Maria Grazia Falà, 30 anni di DALLAS

Da il manifesto del 21 Novembre 2008
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ANNIVERSARI Trent’anni di «Dallas» nelle pagine degli studiosi
J.R., la fascinazione del male diventa materia di analisi
MARIA GRAZIA FALÀ

Nel trentennale della messa in onda di Dallas negli Usa, ci si può ricordare di questo fenomeno anche con i libri dedicati all’argomento che risalgono, più o meno, a questo periodo, e che cominciano le prime analisi quando la serie è cominciata da poco. Un esempio di queste è Watching Dallas, scritta da Ien Ang sul pubblico olandese e poi tradotta in inglese. Manca di studi qualitativi più approfonditi sull’audience come i focus group, ecc., ma comunque questo lavoro cerca di esaminare il prodotto non solo come interpretazione soggettiva, ma anche sulla base delle lettere ricevute dopo un’inserzione messa su un giornale popolare da parte di un (fittizio) laureando (l’autore stesso) che chiede notizie su Dallas per la sua tesi.
Metodo che si basa sugli studi sull’audience, ma con un campione autoselezionato, e quindi non del tutto attendibile. Sempre secondo Ien Ang, allora docente a contratto presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Amsterdam, la serie, prime – time soap, è un tipico prodotto hollywoodiano. Poche location, interni lussuosi, privo di violenza, costruita soprattutto sui dialoghi, è la storia (nota) dei ricchissimi Ewing, impegnati nell’allevamento bestiame ma soprattutto di trivellazioni petrolifere. La famiglia, al suo peggio, con intrighi e macchinazioni i 30 anni1.jpgcui personaggi hanno tutti dei ruoli specifici all’interno di essa. Ma il problema che si pone Ang, al di là della trama, è perché Dallas ha avvinto una platea planetaria? Perché molti fan chiamano Dallas «realistico» e altri «irrealistico»?
Perché un testo può essere letto a vari livelli. Quello denotativo, come sostiene Roland Barthes, è quello letterale. Esso concerne il contenuto letterale, manifesto di Dallas. Quello connotativo è associato ai sentimenti suscitati da Dallas e che possono far definire la serie come «realismo emozionale». In questo senso tutto ciò che a livello denotativo suona come «irrealistico» a quello connotativo non è affatto come «irreale», ma di fatto come «riconoscibile». Ciò che è considerato come reale non è conoscenza del mondo, ma un’esperienza soggettiva di esso. Sono le emozioni che contano in una «struttura di sentimento»: ciò che possiamo dedurre da ciò è la nozione che nella vita le emozioni, anche negative, sono cosa di tutti i giorni, e che questa struttura di sentimento può essere chiamata tragica. È tragica perché porta con sé l’idea che la felicità può esistere solo per pochissimo tempo nelle relazioni interpersonali, cosa che appare rinforzata dal fatto che la narrazione continua all’infinito. Inoltre la forma seriale è un veicolo estremamente adatto per l’immaginazione melodrammatica degli spettatori, perché in se stessa ascrive più significato alle cose di tutti i giorni rispetto a quanto avviene nella vita reale. L’effetto melodrammatico funziona solo se ci si identifica con il mondo eccessivo della soap opera. Se questo non avviene e lo spettatore si sente un outsider, allora l’allargamento drammatico delle emozioni diventa senza senso e ridicolo. 30 anni2.jpg
E chi conosce l’ideologia delle comunicazioni di massa, ne parla come un prodotto di questa, mentre chi si ferma alla cultura «popolare» quasi si vergogna a guardare la serie. Come programma del prime – time, Dallas si rivolge a tutti i tipi di audience, ma in particolar modo alle casalinghe. Tutto questo all’epoca della messa in onda ha sollevato le domande delle femministe: com’è possibile che questa serie, palesemente antifemminile, sia invece così gradita a questo segmento di pubblico? Qui le donne continuano a muoversi in un ambiente patriarcale: e né Sue Ellen (la moglie ubriacona e ninfomane di J.R.) né Pamela (Bobby) riescono a uscire dal cono d’ombra del protagonista: il cattivissimo, misogino e «sciupafemmine» J. R.

Maria Grazia Falà, 30 anni di DALLASultima modifica: 2008-11-27T17:39:00+01:00da mangano1
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