Lodovico Poletto, Lo sterco vi spaventa, la fame dei poveri no

DA LA STAMPA, 24 marzo 2009

LODOVICO POLETTO
lodovico.jpg
– GUERRA AI RICCHI
“Lo sterco vi spaventa
la fame dei poveri no”

Interno del Cambio dopo l’assalto di sabato
Stretta sugli anarchici La Digos sa chi sono
“Questa volta voi ricchi non mangerete”
Guerra al lusso Lanci di sterco tra i tavoli vip
“Colpito il buono non il lusso”

Viaggio nel mondo anarchico dopo il blitz al Cambio
LODOVICO POLETTO
TORINO

«Ho capito che le azioni messe a segno di questi giorni a Torino fanno scalpore. Non fanno mai scalpore, invece, le cose che capitano nei Cie. Vuole che gliene elenchi qualcuna? La gente sta reclusa lì dentro per sei mesi: peggio che in una galera. Vivono in condizioni disumane. Sono soggetti a violenze. E se non basta gliene dico altre». Del tipo? «Lei lo sa che nel cibo dei migranti rinchiusi nei Cie, la sera, vengono messi psicofarmaci? O meglio: le voci che ci arrivano raccontano di ragazzi che crollano addormentati come sassi subito dopo aver mangiato. Purtroppo non siamo mai riusciti a far analizzare quella roba, ma il sospetto, mi creda, è fortissimo». La voce, va detto subito, è infondata. Ma circola, e alimenta il clima avvelenato di questi giorni, fa crescere la tensione e l’attenzione esasperata verso i Centri. Ha argomenti e voce per farsi sentire Maria Matteo, storica figura del mondo anarchico torinese. Mentre spiega che sì: «C’è una campagna che noi dell’Assemblea antirazzista abbiamo lanciato su centri di identificazione ed espulsione». Ma non rivendica l’assalto al ristorante «Del Cambio».

«Io ero a Jesi: non so chi lo abbia fatto». E il volantinaggio ad Eataly? «Quello sì, è dell’Assemblea: i volantini sono firmati». Non sarà stata lei o la Fai, la Federazione anarchica italiana, a mettere a segno l’azione, ma dice: «È un gesto che ha fatto tantissima eco, più di quella immaginata». E ancora: «Secondo me le questioni del Cie di questi giorni avranno ispirato qualcuno. Comunque un po’ di sterco è poca cosa rispetto al sangue dei tunisini che si sono feriti per protesta». Di più non dice Maria Matteo, che da sempre porta in giro la bandiera rosso e nera dell’Anarchia. Quella di chi conosce e si riconosce in Bakunin, e che ha il culto di Errico Malatesta. Che lavora e che scrive. Fiumi di inchiostro per tenere viva la memoria di quella che chiamano Anarchia sociale. Oggi qualcuno sostiene che la Fai s’è «ri-saldata» con quell’anarchia da cui si era divisa negli Anni 80 e che all’inizio andava in giro sfoggiano lo stesso acronimo degli altri «Fai» ma con significato differente: «Federazione anarchica informale».

Gente che si riconosceva in personaggi come Alfredo Maria Bonanno, classe 1937, capostipite dell’ala dura del movimento. Già, Bonanno. Quindici anni fa querelò per diffamazione un giornale locale della Valle d’Aosta che lo aveva definito «ex brigatista rosso». Scrisse: «Non è stato detto Bonanno è un marxista o un terrorista o un violento, bensì “ex brigatista rosso”… espressione che ha leso in modo gravissimo la mia reputazione». Ed eccola qui l’altra ala della galassia anarchica. Gli «insurrezionalisti». A Torino si ritrovano all’Alcova o al Rosalia, case occupate ora entrambe chiuse. Oggi è rimasto soltanto il centro di documentazione «Il porfido». E il numero dei seguaci è sempre più ridotto. Ma dialogano e si confrontano con gli altri «insurrezionalisti» storici sparsi nel paese: quelli, ad esempio, che navigano dalle parti di Rovereto. «Rifiutiamo di annegare nel marasma mediatico della disobbedienza e la trasgressione verso leggi ingiuste», c’era scritto su alcuni volantini a loro attribuiti e diffusi qualche anno fa.

Lasciando così trapelare un fascino irresistibile verso il tritolo, o di ciò che ne fa le veci. Nessun capo, nessun sottoposto. «Hanno una struttura orizzontale» dicono gli esperti dell’Antiterrorismo. Se rivendicano azioni usano una selva di sigle. Da «Fai-Cooperativa artigiana Fuoco e Affini» a «Fai-Brigata 20 luglio o XX luglio», e poi ancora C5 (Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle), o «Fai-solidarietà internazionale» «Fai-Rat». Un mondo chiuso. Qualcuno ha fatto esperienze all’estero, altri sono approdati lì quasi per caso. Lavorano? Sì. Leggono? Certo. Né più né meno degli altri. Ma il loro spirito è quello dell’azione diretta. Sempre. Maria Matteo su una cosa è certa: «Tritolo e cassonetti fatti esplodere non hanno nulla a che vedere con un po’ di sterco. Non facciamo confusione».

Lodovico Poletto, Lo sterco vi spaventa, la fame dei poveri noultima modifica: 2009-03-24T17:20:00+01:00da mangano1
Reposta per primo quest’articolo