Massimo Gramellini, Ma che Racz

24/3/2009
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Ma che Racz

da LA STAMPA, 24 marzo 2009

massimo gramellini, ma che Racz

Si chiama Karol Racz, detto Faccia da Pugile perché ha la faccia da pugile: brutta sporca e cattiva. È in Italia per fare il pasticciere e abita in un campo nomadi vicino a Roma. Un giorno arriva la polizia e lo chiude in una stanza buia con le sbarre alle finestre. Gli parlano italiano, ma lui non capisce l’italiano. Allora gli parlano romeno, ma lui non capisce il romeno. Capisce solo il dialetto della Transilvania, come Dracula, ma lui giura che non ha mai morso nessuna donna che non fosse d’accordo. Lo accusano di averne morse addirittura due: una ragazza al parco della Caffarella, una signora al quartiere Primavalle. La tv mette la sua faccia dappertutto. I giornali scrivono che lui è un «mostro» e i poliziotti degli «instancabili segugi». La signora di Primavalle lo va a vedere in galera e sviene. È lui è lui, dice. Poi ci ripensa: ma forse no. Allora gli fanno l’esame del Dna. Il risultato è che non ha morso né la ragazza né la signora. Però magari ha guardato chi le mordeva, pensa la polizia. E lo tiene dentro per 35 giorni. Trentacinque giorni tiene dentro Karol Racz, cittadino dell’Europa Unita, incensurato. Poi due romeni confessano e lui passa dal carcere al salotto di Bruno Vespa, con tante scuse.

Il suo avvocato dice che adesso potrà chiedere i danni. Ma a chi? A giornali e tv che lo hanno condannato per la sua faccia? O agli «instancabili segugi» che hanno creduto alle false confessioni? Karol Racz ai danni preferirebbe di gran lunga un posto di lavoro. Pasticcieri, mettetelo alla prova: non morde.

Massimo Gramellini, Ma che Raczultima modifica: 2009-03-24T17:24:00+01:00da mangano1
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2 pensieri su “Massimo Gramellini, Ma che Racz

  1. CASO OFFERTA DI LAVORO ALL’UOMO SCAGIONATO DAGLI STUPRI DELLA CAFFARELLA E DI PRIMAVALLE

    Il superchef assumerà Racz
    «Anch’io in cella per un errore»
    Filippo La Mantia venne fatto rilasciare da Giovanni Falcone: Karol? Farà i cannoli

    ROMA — «L’ho visto in tv e ho pensato: ha subito un torto, è stato in carcere da innocente, sarei felice di assumerlo ». Dall’idea all’azione: ieri mattina Filippo La Mantia ha inviato un sms a qualcuno dell’entourage di Gianni Alemanno e in serata, al ritorno da Napoli, ci ha parlato per telefono. Nel frattempo ha informato la first lady della capitale, la moglie del sindaco Isabella Rauti. Adesso aspetta: «Ho lanciato un sasso — dice — vediamo che succede, io sono qui in albergo 12 ore su 24».

    Lo chef più amato nei salotti della Roma che conta, il cuoco che piace alla politica di destra e di sinistra, vuole assumere Karol Racz, 36 anni, il romeno accusato degli stupri della Caffarella e di Primavalle e scarcerato dal Tribunale della libertà. Se il contratto sarà siglato, sui compiti da affidare al romeno La Mantia non ha preclusioni: «Può fare il pane, se vuole». E sennò, aggiunge, «gli insegnerò a fare cassate e cannoli, non sarebbe la prima volta, ho già avuto tanti allievi». Anche l’ostacolo che Racz non conosca l’italiano non turba lo chef: «Imparerà, ho sempre lavorato con gente di tutto il mondo, la cucina è internazionale ». L’assunzione di Racz non sarà a scatola chiusa: «Deve essere a posto con la legge e ho bisogno di incontrarlo: devo capire i suoi desideri, se ha voglia di lavorare, se gli piace, se è in grado di reggere lo stress».

    Anche il Comune, sembra, vuole essere sicuro che l’ex «faccia da pugile» non abbia avuto guai giudiziari nel suo Paese: la polizia romena, martedì, ha comunicato che Racz sarebbe stato condannato per furto a tre anni, ma è una circostanza mai emersa durante l’inchiesta sugli stupri che gli erano stati attribuiti.

    Il passato: è stata questa la «molla» scattata nello chef palermitano, 49 anni, quando ha visto Racz «impaurito» (così gli è apparso) sugli schermi televisivi. Perché anche La Mantia è stato vittima di un errore giudiziario: sette mesi trascorsi all’Ucciardone, nel 1986, con l’accusa di aver affittato l’appartamento da cui i killer di Totò Riina spararono al vicequestore Ninni Cassarà. Erano gli anni in cui i Corleonesi insanguinavano Palermo: ci volle Giovanni Falcone per capire che l’allora fotoreporter con l’omicidio non c’entrava nulla. In cella La Mantia imparò a cucinare e iniziò la sua carriera, ma è una storia di cui non vuole parlare più: «Anche un solo giorno in carcere da innocente — dice — è terribile. Tanto più se, come è successo a Racz, si è accusati di un reato infamante come lo stupro».

    Il miracolo che forse cambierà la vita del romeno è dipeso dalla sua apparizione a Porta a Porta: dopo l’appello lanciato da Bruno Vespa, anche una cooperativa romana che si occupa di manutenzione del verde e un’azienda agricola abruzzese hanno offerto lavoro al romeno. «Ma Karol non può fare il giardiniere o il bracciante — sostiene il suo avvocato, Lorenzo La Marca — non ha il fisico adatto». L’offerta di La Mantia, invece, «l’ha reso felice, è disposto anche a lavare i piatti, speriamo che non lo deluda». E lo chef si dichiara «felice» di offrire un’opportunità a Racz: «Noi siciliani siamo così — riflette — ci innamoriamo delle situazioni ».

    Lavinia Di Gianvito
    26 marzo 2009

  2. PROTESTA IN ODORE DI RAZZISMO
    Niente posto di lavoro per Racz:
    rivolta di cameriere e turisti
    Lo chef Filippo La Mantia, che si era offerto di assumere il romeno, si è visto costretto a fare retromarcia

    ROMA — Non impasterà il pane per Filippo La Mantia, non imparerà a fare cannoli e cassate per i clienti dello chef palermitano. Il sogno di Karol Racz sfuma nel giro di 48 ore: una protesta in odore di razzismo costringe il cuoco ad abbandonare il progetto di assumere il romeno. L’annuncio della possibilità di un contratto per l’ex «faccia da pugile» è di mercoledì, ieri La Mantia ha dovuto fare retromarcia di fronte ai reclami: tre cameriere si sono «licenziate» prima ancora di firmare, una ditta di facchinaggio ha sostenuto che i colleghi italiani senza lavoro hanno più diritti di Racz a un contratto e un’agenzia turistica (non italiana, ma il cuoco non vuole dire di quale Paese) ha minacciato via fax di non mandare più clienti.

    Fra le cameriere una, in particolare, non ha digerito la presenza del romeno: «Ha telefonato — racconta lo chef — e ha spiegato che non le va di lavorare con Racz perché è stato accusato di stupro. Era brava, ma non la assumerò più: non mi piace questa mentalità». L’«incidente» ha turbato La Mantia. «Sono avvilito — ammette —, depresso. Racz è stato già giudicato, per la gente è e resterà “faccia da pugile”. Non importa a nessuno che non abbia un letto. Il mostro non è lui, siamo noi». Lo chef, che ha vissuto sulla sua pelle una carcerazione ingiusta molti anni fa, racconta di aver ricevuto in due giorni «centinaia» di mail a sostegno della sua iniziativa e una decina di protesta, per lo più da parte di disoccupati: «Perché assume il romeno? Perché è andato in tv?». «Ho risposto a tutti — dice il cuoco — e ho spiegato che è stato un gesto istintivo. Qualcuno mi ha anche accusato di volermi fare pubblicità». Ora per Racz inizia un periodo difficile.

    Sembra che anche l’azienda agricola abruzzese abbia ritirato l’offerta di lavoro: resta solo la cooperativa romana che si occupa di manutenzione del verde. «Maledetta la sera in cui ho mandato a Porta a Porta il messaggio con cui dicevo di essere disponibile. Doveva avvenire tutto in sordina»: La Mantia, però, non è sicuro che il progetto si sia arenato per razzismo. «Forse ho scoperto un mondo. Ma per me questa parola è fantascienza: a Palermo — sottolinea — abbiamo sempre convissuto con altre nazionalità».

    Lavinia Di Gianvito
    28 marzo 2009

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