Attilio Mangano,Ancora su studenti e 68

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La tentazione diffusa di guardare agli avvenimenti di questi giorni come se
fossero la ripetizione di qualcosa di deja-vu, di commuoversi o di deprecare a
seconda dell’angolazione con cui si guarda e ci si schiera, conferma come
in noi tutti l’intreccio di “reale” ed ” immaginario” operi anche senza che lo si
voglia. Le lenti con cui guardiamo a ciò che accadehanno una memoria
incorporata, il processo politico e sociale è filtrato dal modo stesso con cui si1020514740.jpg
guarda alle cose rivivendole come un vecchio film. Anche se ci hanno
spiegato a suo tempo che la storia non si ripeteè pur vero che il mix di novità
e di ripetizione opera nel vissuto sociale stesso e si ricarica , il ciclo degli
eventi si ripropone come quando, appunto, si rivede un vecchio film di cui si
conosce già il finale. E in questo caso come sottrarsi all’ennesimo discorso sul 68, all’oscillazione fra il senso di stanchezza di chi sa di aver già vissuto questa storia e la voglia di capire cosa sta passando di nuovo o di particolare
nella testa dei protagonisti di questo nuovo movimento. Così accade che un ex leader del 68 come Guido Viale si compiaccia di vedere insieme padri, figli e insegnanti uniti nella lotta e uno storico che comunque ben conosce vizi e difetti della ” sinistra” come Ernesto Galli Della Loggia colga in ciò un blocco mentale, la ricaduta in una sorta di eterna giovinezza in cui ci si rifiuta
di crescere: ” siamo una società prigioniera del passato. Con lo sguardo perennemente rivolto all’indietro, che ama crogiolarsi sempre negli stessi discorsi, nelle stesse contrapposizioni , nelle stesse dispute. ” Si dirà che in fondo anche questa storia non è nuova, un bicchiere mezzo vuoto è anche un bicchiere mezzo pieno.Impossibile sottrarsi a questo contrasto, ci siamo dentro tutti-ci si dice che questo non è un nuovo 68 e tuttavia se ne continua a parlare come se lo fosse, anche solo per spiegare le differenze. «La prima cosa che vorremmo dire è… che noi non siamo come quelli lì». Chi, quelli lì?Simone Rubino, 23 anni, scienze politiche. «Quelli del ’68. Lo sappiamo, ce444288471.jpg lo ripetono tutti, ma noi non siamo politicizzati. Anche i collettivi non sono che un grande contenitore. A chi si avvicina non chiediamo tessere».

Roberta Carbone, 18 anni, liceo linguistico: «Abbiamo una composizione diversa, litighiamo, non siamo un blocco, e non vogliamo diventare una lasse al potere, come invece sono diventati quelli del ’68».

a differenza fondamentale è che nel `68 i ragazzi sentivano di avere avantiun futuro. Voi protestate in un’epoca ripiegata, di crisi economica.
Questo vi pesa, lo avvertite?
Marco Caprioli, 21 anni, medicina. «Lo sentiamo sì, la nostra azione ha come rizzonte i tagli, l’ossessione di risparmiare. Anche se la critichiamo, il quadro  quello. Però allegria c’è anche tra noi, non sono vere certe rappresentazioni iolente che ho visto l’altra sera da Mentana.
La preoccupazione legittima di non essere bollati come ” facinorosi” ed stremisti spinge a inventarsi di continuo delle forme di agitazione e di
presenza che facciano del movimento stesso qualcosa di on-rappresentabile . E anche chi vorrebbe simpatizzare con questo
movimento , come il regista Carlo Lizzani, dice che ” Non è più il 68, il paese  cambiato, i tempi sono diversi—Tuttavia ogni forma di protesta cerca visibilità…” Le oscillazioni fra il ricorso all’enfasi del ” Io non ho paura” , come dice lo slogan, e la paura strisciante di non reggere politicamente sono isibili nel dare la parola agli stessi protagonisti.” Occupazioni,slogan, cortei, tutta roba che puzza di vecchio. Dobbiamo inventarci ogni giorno una cazzata nuona per i notiziari”
E ancora:” Bisogna trovare il modo per non farsi criminalizzare. Di non farsi fottere come i lavoratori dell’Alitalia o i fannulloni dell’impiego pubblico o gli immigrati delinquenti. Se ci trovano un’etichetta , tipo che siamo comunisti o non vogliamo studiare, ce l’abbiamo nel c…” Intanto però le vecchie logiche da servizio d’ordine riaffacciano, a Lecce le scuole contrarie agli scioperi
sono state assalite da giovani col volto mascherato, mentre si scopre che nonostante la mobilitazione permanente la maggioranza è visibilmente in forse, allo storico Liceo Parini di Milano le elezioni interne vengono vinte da coloro che non vogliono questo tipo di manifestazioni e tutto lascia credere che sia in corso una silenziosa resa dei conti interna, che stia per emergere la ” maggioranza silenziosa” Il fatto è anche questo, dietro la questione dei “tagli” si ripresenta tutta per intero la storica questione dei tentativi di riformare
l’università e i loro fallimenti, delle non tanto misteriose alleanze corporative tra Rettori e potentati, della storia complessiva della ” ricerca” , di Berlinguer e della Moratti, di come mettere in discussione davvero i meccanismi di
potere, le spartizioni, la ricerca di finanziamenti. Una storia che spesso
conoscono solo gli esperti e gli operatori, messa a tacere dal botta e risposta degli ” avvisi ai naviganti”
Per questo come si fa a dare torto allo stesso Galli Della Loggia quando osserva che ” Da trent’anni ci portiamo sulle spalle un debito pubblico
smisurato che non riusciamo a diminuire neppure di tanto. Da decenni dobbiamo riformare la scuola, la Rai, la sanità, le pensioni, la magistratura, la legge sulla cittadinanza, e siamo sempre lì a discutere come farlo….. Perché in Italia le cose vanno così?”

Attilio Mangano,Ancora su studenti e 68ultima modifica: 2008-10-25T16:48:00+02:00da mangano1
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3 pensieri su “Attilio Mangano,Ancora su studenti e 68

  1. L’immaginario evocante il 68′ e lo stesso confronto/scontro politico di questi giorni soffiano entrambi, nonostante gli “avvisi ai naviganti”, su
    una forte e calda neo-sperimentazione “partecipativa”. E’ il terreno entro
    il quale cominciano (era ora!) a riannodarsi, pare, anche i fili delle relazioni a sinistra. La Gelmini e Brunetta “riaprono” il confronto, possiamo dire. Il nuovo ‘vento di Roma’ sta, così, accelerando la riflessione popolare sull’inadeguatezza della classe politica berlusconiana. Il 2008 come il 1968? No, ovviamente! Ma tuttavia caro Mangano occorre meditare in profondità su questa congiuntura che – lo si voglia o no – apre scenari politici, economici e sociali inediti e aperti, e potenzialmente assai ‘produttivi’ per una sinistra recuperata alle sue
    naturali istanze e prospettive.

  2. credo che sia il testo di Barbara Spinelli che quello di Lucia Annunciata offrano spunti significativi per una riflessione ulteriore

  3. Testi certo ottimi e ben scritti Attilio ma, tuttavia, non ancora – credo-, ‘sufficienti’ poiché sostanzialmente autoreferenziali rispetto a quell’-esperienza e, soprattutto, nei confronti dei possibili (auspicabili) attuali sviluppi presenti.

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