Gianluca Chinnici, Per una storia della A cerchiata

A-CERCHIATA
Storia veridica ed esiti imprevisti di un simbolo
Progetto fotografico e design Gianluca Chinnici
Progetto editoriale Gli Iconolasti
Formato 19×19 – fotografie a colori – 128 pp. – 20 euro
119728878.jpg
A quarant’anni dall’esplosione libertaria del 1968 questa inedita e originalissima storia per immagini ripercorre la diffusione planetaria di un simbolo nato con forti connotazioni politiche e diventato nel tempo uno dei segni più noti per significare non solo anarchia, ma anche trasgressione in tutte le sue declinazioni, tanto da essere graffitata sui muri di tutto il mondo, scarabocchiata sugli zainetti degli studenti, ma anche impressa su magliette, spille, cappellini, fino all’intimo maschile…
La storia (veridica! giacché ormai girano, soprattutto su internet, le più improbabili leggende) della A cerchiata ci parla nelle tante lingue dell’anarchia, ma al tempo stesso ci introduce alla traduzione culturale come pratica di scambio e di re-interpretazione autonoma.
Oggi infatti la A cerchiata è talmente conosciuta e riconosciuta che ha finito con l’essere considerata un simbolo tradizionale, dando l’impressione di esserci “da sempre”. In realtà, come ci raccontano i suoi inventori, Amedeo Bertolo e Tomás Ibañez, essa è poco più di una parvenue dell’iconografia libertaria: la A cerchiata nasce nel 1964 a Parigi in un piccolo gruppo di giovani anarchici franco-spagnoli, ma comincia la sua vita pubblica proprio a Milano nel 1966 sui volantini e sui manifesti del gruppo Gioventù Libertaria: un nuovo segno grafico usato dapprima in modo “sperimentale”, poi regolare, che è infine rotolato sui muri di tutta Europa.
Le cause della rapida e intensa fortuna? Soprattutto la grande semplicità che fa della A cerchiata uno dei segni grafici più immediati (come la croce, la falce-martello, la svastica…) con l’evidente pregio di poter essere graffitata sui muri in 5 secondi netti…
La A cerchiata inizia dunque a viaggiare libera per il mondo carica di passione libertaria, ma ben presto un altro soggetto comincia a veicolarla con grande forza: la cultura punk, che traghetta il segno dalle strade dell’Europa occidentale a quelle di tutti gli altri paesi, in particolare del Nord-America e degli ex Paesi dell’Est. Proprio questo salto dall’attivismo libertario all’immaginario artistico e musicale dà il via alle interpretazioni più ardite e agli usi e abusi più bizzarri, fino allo sfruttamento commerciale del segno (basti citare l’americana Eastpack che produce una linea di zainetti con la A cerchiata di serie, rigorosamente registrata come Anarchy™… )
La A cerchiata ha quindi ottenuto un “successo” planetario, ma al prezzo di veder diluita la sua origine anarchica. C’è “dissacrazione” in questa trasformazione di un simbolo forte in un marchio che appare buono per tutti gli usi? No, afferma uno dei suoi padri putativi, la A cerchiata mantiene una potente carica comunicativa di rivolta contro-tutto-e-contro-tutti (persino nella sua versione banalizzata e consumistica) che può convivere in un gioco di rimandi con la connotazione più propriamente politica. Effetti non previsti di moto caotico.
Art Director: Gianluca Chinnici

INDICE
Introduzione
Le forme della A
La veridica storia della A
AMEDEO BERTOLO – Centro studi libertari / Archivio G. Pinelli di Milano
MARIANNE ENCKELL- Centre International de Recherces sur l’Anarchisme di Lausanne
Milano 1966 – Milano 2008: INTERVISTA AD AMEDEO BERTOLO
Parigi 1964 – Barcellona 2008: INTERVISTA A TOMÁS IBAÑEZ
LUCIANO LANZA – Giornalista, autore del libro-inchiesta Bombe e segreti, piazza Fontana: una strage senza colpevoli
GOFFREDO FOFI – Critico letterario e cinematografico
LUCA VILLORESI – Giornalista
FULVIO ABBATE – Scrittore
MARIA NADOTTI Saggista
CLELIA PALLOTTA – Studiosa di comunicazione
Un cerchio e tre linee – FERRO PILUDU – Grafico
La pancia del simbolo – SALVATORE ZINGALE – Semiologo
ADBUSTERS MEDIA FOUNDATION – Antipubblicitari
MATTEO GUARNACCIA – Artista visivo e saggista
FABRIZIA RAMONDINO – Scrittrice
Di/segno libero – NICOLETTA VALLORANI – Scrittrice
MAURIZIO MAGGIANI – Scrittore
MARCO PHILOPAT – Scrittore e agitatore culturale
ROBERTO FREAK ANTONI – Musicista sui Genesis
MARCO ROVELLI – Scrittore e musicista
MARCO PANDIN – redazione «A rivista anarchica»
WU MING 1 – Scrittore
PINO CACUCCI – Scrittore
PAOLO ROSSI – Attore
Space Invaders 2008 – Intervista con l’aNdRoid tattoo
ANDREA PERIN – museografo e appassionato di cucina
YOKO MIURA – Designer
CHRIS CARLSSON – Critical Mass
No-logo è diventato un marchio – GIORGIO TRIANI – Sociologo
PIETRO ADAMO – Storico e pornologo
DORI GHEZZI – Fondazione Fabrizio De André
GOFFREDO FOFI – Critico letterario e cinematografico
A©cerchiata – ENRICO GHEZZI – Ri–autore (di nulla)
Crediti fotografici e ringraziamenti

Gianluca Chinnici, Per una storia della A cerchiataultima modifica: 2008-10-26T19:56:00+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Gianluca Chinnici, Per una storia della A cerchiata

  1. La veridica storia della A cerchiata

    La A cerchiata (la A inscritta in un cerchio) è un segno così diffuso, conosciuto e riconosciuto che ha finito con l’essere preso per un simbolo tradizionale dell’anarchismo, come se ci fosse stato da sempre.
    Qualcuno ha pensato di farlo risalire alla Rivoluzione spagnola: un occhio poco attento di qualche giovane anarchico, aduso all’A cerchiata, l’ha fatta vedere sull’elmetto di un miliziano vicino a Durruti… mentre si trattava palesemente di un «tirassegno». Qualcun altro ha creduto che la A cerchiata risalisse addirittura a Proudhon e alla sua idea di Anarchia nell’Ordine.
    In realtà si tratta di un fenomeno recente dell’iconografia liberiana: la A cerchiata è stata inventata a Parigi nel 1964 e reinventata a Milano nel 1966. Due date e due luoghi di nascita? Vediamo un po’. È nell’aprile del 1964 che, sul bollettino «Jeunesses Libertaires» appare un progetto di segno grafico che il gruppo J.L. di Parigi propone «all’insieme del movimento anarchico», al di là delle diverse tendenze, gruppi e organizzazioni. Siamo stati ispirati da due motivi fondamentali: innanzi tutto facilitare e rendere più efficace l’attività pratica di scritte murali e manifesti, poi garantire una presenza più ampia agli occhi della gente, grazie a un tratto comune a tutte le espressioni pubbliche del movimento anarchico. Più precisamente, si trattava da un lato di trovare un modo pratico per ridurre al minimo i tempi di scrittura, evitandoci la necessità di porre una firma troppo lunga per i nostri slogan, e dall’altro di scegliere un segno abbastanza generale da poter essere adottato da tutti gli anarchici. Il segno scelto ci è parso poter rispondere a questi criteri. Associandolo costantemente al termine anarchico finirà, per un automatismo mentale ben noto, per evocare di per sé nella gente l’idea di anarchismo».
    Il segno proposto è una A maiuscola inscritta in un cerchio. Tomas Ibañez ne è l’ispiratore, René Darras lo realizza graficamente. Da dove viene l’idea? dal simbolo antinucleare, già ampiamente diffuso, della CND (Campaign for Nuclear Desarmament)? da altre ispirazioni?
    Il gruppo Alliance Ouvrière Anarchiste sostiene di aver usato, già dagli anni Sessanta, il simbolo della A cerchiata nella sua corrispondenza intema, che però non compare sul suo bollettino prima del 1968.
    La proposta del 1964 dei giovani libertari francesi non ebbe in effetti alcun successo, tranne qualche scritta murale nel metrò di Parigi, anche se nel dicembre di quello stesso anno la A cerchiata compare nel titolo di un articolo firmato Tomas [Ibañez] sul giornale «Action Libertaire». La rete dei giovani libertari (J.L.) che poteva contare, all’inizio degli anni Sessanta, diversi gruppi in tutta la Francia si va indebolendo: non escono più bollettini regionali e il bollettino parigino sarà in sonno dal 1965 al 1967. E tuttavia molti J.L. saranno in prima fila nel maggio ’68. Fine del primo capitolo.
    Bisogna aspettare il 1966 perché il simbolo della A cerchiata sia ripreso, su proposta di Amedeo Bertolo, dapprima a titolo sperimentale poi regolarmente, dalla Gioventù Liberitaria di Milano, che aveva rapporti fraterni con i giovani libertari parigini (tra l’altro, i due gruppi sono stati determinanti nella costituzione del Comité européen de Liaison des Jeunes Anarchistes (CLJA).
    È da allora che comincia la vita pubblica del simbolo. Le prime volte che lo si è visto, infatti, è proprio a Milano, dove serve come firma sui volantini e sui manifesti dei giovani anarchici, inizialmente associato al segno antinucleare e alla «mela» dei provo olandesi. La A cerchiata si diffonde, dapprima in Italia e poi in tutto il mondo, ma non ce n’è quasi traccia nel maggio parigino del ’68 e le sue prime notevoli apparizioni fuori dall’Italia sono databili al 1972-73. È per l’appunto all’inizio degli anni Settanta che esplode la moda dell’A cerchiata, di cui si appropriano i giovani un po’ in tutto il mondo. Ha un tale successo che se il suo inventore l’avesse brevettata sarebbe oggi miliardario…
    Perché questo successo così rapido e sorprendente?
    Verosimilmente per gli stessi motivi che avevano spinto i giovani libertari a proporre il simbolo: da un lato è facile da tracciare, semplice come la croce o la stella o la svastica, più semplice della falce-e-martello; dall’altro, un movimento giovane e in pieno sviluppo aveva imparato a scrivere sui muri e cercava un segno di riconoscimento. È così che la A cerchiata si è affermata di fatto, senza che alcuna organizzazione o gruppo si sia sognato di decretarne l’uso – l’assenza di altri simboli grafici internazionali anarchici (o in presenza di una simbologia desueta, come ad esempio in Italia la fiaccola).
    Ecco dunque la veridica storia della A cerchiata, fatta di volontà cosciente e di spontaneità: una miscela tipicamente libertaria. Tutto il resto è leggenda.
    Amedeo Bertolo (Centro Studi Libertari)
    Marianne Enckell (Cent

I commenti sono chiusi.