Silvana Mazzocchi, Passaparola

 
PASSAPAROLA
“Salvare l’Africa (e i suoi bambini)”
Giuseppe Carrisi ha scritto una guida ai misteri e al futuro di un Continente. 40 anni dopo il sogno dell’indipendenza, una crescita economica rilevante e molti problemi
di SILVANA MAZZOCCHI

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Giuseppe Carrisi in Africa

Tutto quello che avresti voluto sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato. Un continente ricco di risorse, di cui però non controlla in alcun modo i mercati e che ancora non è riuscito a darsi né l’unità economica né quella politica. Un paese percorso da conflitti armati di ogni tipo, dove spesso i governi sono instabili e incapaci di opporre una valida difesa a fronte dei razziatori stranieri di materie prime. E, ovunque, gli effetti devastanti dell’emergenza climatica, la diffusione straripante dell’Aids, la piaga dei bambini soldato, il traffico d’armi e di droga. 

Oggi, ai tempi della globalizzazione, un inedito colonialismo minaccia lo sviluppo autonomo dell’Africa, con nuovi attori internazionali mentre, in questo quadro, l’Europa non è ancora riuscita a trovare una giusta ed equilibrata collocazione. 

Giuseppe Carrisi, giornalista, scrittore e documentarista, con Africa, tutto quello che dovresti sapere e che nessuno ti ha mai raccontato, in uscita per Newton Compton, offre ai lettori una ricerca analitica ricca di dati e notizie, un libro documentatissimo e prezioso per comprendere il secondo continente del mondo, una terra che conta 53 stati e circa un miliardo di persone. Dove vengono usate 2500 lingue e dialetti, dove la durata media della vita sfiora appena i 31 anni e il reddito medio di ciascuno è di 450 dollari, 57 volte inferiore a quello di un cittadino dei paesi del G7. Un Continente in parte nuovo con stati costituzionali , democratici e pacifici che stanno nascendo accanto a sistemi repressivi antichi. Potenzialità dal cui sviluppo dipende la speranza dell’Africa. 

IL BOOKTRAILER 

Carrisi, perché questo libro? 
“E’ il frutto di quasi dieci anni di esperienze che ho vissuto sul campo, in particolare in alcuni Paesi africani dilaniati dalle guerre e dalle logiche perverse che le determinano: dalla Sierra Leone al Sudan, dall’Uganda alla Repubblica Democratica del Congo. Da questi viaggi, dalle storie che ho raccolto, dalle vicende umane con cui mi sono confrontato, è venuto fuori che l’Africa, oggi più di ieri, è una terra di conquista, sfruttata. Le speranze legate alla fine del colonialismo sono svanite, le promesse tradite. 

I conflitti armati continuano a creare un terreno fertile per la presenza straniera, a cui si aggiungono le nuove piaghe: dalla droga al terrorismo, dall’emergenza ambientale alla biopirateria. Il tutto in uno scenario nuovo, quello della globalizzazione che, ancora una volta, ha relegato il Continente Nero ad un ruolo di comprimario, aprendo di fatto la strada ad una nuova forma di ‘colonialismo’, che vede in campo nuovi attori, Cina e India, fra tutti, oltre ai tradizionali Stati Uniti ed Europa. Il saggio analizza il ‘dietro le quintè di tutti questi fenomeni, per cercare di dare una lettura quanto più vera e attuale della storia dell’Africa e della sua gente”. 

Bambini soldato: sull’argomento lei ha scritto un libro, Kalami va alla guerra, e ha realizzato un docufilm, Kidogò, un bimbo soldato. In quali stati africani questo fenomeno è più rilevante? 
“L’Africa è il continente più colpito dal fenomeno di bambini-soldato: degli oltre 300 mila minori coinvolti nei conflitti armati in atto nel mondo, oltre 100 mila sono utilizzati nelle guerre vecchie e nuove che insanguinano diversi Stati, tra cui Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan e Uganda. In questi ultimi due Paesi, in particolare, vi sono le situazioni più drammatiche. Nel Sudan, martoriato da oltre 20 anni di guerra civile che vede contrapposti il governo di Karthoum e i ribelli del Sudan People’s Liberation Army, i quali rivendicano l’indipendenza delle regioni meridionali del Paese, si parla di circa 22 mila piccoli guerrieri: di questi, 17 mila combattono per l’esercito governativo, gli altri sono al servizio dei gruppi di ribelli. Fonti umanitarie, poi, testimoniano di bambini rapiti e arruolati nel Darfur, dal 2003 teatro di un conflitto nel conflitto, quello tra le milizie del Sudan Liberation Movement e i guerriglieri arabi, i ‘Janjaweed’. 

Fare delle stime attendibili, in questo caso, però è impossibile, in quando la violenza della guerra ha reso l’intera area inaccessibile. In Uganda, dove dal 2006 è in atto una tregua che ha posto fine ad un conflitto iniziato alla fine degli anni Ottanta, i minori reclutati nei gruppi paramilitari sono stati oltre 20 mila, mentre un numero imprecisato ha combattuto indossando l’uniforme delle forze armate di Kampala”. 

Lei è appena tornato dal Congo, le sue impressioni attraverso un titolo. 
“Emergenza infanzia. Questo, forse, più di ogni altra cosa, dà l’idea di ciò che ho visto in questo ultimo viaggio nella Repubblica Democratica del Congo. In particolare, sono stato nella regione del Nord Kivu, dove si vive una grande contraddizione: da una parte ci sono tante ricchezze naturali (come oro e coltan), dall’altra, invece, guerre a ripetizione, miseria, povertà, malattie e abbandono. E, come sempre, le prime vittime sono le donne e, soprattutto, i bambini. 

Ne ho visti tanti, troppi, per le vie delle città, nei campi di sfollati interni, nelle strutture di accoglienza delle diverse organizzazioni non governative locali e internazionali che operano nell’area. Bambini soldato, orfani, accusati di stregoneria, malati di Aids, rinchiusi nelle carceri insieme agli adulti, costretti a lavorare nelle miniere. Per non parlare, poi, dei bambini di strada, che vivono di espedienti, o delle ragazzine che hanno subito violenza sessuale. Per molti di loro il destino è già segnato alla nascita”. 

Quale futuro per l’Africa? 
“Certamente quarant’anni dopo il “sogno” dell’indipendenza, la situazione di questo continente è ancora preoccupante e pieno di incognite. Gli ultimi decenni sono stati scanditi da guerre, genocidi, malgoverno e corruzione; di contro, però, più di recente, il processo democratico sta mettendo radici in diversi Paesi africani, anche se con errori, distorsioni e paradossi. Nonostante le tante ‘emergenzè ancora aperte (conflitti, sfruttamento delle materie prime, mancanza di una cultura politica, povertà, pandemie, corruzione), l’Africa negli ultimi anni ha conosciuto una crescita economica rilevante, che potrebbe consentirle di recuperare il terreno perduto. A questo bisogna, poi, aggiungere i segnali positivi che arrivano dalla società civile africana, che lo storico burkinabé Joseph Ki Zerbo ha riconosciuto nella gioventù, nell’impegno della donna, nell’impegno di certi gruppi sociali che hanno qualcosa da dire anche agli altri popoli. Quindi, i fattori di cambiamento sono molteplici, interni ed esterni al continente. A cominciare dall’atteggiamento del mondo occidentale (e più di recente delle economie emergenti) nei confronti dell’Africa: un atteggiamento che ha snaturato quella terra, impedendole di essere se stessa, di esprimersi liberamente. Ma per un’inversione di rotta è necessario lasciare finalmente nelle mani degli africani il loro destino e il loro futuro”. 

Giuseppe Carrisi “Tutto quello che dovresti sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato” 
Newton Compton Pag.424, euro 12,90 

(22 maggio 2009)

Silvana Mazzocchi, Passaparolaultima modifica: 2009-05-22T21:59:00+02:00da mangano1
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