Giulia, Democrazia vuol dire

da PENSAREINUNALTRALUCE

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18/09/10
Democrazia vuol dire curare al massimo l’originalità di ciascuno

Mai come in questi utlimi anni abbiamo avuto la percezione netta e chiara che la democrazia è sempre a rischio e può “precipitare – come dice Eugenio Scalfari – nell’autocrazia, nella teocrazia, nella demagogia”.
Quello che deve esserci chiaro dice Gustavo Zagrebelsky è che la “democrazia è relativistica, non assolutistica”. Non ha cioè fedi o valori assoluti da difendere, ma non deve lasciar correre su alcune questioni di principio che la riguardano direttemanete e che ne costituiscono le fondamenta: “quelle che riguardano il ripsetto dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani e dei diritti che ne conseguono”.
“Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma, sono incompatibili” quindi.
Ma se le verità assolute sono proprie delle società autocratiche, questo non vuol dire che i cittadini non devano avere delle loro verità, dei loro valori: guai se queste verità si tentasse di imporle agli altri, ma guai anche se gli uomini si lasciassero prendere da un atteggiamento scettico o peggio nichilista: “nichilismo o scetticismo diffusi nella società ne rappresentano una minaccia. Se non si ha fede in nulla, perché difendere una forma di governo rispetto a un’altra; in particolare, una forma di governo come la democrazia che presuppone l’aspirazione dei singoli a promuovere e affermare le proprie posizioni e convinzioni? Per chi non crede in nulla, democrazia e autocrazia pari sono. Varranno pure e semplici considerazioni di convenienza personale”

Ma il pericolo che oggi più corriamo è la deriva demagogica e a questo riguardo Zagrebelsky:
“Una democrazia che vuole preservarsi dalla degenerazione demagogica deve curare nel massimo grado l’originalità di ciascuno dei suoi membri e combattere la passiva adesione alle mode. L’originalità che non deve essere concepita come stramberia, amore estetizzante della stravaganza ma, etimologicamente, come seria capacità di dare inizio, origine a un progetto, a un rinnovamento che produce vita nuova e combatte la passiva e animalesca ripetitività”.
Ma dobbiamo essere per prima noi a curare la nostra originalità come nelle scuole dovrebbero essere anche la scuola a curare l’originalità dei propri studenti contro una società che tende ad omologarci tutti.
“Non è questa certo la prima volta che si invocano proprio dalla scuola gli antidoti necessari a preservare l’originalità delle persone. Alimentando, invece di reprimere, i caratteri, le inclinazioni, le capacità e le vocazioni personali delle giovani vite con le quali la scuola entra in rapporto, essa contribuisce a difendere la democrazia; e, in quanto l’alimento sia volto al miglioramento delle persone, la democrazia, da regime della massa senza valore, tenderà a diventare regime – se è consentito il paradosso – aristocratico, nel senso del greco aristéuein (agire per diventare migliore)”.

Giulia, Democrazia vuol direultima modifica: 2010-09-22T15:55:05+02:00da mangano1
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