Marco Belpoliti,Il cibo della quasi eternità

da LA STAMPA 19 gennaio 2009

MARCO BELPOLITI, IL CIBO DELLA QUASI ETERNITA’
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Claim è una parola inglese. Significa: reclamare, pretendere. Viene usata per indicare una richiesta che i consumatori farebbero all’industria alimentare: inserire nei cibi in vendita sostanze che li arricchiscono, ovvero vitamine, acidi grassi, microrganismi o altri componenti, che migliorano le prestazioni fisiche dei consumatori, o le loro attese di lunga vita.

Facciamo un esempio: al supermercato sono in vendita vasetti di yogurt arricchiti con sostanze presentate come particolarmente efficaci nel rinnovare la flora batterica dell’intestino. La Danone, famosa casa produttrice di yogurt, alimento già di per sé molto efficace, ha messo in circolazione flaconi dalla forma di piccole bottigliette, Actimel©; li presenta come uno yogurt più yogurt dello yogurt stesso, quasi una medicina: agisce sulla flora batterica impedendo ai «batteri cattivi» di attecchire, e mantenendo così in buona forma il consumatore. Ogni flacone, è scritto nell’etichetta, contiene un miliardo di fermenti L. Casei Immunitas. L’immunizzazione – per usare un’espressione messa in circolazione da Roberto Esposito qualche anno fa attraverso un libro, Immunitas (Einaudi) – quale destino delle società contemporanee?

Oggi tutti sembrano alla ricerca del functional food, di alimenti che forniscano ai consumatori qualcosa in più rispetto ai cibi tradizionali, come l’Omega 3, un acido grasso antagonista del colesterolo, oppure gli antiossidanti, fondamentali per mantenersi giovani o per non ammalarsi di tumore. I functional foods, spiegano gli esperti d’alimentazione, sono uguali nell’aspetto, nell’odore e nel sapore agli analoghi alimenti tradizionali. Questi cibi, presenti sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, si dividono in due tipi: quelli che fanno riferimento a componenti tradizionali, come le vitamine, di cui è risaputa la funzione positiva, e quelli che invece allegano testi clinici per giustificare l’inserimento di sostanze ulteriori e vantarne l’efficacia. Questo secondo tipo di prodotto presuppone ricerche costose che solo le case produttrici più grandi possono permettersi.

Lo slogan con cui il functional food è proposto al consumatore nella pubblicità e negli articoli specialistici è: il passaggio dalla nutrizione tradizionale alla «nutrizione ottimale». Si tratta in definitiva di una medicalizzazione del cibo stesso: lo scopo di mangiare non è più solo quello di alimentare il nostro corpo e insieme di procurarci un piacere, bensì quello di vivere più a lungo. Se si guardano nel web i siti delle principali multinazionali dell’alimentazione, si scopre che questa medicalizzazione è a uno stato assai avanzato, così che il bio-branding, come lo definisce Vanni Codeluppi, non riguarda solo le marche di scarpe o di prodotti elettronici, bensì le aziende dell’alimentazione. La Nestlé ritiene di realizzare entro il 2015 oltre il 50% della sua produzione nell’ambito del functional food. Che tipo di mondo presuppone una simile alimentazione? Un mondo abitato da dèi e semidèi, che consumano frettolosamente il presente, rimuovono il passato e si proiettano in un futuro sempre più lungo: la quasi eternità.

Marco Belpoliti,Il cibo della quasi eternitàultima modifica: 2009-01-22T22:38:00+01:00da mangano1
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