da L’UNITA’ 1 luglio 2009
È in quei pomeriggi che ho conosciuto storie che poi sono diventate punti di vista sul mondo: una ragazza che aveva rinunciato a sogni di attrice con un bambino piccolo a casa e che ogni sera veniva lì a lavorare con tacchi altissimi e i piedi per terra, i primi immigrati cingalesi di Roma che stavano nel retro a lavare piatti e bicchieri, il ragioniere che veniva a fare i conti sempre vestito di grigio ma con i calzini colorati, il buttafuori che era stato quasi campione di lotta greco romana e altra gente che mi voleva bene perché ero un ragazzino pieno di sogni e di voglia di sfondare e questa in genere è una cosa che ispira simpatia. Sono sicuro che le loro benedizioni mi sono servite, quando partii per Milano vollero fare un brindisi alle quattro del mattino e c’erano tutti. Anche il proprietario del locale che non voleva lasciarmi andare. Lo so che sembra che stia parlando di Rocky Balboa, deve essere questa città che fa tornare in mente certi ricordi e toglie i punti morti come succede nei flashback al cinema.
Il pomeriggio si accendono tutte le luci di servizio che mostrano gli ambienti così come sono e acquistano un romanticismo che a uno come me fa battere il cuore. Prima e dopo la folla notturna ubriaca arrapata contenta assonnata stordita in ghingheri trasandata pompata e spompata i locali sono luoghi strani, senza la musica alta e le strobo e il buio sono come pugili giù dal ring che fanno sempre un po’ di tenerezza, con quei nasi schiacciati che invece quando si accendono le luci diventano minacciosi. Intorno al Nublu c’è Alphabet city, e proprio dietro c’è la casa dove ha vissuto Charlie Parker e ora gli hanno dedicato la piazzetta lì di fronte e se la merita, eccome se se la merita, se c’è uno che si merita una piazzetta è Charlie Parker che ha preso la musica così com’era e l’ha portata da un’altra parte, l’ha tolta ai fighetti che se ne erano impossessati e l’ha ributtata in mezzo come si fa con un pallone in campetto di periferia.
Sentire oggi Charlie Parker che suona sembra lento ma all’epoca doveva essere come una scarica di cazzotti in pancia. Camminare per queste strade con un Ipod in testa che manda roba tipo Charlie Parker, Beastie Boys, Last Poets, Talking heads, Tom Waits, Run DMC, John Coltrane può essere una delle esperienze della vita. Stasera le facciamo ballare a tutti.
01 luglio 2009