Emanuele Severino,Il sistema di potenza

da IL CORRIERE DELLA SERA, 2 novembre 2008

emanuele severino

CRISI DEL CAPITALISMO
Il «sistema di potenza»
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di sotto delle sue crisi più o meno gravi, il capitalismo è soggetto a uno
smottamento che non ha nulla a che vedere con quello diagnosticato dal
marxismo, ma che nemmeno riporta la politica alla guida della società. L’
alternativa «o capitalismo o comunismo» non è cioè perentoria. Un’ altra
forma di potenza sta facendosi strada nel mondo. La ricchezza – lavoro,
merci, servizi, strumenti, opportunità, ecc. – è la condizione perché una
società abbia potenza, ossia capacità di realizzare certi scopi e ostacolarne
altri. Nel capitalismo la produzione della ricchezza-potenza ha come scopo la
crescita indefinita del profitto privato, che tende quindi a diventare lo scopo
dell’ intera società. Fisiologicamente (dunque non solo nelle sue patologie, emanuele1.jpg
come ad esempio in quella «mercatista»), il capitalismo agisce per eliminare
il più possibile le forze che ostacolano tale crescita e che quindi – come il
Cristianesimo, la morale, la democrazia, ecc. – si propongono di assegnare
emanuele2.jpgalla società uno scopo diverso dal profitto privato. Tendendo a diventare
Stato, il capitalismo tende a trasformare lo Stato in uno Stato a rischio, o stato
di rischio, giacché il rischio calcolato appartiene all’ essenza del profitto. Ed
ecco il principio sul quale, soprattutto oggi, è indispensabile riflettere. A parità
di condizioni, il capitalismo è meno potente di un sistema che produce
ricchezza-potenza per far crescere indefinitamente la propria potenza, in
modo che sia questa crescita a diventare lo scopo dell’ intera società.(E,
volendo la potenza, tende a minimizzare il rischio e a massimizzare la
razionalità del calcolo). Chiamiamo questo sistema «sistema della potenza».
Il capitalismo non si propone la crescita indefinita della potenza, ma la
proprietà privata di questa crescita, ossia qualcosa di diverso da tale crescita:
l’ incremento del profitto privato, appunto. La minor potenza del capitalismo
emanuele3.jpgsignifica che là dove il sistema della potenza si presenta, è lo scopo di quest’
ultimo che la società è destinata a darsi, non lo scopo del capitalismo. Quale
e dove sia oggi nel mondo quel più potente sistema lo richiamo qui avanti;
ma intanto un esempio può chiarire la tesi. Se si lavora alla costruzione di un’
auto con l’ intento di renderla sempre più veloce, si ottiene un mezzo più
veloce di quello che a parità di condizioni si ottiene quando, lavorando per
render sempre più veloce un’ auto, si vuole anche, e innanzitutto, che soltanto
il suo proprietario possa avvalersi dell’ incremento della velocità. A parità di
condizioni, il lavoro per realizzare la clausola relativa al proprietario riduce
infatti e indebolisce il lavoro per aumentare la velocità; e la velocità ottenuta
sarà inevitabilmente inferiore a quella che si può ottenere impiegando tutto il
lavoro per produrre, senza clausole addizionali, un’ auto sempre più veloce.
Fuor di metafora, lo scopo di un’ azione – semplice o complessa come la
produzione della ricchezza-potenza – prescrive quali debbano essere i mezzi
richiesti per realizzarlo: ne esige alcuni, ne esclude altri. Volersi dissetare
(scopo) prescrive dell’ acqua (mezzo), non un libro; voler leggere prescrive
un libro, non dell’ acqua. Quando la produzione della ricchezza-potenza ha
come scopo l’ incremento indefinito della potenza del sistema, è dunque tale
scopo a prescrivere e stabilire la configurazione dei mezzi con cui esso viene
realizzato: li coordina tutti all’ aumento della potenza, sono tutti in funzione di
questo aumento. Configurazione, coordinazione, funzionalità che invece
sono assenti quando la produzione della ricchezza-potenza ha come scopo l’
incremento del profitto privato. Anche questo scopo, infatti, coordina a sé i
mezzi che lo producono, e quindi toglie spazio alla loro coordinazione all’
incremento della potenza: così come la condizione che soltanto il proprietario
dell’ auto possa avvalersi dell’ aumento di velocità toglie spazio al lavoro che
fa aumentare la velocità. Ma anche la concorrenza indebolisce il sistema
capitalistico. Lo scopo di ogni produttore è l’ indebolimento e al limite la
distruzione dei concorrenti. E poiché senza concorrenza non c’ è capitalismo,
il capitalismo ha come scopo oggettivo (anche se inconsapevole) la propria
distruzione attraverso quel progressivo indebolimento dei concorrenti che
conduce al monopolio. È, questo, un ulteriore aspetto della minor potenza del
capitalismo rispetto al sistema della potenza, dove la concorrenza non può
che essere l’ eliminazione dei produttori meno capaci di incrementare la
potenza del sistema. Nel capitalismo la concorrenza indebolisce la
produzione della ricchezza-potenza, nell’ altro più potente sistema la
concorrenza la rafforza. Dove lo scopo della produzione è l’ incremento
indefinito della potenza, è infatti inevitabile che i produttori eliminino i
concorrenti che riducono la potenza del sistema e rafforzino quelli che la
aumentano. Ma, dunque, a quale sistema ci riferiamo parlando del «sistema
della potenza», rispetto al quale il capitalismo è meno potente? Non a un
semplice modello ideale; ma a qualcosa che va crescendo e facendosi largo
all’ interno dello stesso sistema capitalistico. Si tratta del modo in cui si sta
sviluppando il rapporto tra lo scopo del capitalismo e l’ insieme dei mezzi che
lo realizzano. Questo insieme è l’ apparato tecnologico guidato dalla scienza
moderna. Sino a che ad esso è assegnato come scopo il profitto, il
capitalismo possiede un certo grado di potenza; ma nella misura in cui
questo apparato riesce a mostrare e a far valere quello che è il proprio scopo,
diverso dunque dal profitto, il sistema diventa più potente della propria forma
capitalistica. Infatti lo scopo che è proprio di tale apparato è appunto l’
incremento indefinito della potenza, cioè della capacità di realizzare scopi,
ossia è appunto lo scopo di quel «sistema della potenza», rispetto al quale, si
è visto, il capitalismo è essenzialmente meno potente. È il capitalismo stesso,
se vuole realizzare il proprio scopo primario, a dover dare spazio e far valere
e potenziare sempre più tale apparato, che è l’ insieme dei mezzi capaci di
realizzare quello scopo. Il processo in cui il capitalismo, distruggendo la
concorrenza, ha come scopo oggettivo la propria distruzione è insieme il
processo in cui i capitalismo, dovendo sempre più rafforzare i mezzi capaci di
realizzare l’ incremento del profitto, si rende sempre più conto di essere meno
potente del sistema che invece assume come scopo l’ incremento indefinito
della potenza e che dunque conduce il capitalismo al tramonto. Il capitalismo
è infatti il sistema che incrementa il profitto servendosi della tecnica, non il
sistema che incrementa la potenza della tecnica servendosi del profitto (dove
la tecnica di cui qui si parla è l’ opposto della «tecno-finanza» ritenuta in
buona parte responsabile della crisi attuale). L’ alternativa «o capitalismo o
economia pianificata comunista» è falsa, dunque, perché il sistema della
potenza spinge al tramonto entrambi i protagonisti dell’ alternativa. In quanto
il capitalismo cinese incrementa la potenza dell’ apparato
scientifico-tecnologico per potenziare il carattere comunista della società
cinese e non per incrementare la potenza di tale apparato, anche questo
capitalismo è meno potente del sistema della potenza ed è quindi anch’ esso
destinato al tramonto. E tuttavia esso è vicino al sistema della potenza più di
quanto non lo sia il capitalismo occidentale, perché in Cina il comunismo
mostra di saper rinunciare a sé stesso, in favore del sistema della potenza,
più di quanto, ancora, il capitalismo occidentale sappia far rinuncia di sé
stesso. Non è allora sulla base di queste considerazioni (che vado
sviluppando da un quarto di secolo) che si deve affrontare il problema della
crisi economica in atto?
Severino Emanuele
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Emanuele Severino,Il sistema di potenzaultima modifica: 2008-11-03T20:17:00+01:00da mangano1
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