Giovanna Canzi, Omaggio a H.Moore

DA iL SOLE 24 ore

 

TItaniche e assolute. La Tate Britain rende omaggio alle sculture di Henry Moore
di Giovanna Canzi

8 APRILE 2010

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«Monoliti di un’epoca passata che presiedono ai disastri del mondo con il loro potere profetico». Così le gigantesche sculture di Henry Moore – nel loro curioso mix di riferimenti colti da ogni dove – continuano a esercitare un fascino scomposto, sottile, seducente. Un’attrazione che si perde fra figure che sembrano fondersi una nell’altra in un abbraccio senza fine (nella sua serie «Mother and Child»), in immagini possenti, monumentali, che esprimono una forza terrena e archetipica (nelle sculture di ispirazione non occidentale), in corpi femminili distesi (le celebri «Reclining Figure») che guardano simultaneamente alle Moirai del Partenone, alle sculture cubiste e alle creazioni Maya, di cui Moore divenne un appassionato cultore.

Oggi il mondo suggestivo e magnetico di questo «Titano della scultura del XX secolo» rivive in tutta la sua forza nella grande esposizione che la Tate Britain dedica all’artista inglese, nato da un padre minatore e morto con la fama e gli onori di un sovrano.

Origini semplici, legate al lavoro manuale che rimarranno un filo rosso del suo operare (Giovanni Carandente scriveva che per Moore «scolpire la pietra era come tornare alla terra, alle rocce, ai detriti delle miniere»), un grande amore per l’arte che riuscì a coltivare grazie a borse di studio che gli permisero di frequentare prima la scuola d’arte di Leeds e successivamente il Royal College of Art di Londra e la passione provata indistintamente per la scultura rinascimentale italiana, per le suggestive opere di arte primitiva, per il cubismo, il costruttivismo e l’astrazione dell’amica Barbara Hepworth. Il tutto combinato in un carattere così umile e umano che il critico John Russell scrisse «Non è uno dei successi ultimi di Moore quello di aver diffuso nel mondo una nuova concezione di cosa voglia dire essere inglese. Si deve alla sua presenza vigorosa e genuina se è sparita la frusta mitologica del milord, del collerico ottuso John Bull. Al posto di quella è subentrata la figura di uno che non si dà mai arie, che non è mai stanco, che dà il giusto valore a ogni nuova esperienza, sempre interessato a luoghi nuovi e a nuove persone».

Oggi con oltre 150 lavori la mostra della Tate ripercorre le tappe della sua esistenza, scandita da lavori realizzati in tutti i materiali (pietra, legno, bronzo) e in tutte le dimensioni, senza dimenticare i disegni preparatori di questo grande scultore che riuscì a fondere l’Arcaismo e l’Umanesimo classico con grazia ed equilibrio. E ripercorrendo le sue creazioni si colgono ora le esperienze di vita personale – la guerra che lasciò un profondo segno -, ora le influenze esercitate dai modelli già citati, ora l’incalzare del Surrealismo e della Psicoanalisi, che attraversarono le sue figure femminili, grazie alle quali Moore fu in grado di esprimere il significato stesso della vita.

Henry Moore
Tate Britain, Londra
www.tate.org
fino all’8 agosto 2010

Giovanna Canzi, Omaggio a H.Mooreultima modifica: 2010-04-10T16:26:24+02:00da mangano1
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