Giovanna Zucconi, Quelli del nulla

da LA STAMPA, 25 novembre 2008
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GIOVANNA ZUCCONI, Quelli del nulla

Nel nulla dipinto di nulla della vita-videogioco, accade che quattro imbecilli
diano fuoco a un uomo, per noia. «Volevamo solo divertirci», hanno detto.
Dando fuoco! A un uomo! Fra tanta enfasi giornalistica in eccesso (su tutto,
dal meteo alla Borsa), ripristiniamo per una volta utilmente l’esclamativo. Per
restituire valore alle parole: cioè alle persone. E per compatire, anzi
auto-compatire, altre parole: le nostre. Cioè le fiumane di commenti, analisi,
disquisizioni, dissertazioni, che hanno tentato di trovare un significato a quel giovanna1.jpg
gesto.

Di dare un senso a ciò che un senso non aveva neppure per chi l’ha
commesso. Dunque non c’è niente da spiegare. Non c’è niente da capire.
Inutile scavarci dentro, nel nulla fatto di nulla. Per automatismo umanistico,
voci anche egregie si sono invece volonterosamente sforzate di rintracciare
ragioni plausibili di quella violenza. Magari orrende, ma sempre ragioni.
Dovute magari al disagio. Al razzismo, che dilaga. Alla politica, ancorché
ridotta alle pulsioni elementari della paura e dello sprezzo. Tutte forme, sia
pure residuali e minimali e ormai calcinate, di visioni del mondo. Ombre di
ideologie: analizzabili con il vecchio, nobile armamentario della psicologia,
della sociologia, dell’antropologia. E invece no. Separati dalle opinioni, i fatti
si rivelano per quello che sono: un nulla causato dal nulla. Che però causa, a
sua volta, e senza neanche accorgersene, dolore e orrore.
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Il 10 novembre a un uomo che dormiva su una panchina a Rimini, Andrea
Severi di 44 anni, viene dato fuoco. Quattordici giorni dopo, ieri, la squadra
mobile arresta quattro ventenni, incensurati, che confessano: «Volevamo solo
divertirci». Un barista, un impiegato, un elettricista, uno studente. Di famiglie
«modestissime ma normali», ha detto la polizia. Di buona famiglia, forse
perfino di famiglia buona. Intanto però Andrea Severi è ancora ricoverato al
centro grandi ustionati di Padova, con ustioni di secondo e terzo grado su
metà del corpo. Non è morto, per poco.

Forse è tutta questione d’immaginazione. Il barista, l’impiegato, l’elettricista e
lo studente ne hanno avuta a sufficienza per individuare la loro vittima: un
clochard (per delle nullità, è un nulla). Nei mesi, radunati davanti a quella
panchina, gli hanno lanciato dei sassi, dei petardi. Non bastava a mandare
via la noia, e allora sono andati al distributore, hanno comprato benzina, ne
hanno cosparso quel corpo, hanno dato fuoco. Sequenze di gesti. Chissà che
ridere, vederlo saltare su mentre i vestiti bruciavano come in un film. Che
emozione, dover scappare via di corsa, sentire le sirene avvicinarsi, e finire
nel telegiornale, e credere di farla franca. Chissà che divertimento,
immaginare la pelle che si scioglie e si carbonizza, bronchi e polmoni ostruiti,
le infezioni batteriche che straziano, le aritmie cardiache, la perdita di liquidi,
le palpebre bruciate, le mani contorte, i muscoli che schioccano, l’ipotermia,
l’edema, le vescicole, le piaghe, le cicatrici che sfigurano, le operazioni
chirurgiche, le fasciature, la riabilitazione, il dolore, quel «mai più come
prima» che è ormai la vita. Chissà che divertimento, a immaginarlo.

Peccato che chi ha detto «volevamo solo divertirci» non abbia immaginato,
azzardiamo, un bel niente. Il nulla non è in grado di immaginare nulla. Gesti
senza causa, e senza neanche supporre che abbiano conseguenze. Non c’è
neppure maledettismo, non c’è demone dostoevskiano, nichilismo zero.
Tanto si è detto e scritto, negli anni, sulla violenza provocata dalle ideologie.
Verissimo. Ma adesso le ideologie non ci sono più, e la violenza c’è ancora.
Utile soltanto a riempire la serata in provincia di quattro sciagurati, e senza
neanche pagare il biglietto o la consumazione. A consumarsi è stato quel
corpo che neanche immaginavano umano. Forse le ideologie servivano
almeno a riempire il cervello. Avendolo, s’intende.

Giovanna Zucconi, Quelli del nullaultima modifica: 2008-11-25T20:02:00+01:00da mangano1
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