Roberto Bonuglia, Una spystory sulle ceneri dell’URSS

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I thriller pubblicati da Fanucci si distinguono solitamente per originalità e qualità. Prodotti editoriali di alto livello che non deludono chi li sceglie come compagni di viaggio, di relax, di lettura. E’ stato questo il caso de Il bosco maledetto di Ruth Rendell, de Il gioco estremo di Adriano Casassa, de Il luogo più oscuro di Daniel Judson.
Nello scorso mese di aprile è arrivato sugli scaffali delle librerie italiane L’oligarca un «nuovo» romanzo, finalmente tradotto in italiano – tra l’altro ottimamente, da Laura Bigoni – che è stato felicemente definito come una
«spy story» che Robert Littell aveva pubblicato in America alla fine del 2005. Legends, questo il titolo dell’edizione originale (New York, Penguin Book, 385 pp.), aveva avuto un discreto successo.
Littell, newyorkese di Brooklyn – che vive però oltralpe – ha al suo attivo un quindicina di romanzi alcuni dei quali, a nostro avviso, davvero ben riusciti come ad esempio Mother Russia (1978), The Sisters (1986), Walking Back the Cat (1997). Negli anni “caldi” della guerra fredda Littell è stato per molto tempo giornalista di Newsweek.
E gli anni passati in redazione – e non solo – si sentono tutti in questa suggestiva storia di spionaggio politico definita non a torto dagli stessi editori una sorta di «gioco magistrale di specchi in cui ricordare il passato comporta pericoli mortali quanto il dimenticarlo». E’ indubbio,infatti, che oltre a Martin Odum, il vero protagonista di questa storia sia proprio il “passato”: quello privato dei personaggi che Littell ha pensato; quello storico che fa da sfondo a fatti e vicende che vorticosamente accompagnano il lettore dalla prima all’ultima pagina de L’oligarca; quello biografico dell’autore che origina la storia nella sua Brooklyn – è nella città newyorkese, infatti, che il detective privato Odum svolge la sua attività – , e fa sentire la sua confidenza con certe realtà geopolitiche che trattato per anni nel corso sua professione giornalistica.
Il passato dunque. E’ col passato che Odum mentre aiuterà un agente del KGB a ritrovare il marito della figlia si dovrà misurare. Mentre infatti l’investigatore incontra persone tra loro diversissime e raccoglie notizie per costringere, una volta trovato, il genero del suo assistito a divorziare secondo la legge ebraica, inizia al contempo un percorso di riappropriazione del proprio passato per capire davvero se anche lui un personaggio creato ad arte nel quartier generale della CIA di Langley o se, invece, se la confusione di cui soffre è solo causata da un disordine della personalità, da un lavaggio del cervello o, magari, da un semplice esaurimento nervoso…oligarca.gif

oligarca2.jpgSullo sfondo dell’intricata vicenda alla quale è giusto che il lettore si appassioni e si lasci trascinare, va sottolineato l’autorevole e apprezzabile descrizione di alcuni contesti geopolitici fatta dall’Autore che ricostruisce con generosità di dettagli sociali, economici e politici. E’ il caso, ad esempio, della “stanca” Russia sovietica che sta per perdere definitivamente il confronto con gli States e, più in generale, con l’Occidente. Le vicende che fanno scoprire ad Odum che «nulla è poi veramente sacro» rivelano una Russia in
agonia già nella metà degli Anni Ottanta perché svuotata da dentro dalla criminalità organizzata perché «mentre l’economia, paralizzata dall’inflazione e dalla corruzione ai più alti livelli del governo, si trovò in una fase di stallo, il capitalismo criminale prosperava. Le cooperatrice dovettero comprarsi la protezione delle centinaia di bande che spuntarono a Mosca e in altre città, se volevano rimanere in affari». Un contesto, questo, nel quale inizieranno a proliferare degli «astri nascenti del settore privato» che avevano una idea molto particolare del «come passare dal socialismo al capitalismo orientato al mercato». La soluzione era «un capitalismo criminale» che dal 1985 in poi esportò in Russia i “giochi sporchi” del capitalismo occidentale. E ciò avveniva con la convinzione che l’innesto avrebbe funzionato a meraviglia visto che le falle dell’agonizzante sistema sovietico rappresentavano di per sé stesse delle potenziali sacche di illegalità a portata di mano, al riparo dai controlli che invece dovevano essere elusi in occidente con la corruzione. Un passaggio, questo, che iniziato due anni prima, si consolidò in un momento storico preciso, nel 1987, quando «quelle che i sovietici chiamavano “cooperative” e il mondo definiva “imprese di libero mercato” furonooligarca3.jpg legalizzate dal compagno Gorbacëv».
E’ questo il contesto in cui nasce la «mafia russa», sulle ceneri di una nazione che Benny Sapir – uno dei personaggi che incontra Odum nel corso della sua ricerca che si svolge dal 1993 al 1997 – descrive come una «cleptocrazia». Un paese, cioè, dove «la criminalità organizzata si infiltrò nelle istituzioni politiche ed economiche» e dove alla fine, «furono i criminali russi, e non i suoi politici, a smantellare la sovrastruttura comunista». Un’ipotesi, quella di Benny, davvero suggestiva, poco consid
erata – almeno finora – dagli storici e che trova conferma in un altro momento significativo di una delle conversazioni più suggestive dell’intera storia: quando Benny ricorda a Odum che negli anni della disgregazione sovietica «quando tutto era a disposizione di tutti» una tale situazione attirò, ma senza successo, le organizzazioni criminali occidentali tra cui la mafia italiana. La “family” «venne a sentire che aria tirava per potersi prendere una fetta della torta […] ma gli italiani diedero un’occhiata e poi se ne tornarono a casa; i russi erano decisamente troppo spietati per loro».
Quello di fornire un ritratto preciso della Russia post-sovietica è dunque uno dei maggiori meriti del romanzo di Littell che per voce dei suoi protagonisti fa luce su alcune dinamiche ancora oscure del crollo sovietico. Il ruolo della criminalità organizzata su tutti. E conoscere una chiave di lettura “diversa” – diremo noi “noir” – dell’evento più importante della seconda metà del Novecento rappresenta un buon motivo per portare sotto l’ombrellone un storia ben costruita che si fa leggere tutta d’un fiato.

Roberto Bonuglia, Una spystory sulle ceneri dell’URSSultima modifica: 2009-06-19T11:27:57+02:00da mangano1
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