Francesca Pilla, Il suicidio Nugnes

il manifesto del 30 Novembre 2008

FRANCESCA PILLA Un suicidio all’ombra dei rifiuti

Si uccide l’ex assessore Nugnes, del Pd, coinvolto nell’inchiesta sugli scontri a Pianura
Possibile collegamento con un’inchiesta sull’amministrazione comunale
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Il suicidio è il risultato di un cortocircuito interno, un evento violento, un atto estremo che nasconde una fragilità rispetto a quello che non si riesce a sopportare. Non si conoscono le ragioni e i perché Giorgio Nugnes, ex assessore alla protezione civile del comune di Napoli, si sia tolto la vita impiccandosi nel sottoscala della sua abitazione. Si possono fare solo supposizioni sulla sua condizione psicologica dopo che era stato sottoposto agli arresti domiciliari dal sei ottobre. Quando la procura di Napoli lo aveva indagato perché coinvolto nell’inchiesta su quei giorni di guerriglia urbana che misero sottosopra il quartiere di Pianura, consegnandolo agli ultrà delle Teste Matte e dei Niss (Niente incontri solo scontri) durante le proteste antidiscarica nel gennaio 2007. Era quindi stato sospeso dal Pd e lui si era immediatamente dimesso dalle sue cariche istituzionali. Sembra però che avesse paura per un’altra mega inchiesta in cantiere alla procura di Napoli che pare coinvolga tutta l’amministrazione comunale e che sarebbe alla base delle dimissioni rassegnate venerdì dal braccio destro del sindaco Jervolino, Enrico Cardillo. Sembra inoltre che fosse molto preoccupato per alcuni collegamenti tra questa inchiesta e quella per la quale era finito agli arresti domiciliari. In particolare per il ruolo del suo amico, Ciro Sanchez, che ultimamente era stato tenuto sotto torchio dai magistrati per 8 ore.
Isolato, viveva in una abitazione temporanea nel comune di Quarto perché gli era stato impedito di risiedere nella dimora insieme ai suoi parenti ai suoi due figli, a via Grottole. Recentemente la misura era stata attenuata, avrebbe potuto dormire a Pianura il lunedì, mercoledì e venerdì. E proprio nella prima notte passata in famiglia qualcosa dentro di lui deve essersi rotto. Ha legato una corda intorno all’inferriata del sottoscala che portava a un sotterraneo interno di uso comune e si è lasciato cadere. L’ha ritrovato la moglie, accompagnata da un fratello, quando ormai era troppo tardi. Inutile ogni tentativo di rianimarlo. Una folla di amici e sostenitori ha circondato la casa e la rabbia contro la magistratura e la stampa è esplosa. Tensioni e tafferugli, giornalisti allontanati con violenza, lancio di oggetti e caccia all’intruso. I suoi amici raccontano che fosse molto provato, anche fisicamente. Chiuso in un dolore che non riusciva a comunicare. Tanto che pare non abbia lasciato nemmeno una lettera ai familiari sui motivi del gesto.
Ironia della sorte, proprio nel pomeriggio di venerdì aveva rilasciato al quotidiano Il Roma, che nel napoletano viene pubblicato con Il Giornale, e che verrà pubblicata oggi. «Sono sereno – aveva detto – affronterò il processo con ottimismo, sapendo che riuscirò a dimostrare la mia innocenza». Un nuovo caso Enzo Tortora, dicono i suoi fedelissimi. Ma la differenza tra quel processo che si basava su teoremi mal confermati e le accuse nei confronti di Nugnes, sono gli atti e le intercettazioni in mano ai magistrati. L’ex-assessore era, infatti, accusato di associazione a delinquere, devastazione , interruzione di pubblico servizio. Di aver contribuito attivamente alle rivolte comunicando in tempo reale e grazie alla sua posizione agli ultrà gli spostamenti delle forze dell’ordine. Non solo. Lui, del Pd ed esponente della Margherita, secondo gli inquirenti, era stato il compagno di merende del consigliere di An Marco Nonno, finito per le stesse ragioni in carcere. Nonno, uno che amava atteggiarsi a duro, che portava sulla giacca le stellette dell’esercito nazista e non aveva problemi a riconoscersi e dichiararsi fascista. Quelle loro conversazioni confidenziali sono state spiattellate sui quotidiani. Dialoghi spregiudicati, dove emergevano gli elementi di interessi politici mischiati a giochi di potere e a rapporti non chiari con personaggi poco raccomandabili.
«Non sono né regista né sentinella degli scontri anti discarica – aveva detto sempre al Roma prima di suicidarsi – e lo stesso Marco Nonno non c’entra, a suo modo è un romantico». Ma per la procura le prove a suo carico erano inconfutabili e tracciavano un quadro fatto di interessi privati legati alla speculazione edilizia in mano alla camorra, consenso elettorale, accrescimento del proprio potere. «Siamo convinti che Nugnes sia il mandante della devastazione delle sedi di An e Forza Italia, ma il gip non ha ritenuto sufficiente il materiale a suo carico per un ulteriore provvedimento», aveva dichiarato all’epoca dell’emissione dei provvedimenti per 40 indagati il pm Antonello Ardituro, titolare dell’inchiesta.

Francesca Pilla, Il suicidio Nugnesultima modifica: 2008-12-01T20:25:00+01:00da mangano1
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