Paolo Armaroli, Al G8 di Torino la lingua italiana prima vittima

da NOTIZIE RADICALI
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Al G8 di Torino la lingua italiana prima vittima
• da Secolo XIX del 21 maggio 2009, pag. 19
di Paolo Armaroli

Il primo ministro olandese, Jan Peter Balkenende, la sa lunga. Intervistato dal Corriere della sera a proposito di immigrazione, che in città come Amsterdam e Rotterdam arriva al 30 per cento, ha affermato che «la conoscenza della lingua locale e il rispetto delle leggi sono i primi elementi unificanti da richiedere a quanti arrivano da fuori. Affinché acquisiscano un’appartenenza alla nuova comunità nazionale che riduca i rischi di emarginazione». Per lui il problema numero uno è quello di gente che non sa l’olandese. Perché, aggiunge, «devi in ogni caso saperti esprimere nella lingua della comunità nella quale rientri». Altra questione importante, dalla quale non si può prescindere, è «il rispetto della legge».
A questo punto propongo un gioco di società. Applichiamo le giudiziose ricette del primo ministro olandese alla nostra comunità nazionale e assieme verifichiamone i risultati. Ora, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Perciò dobbiamo ammettere che la lingua italiana è piuttosto malconcia. E, per di più, tra l’indifferenza generale. Renato Mannheimer, principe dei sondaggisti, dati alla mano arriva alla conclusione che il nostro è un Paese che comincia a «sentirsi italiano». Avrà inforcato occhiali colorati e vede le tinte dell’arcobaleno.
Già, perché basta leggere i giornali per farsi un’idea di come è caduto in basso il nostro lessico. A Torino, per esempio, la Conferenza dei rettori, il Politecnico torinese e la Commissione italiana per l’Unesco hanno avuto, quando si dice il genio, una bella pensata. Hanno organizzato niente meno che il “G8 University Summit 2009”. Può anche darsi che questi anglismi siano giustificati dal fatto che nel capoluogo piemontese si sono dati appuntamento i presidi dei Paesi del G8 e di altri 42 Stati di tutti e cinque i continenti. Fatto sta che il rettore dell’Università di Torino, Ezio Pelizzetti, non ci ha fatto stare sulle spine. E, bontà sua, ha dichiarato: «al summit non ci vado». Il termine summit sta per incontro al vertice. E ormai lo si usa per ogni riunione. Anche per quelle di poco conto. Nel qual caso ci si comporta in maniera ridicola. Come la rana di Esopo che si gonfia allo scopo di apparire un bue.
Il movimento dei contestatori, la cosiddetta Onda anomala, non ha voluto essere da meno. A causa della serrata dell’Ateneo decisa dal rettore, che altrimenti sarebbe stato usato come dormitorio, l’Onda si è trasferita in un altro edificio dell’Università. Ribattezzato, quando si dice la fantasia, “Block G8 Bilding”. Palmiro Togliatti avrebbe esclamato: «Ma quanto sono cretini». Non basta. Sono arrivati i rinforzi. E cioè le delegazioni, in italiano debolucce, del “No Tav”, “No Dal Molin” e “No Discarica”. Tutti assieme appassionatamente a giocare ai ragazzi della via Pal. A loro volta i collettivi e i precari della ricerca hanno allestito un campeggio sulle rive del Po. Cerca e ricerca, hanno trovato il nome adatto. Lo hanno chiamato “Turin Sherwood Camp”. E, tanto per non starsene con le mani in mano, hanno mandato in scena un G8 alla rovescia. Un workshop – convegno o seminario, direbbero gli ultimi italiani – sui temi dell’energia, dell’ambiente e della pace.
Passiamo ad altro. L’Eni si fa pubblicità in maniera singolare. Compra intere pagine di giornale per scrivere: “The eni award 2009 ideas for a brigter future”. Tanto vale vendere l’auto e comprarsi una fiammante bicicletta. Così, per ritorsione, risparmieremo sulla benzina.
Anche il Parlamento non se la passa meglio. Un lettore di Repubblica, Eugenio Mariti, segnala due “perle” legislative infilate nel provvedimento sulla sicurezza. La prima: è previsto che il rilascio del permesso di soggiorno sia subordinato, da parte dello straniero che lo richiede, di un test di conoscenza della lingua italiana. Medice cura te ipsum. Test? In buon italiano si dice “prova”. La seconda perla: «Non è consentito il ricongiungimento dei familiari, quando il familiare di cui si chiede il ricongiungimento è coniugato con un cittadino straniero regolarmente soggiornante con altro coniuge nel territorio nazionale». Senza un cialdino il mal di testa è assicurato.
D’altra parte le nostre leggi sono un po’ come le gride manzoniane: violate più della vecchia di Voltaire. Per non essere da meno – noblesse oblige – FareFuturo e Italianieuropei, le predilette fondazioni di Gianfranco Fini e di Massimo D’Alema, hanno in programma una bella “Summer School”. Auguri e figli maschi.
Per finire in bellezza, una buona notizia. Il 13 maggio, nella sala delle conferenze della Camera dei deputati, si è tenuta la prima edizione del Premio “Italiano Zerbino della Lingua Inglese”, organizzato dal Dipartimento “Centopercentoitaliano.it” dell’Associazione radicale esperanto. E una giuria all’altezza dell’evento ha scelto il peggior italiano dell’anno. Il poco ambìto premio è stato assegnato al rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, per aver anglificato diversi corsi di laurea. A riprova che apolidi, senza radici, da noi non si nasce. No, si diventa con l’andar del tempo.

Paolo Armaroli, Al G8 di Torino la lingua italiana prima vittimaultima modifica: 2009-05-21T19:35:00+02:00da mangano1
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