Norma Rangeri, La cronaca di Saviano

La cronaca di Saviano
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• da Il Manifesto del 27 marzo 2009, pag. 1
di Norma Rangeri

Oltre quattro milioni e mezzo di telespettatori, il 19% di share, l`ascolto più alto della prima serata Rai. Roberto Saviano, ospite di Che tempo che fa, ha rotto un muro mediatico, dopo aver frantumato quello delle classifiche delle copie vendute (due milioni). Regalando alla platea televisiva un inedito squarcio sull`antropologia criminale alimentata dall`informazione locale. Titoli e foto, per spiegare come la stampa campana, giorno dopo giorno, racconta i boss usando uno slang complice e incomprensibile oltre i confini regionali. Due ore di una camorra-story spiegata con il piglio dell`inchiesta e la forza di un testimone giovane. Cercando di capire perché El Pais dedica la prima pagina alla manifestazione di Casal di Principe e i giornali italiani no. Dove cresce la radice dell`Altro Stato, con la sua struttura economico-elettorale che comanda, Iì c`è una strategia di comunicazione che tiene sempre`carica l`arma dell`informazione. E` un altro mondo che vive nei giornali locali, che alimenta il format di una comunità criminale, protetta dai confini regionali, sconosciuta alla maggioranza degli italiani. Ora non più, o, almeno, non così tanto: se due milioni di copie di Gomorra sono tante, cinque milioni di telespettatori sono una platea che sfonda il muro delle librerie. Nello studio di Che tempo che fa (mercoledì, Raitre), Roberto Saviano ha usato una puntata speciale del programma di Fazio per mostrare sul piccolo schermo i titoli dei giornali della Campania, facendo scoprire, a tutti noi che di quei giornali ignoriamo l`esistenza, il linguaggio complice con i boss della camorra. Primo capitolo: i soprannomi. «Bin Laden e o`sceriffo controllavano gli affari», «In cella il cugino di “formaggino”», «Arrestato o`cappotto». Chi sono Bin laden, o`sceriffo, o`cappotto e formaggino? Lo scrittore fa i nomi e i cognomi, rompendo l`intimità tra chi legge e chi scrive sui fogli locali. Saviano insegna al pubblico televisivo come l`informazione regionale, giovandosi dell`intraducibilità di questo slang, chiude la comunicazione nel proprio territorio, impedendole di sconfinare nel circuito nazionale. Dopo i titoli, tocca alle foto dei morti ammazzati per le strade. Attorno alle vittime stese per terra con il sangue che ancora cola, ci sono decine di bambini che guardano e imparano, vedono e crescono insieme a quelle immagini che lavorano nelle loro menti, scavano nei sentimenti, istillando un`antropologia criminale, naturale seconda pelle. Saviano ormai parla da più di un`ora e il silenzio che lo ha accompagnato si rompe in un lungo applauso liberatorio, di solidarietà. Lo scrittore riprende fiato e dedica l`ultimo capitolo a don Peppe Diana, un ragazzo di trentasei anni, ucciso dalla camorra. Una settimana fa, Don Ciotti e molte altre associazioni, sono andate a Casa] di Principe per manifestare in sua memoria. Erano quarantamila, ma non sono bastati a conquistare le prime pagine dei grandi quotidiani nazionali. In Italia, perché, invece, El Pais quella manifestazione l`ha data come notizia principale della giornata. Don Diana è stato diffamato sui giornali locali con titoli come «don Peppino era un camorrista», o come «don Diana a letto con due dorme». Diffamato e dunque isolato. Come Saviano teme possa succedere a lui («ho paura della delegittimazione, che mi aspetto»), come è accaduto a troppe vittime di mafia. nrrma1.jpg

Norma Rangeri, La cronaca di Savianoultima modifica: 2009-03-27T18:38:00+01:00da mangano1
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