitazione in carcere? E che dire di un trattamento di massa degli eserciti in guerra? O della fine dei brutti ricordi collettivi, dell’improvvisa inconsistenza del dibattito sulla memoria condivisa?

Negli anni scorsi, studi analoghi e la scoperta di effetti simili con la somministrazione di farmaci betabloccanti hanno indotto il comitato di bioetica della Casa Bianca a censurare questo filone della ricerca. Tema intrigante per un blog. Vivere di bei ricordi: un sogno, che potrebbe diventare un incubo.

La pillola della felicità
di Carlo Gambescia – 01/08/2008

Fonte: Carlo Gambesciametapolitics

Alcune notizie lasciano di sasso. Sarebbe in arrivo una specie di “pillola della felicità”… Secondo un articolo apparso sulla rivista “Neuron” ( http://www.neuron.org/content/article/abstract?uid=PIIS0896627308005710 ) e ripreso e commentato sul quotidiano “La Stampa”:

“Gli studiosi dell’Università della California a Irvine e di Münster in Germania si sono concentrati sulle funzioni di una proteina chiamata neuropeptide S, scoprendo che è coinvolta nella cancellazione dei ricordi stressanti grazie all’influsso su alcuni neuroni che ne immagazzinano le immagini nell’amigdala. Quest’ultima è l’interruttore delle emozioni. Dopo un evento traumatico, nel cervello entrano in gioco corteccia prefrontale, amigdala e ippocampo, ma l’epicentro è proprio l’amigdala, nella profondità del lobo temporale. Il neuropeptide S è la staffetta delle emozioni: porta l’esperienza traumatica dall’amigdala all’ippocampo, scatola nera nella quale sono archiviate le esperienze, rimosse con la dimenticanza o riemergenti nella memoria attraverso i flashback. Il trauma è un fermo immagine che all’infinito si ripropone, richiamando l’episodio all’origine del brutto ricordo. Gli scienziati hanno sperimentato sui topi la possibilità d’impedire la consegna del «souvenir » cattivo da parte della staffetta biologica. Emozioni e memoria abitano nel cervello emotivo: viaggiano insieme e vengono depositate una accanto all’altra. Un farmaco ben congegnato potrebbe selezionare i ricordi da conservare e quelli da non registrare. Con effetti sorprendenti. ”
(http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200808articoli/35316girata.asp)

Tradotto: di qui a qualche anno potrebbe essere prodotta e messa in vendita una pillola capace di cancellare i brutti ricordi e renderci così felici per sempre. Insomma, una pillola in grado di aiutarci a vivere “serenamente”. Per potere produrre e consumare in santa pace e con grande soddisfazione dei padroni del vapore.
Ora, un uomo privo si ricordi, e dunque privo di una storia personale, buona o cattiva che sia, è ancora un uomo? Crediamo proprio di no. E facciamo perciò seguire alcune osservazioni, come dire, di “buon senso” sociologico.
In primo luogo, il ricordo, anche se cattivo, aiuta in qualche misura il singolo a non ripetere per quel che è umanamente possibile, gli errori individuali che, eventualmente, hanno favorito e/o accompagnato la dinamica sociale di esplicitazione del male.
In secondo luogo, una vita segnata da ricordi (parziali: solo buoni o solo cattivi), è una vita dimezzata. E tutto sommato falsa e artificiale. O se si preferisce: di plastica. L’uomo non è nato per soffrire, ma non è neppure venuto al mondo per godere. Dolore e gioia sono componenti “normali” dell’esistenza. E vanno accettate in quanto tali.
In terzo luogo, la cognizione del male, può peggiorare come migliorare il carattere individuale. E può rafforzare o allentare i legami sociali. Mentre restano tuttora ignoti i reali effetti di ricaduta sulla società e sull’individuo dell’assenza nel singolo di una cognizione del dolore e del male. E lo stesso discorso può essere esteso alla cognizione del bene.
Ci siamo limitati solo ad alcune possibili conseguenze. E non abbiamo volutamente affrontato il ruolo creativo, in termini di ricaduta individuale, del dolore e del male nell’ arte, nella letteratura e nella scienza. Quasi tutte le vite dei grandi artisti, poeti, letterati e scienziati sono state spesso segnate da eventi dolorosi. Esilio, gravi malattie, perdite di congiunti, eccetera.
Auguriamoci perciò che la “pillola della felicità” resti solo un gioco di scienziati. Anche se non ne siamo molto sicuri. Purtroppo.

Fabio La Cavera, La pillola dei giorni feliciultima modifica: 2008-08-01T19:18:00+02:00da mangano1
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