Erika Ranfoni. Hanna Arendt: la vita è un miracolo a due voci

da  VDBD Viadellebelledonne Quadrimestrale di letteratura, filosofia e arte
Erika Ranfoni
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HANNAH ARENDT: LA VITA E’ UN MIRACOLO A DUE VOCI

“E’ come se determinate persone si trovassero nella loro propria vita talmente esposte da poter essere paragonate nello stesso tempo a punti di incrocio e a oggettivazioni concrete della vita” (1 Lettera n.15 del 24 marzo 1930 a Karl Jaspers, in Carteggio Hannah Arendt-Karl Jaspers, Feltrinelli Milano 1989, p.32).Punto d’incrocio:due parole per indicare un’essenza, quella di ogni singolo individuo, quella di ogni singolo uomo. Incrocio per essenza, punti fermi di contaminazione tra diversi istanti, tra diversi luoghi. Incisione di uno scorrere senza fine, punti netti di una trama, di un incipit narrato ma non conosciuto: ecco l’uomo per Hannah Arendt.
Nata nel 1906 ad Hannover, figlia di una famiglia di ebrei riformati, Hannah Arendt attraversa la storia più buia del Novecento con la forza di una Protagonista del suo tempo. La sua vita, come sostiene Julia Kistreva nella biografia della filosofa, è intrinsecamente esposta, ossia aperta al gioco intenso della storia che diviene carne viva e pulsante, nel momento stesso in cui si realizza come incrocio di pensiero ed azione, tanto nella sua opera quanto nella sua vicenda personale. Studentessa di filosofia prima a Marburg e poi ad Heidelberg, allieva di Heidegger e di Jaspers, Hannah Arendt concepisce la facoltà del pensare come dimensione propria dell’uomo, come quel luogo in cui si attua l’evento miracoloso della storicità,ossia come quello spazio in cui l’uomo pensa la realtà, si accorge di essere da essa pensato, con essa comunica e su di essa agisce.
Nel 1929 porta a termine la ricerca di Dottorato “Der Liebensbegriff bei Augustin”, Il concetto di amore in Sant’Agostino, un’esperienza intellettuale, questo confronto con il Filosofo della cristianità, capace di segnare nel profondo tutta l’opera della Arendt, costituendone, in altre parole, il segreto e costante patrimonio di significati e sensi. Perchè scegliere Agostino, all’alba di uno dei momenti storici più drammatici per l’umanità?Comprendere questo, significa scoprire il filo rosso e pulsante del pensiero forte ed attuale della Arendt. Agostino, uno dei maggiori costruttori, nel senso reale della parola, del pensiero cristiano, e Hannah Arendt hanno qualcosa in comune: l’orma del Tempo. Il contesto storico in cui nasce un pensiero, costituisce la sua herkunft, ossia la sua radice, il suo luogo di provenienza, un elemento inalienabile e imprescindibile. Ogni sistema filosofico, in altre parole, porta su di sé, trasporta il profumo e l’aroma dell’epoca in cui si forma, anche quando nasce contro di essa.
Uomo prima che filosofo, Sant’Agostino conosce e sa cosa significhi la parola crisi d’identità, ricerca disperata di una risposta alla domanda che gli scuote la mente e gli percuote l’anima:
Dove si trova il vero?
Passa, come un viandante perseguitato dalla sua stessa ombra, dalla visione dicotomica del manicheismo a quella follemente relativista dello scetticismo. Corre, torna indietro, ricomincia a correre, cade, si rialza e poi ecco l’approdo:
“Quaestio mihi factus sum”
(2 Agostino, Confessioni, X 33 50 )
L’epoca storica delle incertezze con lo scetticismo ellenistico, la nascita della filosofia cristiana, la rivoluzione del concetto del libero arbitrio e dell’umanità divina, la crisi del dubbio. Una sola la risposta: fare di se stessi un oggetto di ricerca, perchè la verità risiede in ciascun Io.
Agostino attua, pertanto, una vera e propria rivoluzione gnoseologica, ponendo un nuovo crucialeinterrogativo: Chi sono io?
La domanda presuppone un postulato di base, ossia la affermazione dell’identità tra l’Io e il Vero. Si potrebbe obiettare che già i greci, con il Conosci te stesso socratico, avessero teorizzato questa fondamentale identità . La presunta obiezione sarebbe però superficiale, costituendo un temerario parallelismo tra due concetti storicamente non sovrapponibili. L’Io greco differisce in un particolare essenziale dall’Io agostiniano, ossia nel nascere e permanere solo come un Soggetto.
La sfumatura differenziale dell’Io agostiniano, a livello ontologico, è sottile ma fondamentale e risiede nel fatto che esso è Oggetto di Creazione(concetto sconosciuto ai greci), che tradotto nel lessico di Agostino significa essere Soggetto di Inter-esse, di Amore. Ecco la rivoluzione gnoseologica: l’uomo conquista lo statuto dell’esistenza perchè desiderato, amato e pertanto erede di un’identità, quella divina. L’uomo si realizza in relazione alla capacità di riconoscere in sé l’orma di questa paternità amorosa, la cicatrice indelebile di ogni Verità. L’uomo scopre, in virtù di tale cordone amoroso, di avere un privilegio assoluto: quello di poter essere un Miracolo.
“E’ nella natura del cominciamento che di nuovo possa iniziare senza che possiamo prevederlo in base ad accadimenti precedenti.(…) Il nuovo si verifica sempre contro la tendenza prevalente delle leggi statistiche e della loro probabilità, che a tutti gli effetti pratici e quotidiani corrisponde alla certezza; il nuovo appare sempre alla stregua di un miracolo. Il fatto che l’uomo sia capace di azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perchè ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità.” ( 3 Hannah Arendt,Vita Activa,p. 129, Bompiani 2004)
Stati Uniti 1958, Hannah Arendt è negli Stati Uniti,attivista della comunità ebraica tedesca di New York, e, impegnata nella vita sociale e politica della nuova potenza mondiale, sua nuova patria spirituale, pubblica Vita Activa, fondamentale opera in cui si dispiega tutta l’anima della scrittura arendtiana. All’indomani di uno dei periodi più bui della storia contemporanea, il drammatico periodo del secondo dopoguerra, la Arendt riprende, tra le linee complesse della sua scrittura, il destino dell’Uomo e lo rilegge, lo scruta, lo penetra e lo ama fino a svelare il nocciolo segreto della sua stessa Anima, e lo fa proprio quando l’Uomo stesso aveva forse dimenticato di averne una:l’Uomo è l’unico Essere capace di fare di sé un Miracolo.
A secoli di distanza risuona nelle parole della Arendt, la rivoluzionaria affermazione di Agostino, ossia l’affermazione dell’uomo Soggetto d’Amore, Fattore di vita. La Arendt penetra nella tragica umanità contemporanea, soffre e patisce le sue ferite e le sue cicatrici e poi squarcia il velo oscuro della resa, portando alla luce l’Herkunft, il luogo di provenienza, la radice inalienabile di ogni individuo: la sua radicale storicità, il suo essere capace di Azione storica, fautore di un’Incipit sempre diverso, sempre nuovo, sempre miracolosamente nuovo. L’Uomo, Essere creato e voluto nella sua singolarità ed unicità, afferma la Arendt, segna con la propria nascita l’incipit del miracolo di una nuova esistenza Personale, che si dispiega nel suo assaporare ogni istante, nel suo rapire ogni attimo del tempo donatogli, rendendolo traccia irripetibile del suo sé, trama da intrecciare con le sue stesse dita. “Il carattere rivelatorio dell’azione come la capacità di produrre vicende e di diventare storica, (…), insieme formano la fonte da cui scaturisce il significato che illumina l’esistenza umana.”(4 ,Hannah Arendt,Vita Activa,op.cit., p.170) L’Uomo come Miracolo, dunque, ma ad una condizione: che egli non dimentichi mai quanto il suo luogo di nascita è non solo la sua unicità, ma anche e soprattutto, la sua socialità, la sua natura intrinsecamente politica. La vita come racconto dell’improbabile si realizza solo se la volontà d’azione è capace di coinvolgere l’Altro da Me, se lo rende soggetto d’amore, di inter-esse. L’azione è nulla se si traduce in un’imposizione oggettivante e totalizzante. L’azione miracolosa è l’azione pensata con l’altro, è appello e domanda all’altro, coinvolto nella costruzione di uno spazio e di un tempo storicamente unico ed irripetibile.
“Nietzsche aveva invocato una filosofia della vita da viversi pienamente. (…) Hannah Arendt è a modo suo, forse, l’unica filosofa del XX secolo a realizzare questa filosofia della vita in quanto filosofia specificamente politica(…) poiché, la Arendt con Aristotele ne è persuasa, esiste solo la vita politica, e poiché , la Arendt ne è convinta con Agostino, non esiste vita, bios, che nella rinascita narrativa.” (5 Julia Kristeva, Hannah Arendt, La vita e le parole, Donzelli Editore,Roma 2005,p.125). Questa la vita dell’uomo, un incrocio di pensiero e azione, spirito e carne, volontà e ascolto. Questo l’Uomo, riscoperto da Hannah Arendt: un miracolo raccontato a due voci, quella pensata del Sé e quella amata del Tu. Due voci e una Storia senza fine.

Erika Ranfoni. Hanna Arendt: la vita è un miracolo a due vociultima modifica: 2008-10-03T18:57:00+02:00da mangano1
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