Simonetta Robiony, Per un pugno di libri

da LA STAMPA

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Gli spettatori si mobilitano, “Per un pugno di libri” resta nel palinsesto di Raitre. E domani ricomincia
SIMONETTA ROBIONY

ROMA A furor di popolo, dopo lettere, proteste, blog, facebook, email e quant’altro, torna domani, alle 18 su Raitre, Per un pugno di libri, la trasmissione che, mesi fa, sembrava dovesse essere cancellata dal palinsesto per esaurimento e stanchezza a dieci anni dal debutto. Che improvvisamente la cultura sia diventata un prodotto d’attrazione televisiva, tanto da indurre i telespettatori a reagire in massa di fronte all’ipotesi di soppressione del programma? Neri Marcorè, cultore dell’understatement e minimalista elegante, anima di Per un pugno di libri, lo spiega così: «Non è che il programma fosse proprio stato cancellato. La rete aveva immaginato di organizzare solo uno scontro finale tra i vincitori degli anni passati e chiudere in bellezza». Però ci hanno ripensato… «C’è la questione dei due direttori che si sono avvicendati: Ruffini, Di Bella e poi ancora Ruffini. C’è che questa è rimasta una trasmissione unica nel suo genere. E certo, c’è anche che una fetta di pubblico, quel milione o giù di lì di persone che ci segue, ha fatto sentire la sua voce. Rappresentano un 5-7 per cento di share, non sono moltissimi ma molto appassionati».

Con Marcorè, il solito Piero Dorfles in panni professorali, mentre in quelli comici c’è l’attore Giacarlo Ratti. A scrivere il programma Alessandro Rossi, a dirigerlo Igor Skofic: impostazione classica con qualche variazione come un «Per chi suona la campanella», titolo da Hemingway ma intenti da Musichiere e qualche quiz in più per tener desta l’attenzione. Primo libro scelto, Il Gattopardo, in omaggio ai 150 anni dell’Unità.

«Dobbiamo ricordarcelo – dice ancora Marcorè -: in tivù, prima di ogni altra cosa, facciamo spettacolo. La cultura tediosa, cattedratica, nozionistica, non funziona. Servono bravi divulgatori, ma anche quando ci sono ottimi raccontatori come Alessandro Baricco o Philippe Daverio vengono utilizzati con eccessiva parsimonia. Resistiamo soltanto noi e gli studenti che, con le loro scuole, ci chiedono di partecipare». Li trova cambiati i ragazzini, in questi anni? «Non sono un sociologo, però sì, questi ragazzi, che certamente non sono e non sono mai stati quelli di X Factor o di Maria De Filippi, mi appaiono più disinvolti davanti alle telecamere, come se la tivù ormai fosse talmente usuale da non offrire emozioni. Ma sono anche più disillusi sul loro avvenire, come se anche per i migliori la società italiana non fosse capace di trovare una giusta collocazione. Potrei sbagliarmi, però».

Dotato dalla natura di una duttilità da Zelig, ottimo conoscitore di lingue straniere per esser stato interprete professionista, saggio amministratore dei suoi molti talenti, in questo momento Marcorè ammette di aver deciso di puntare soprattutto su una carriera da attore: è il protagonista de La scomparsa di Patò di Mortelliti da Camilleri, con Frassica, Casagrande, Herlitzka in anteprima al Festival di Roma ed è uno dei molti attori italiani di The Tourist, il kolossal americano girato a Venezia con Johnny Depp e Angelina Jolie. Forse farà una fiction, certamente farà qualcosa in teatro: una lettura da pagine di Saviano, l’assaggio a Genova, in coppia con Claudio Gioè, di un confronto tra Gaber e Pasolini.

A intrigarlo di più, però, l’esito che potrebbe avere il suo primo film francese, Tous les soleils di Philip Claudel, con Stefano Accorsi: «M’è parso di trovare sul set una civiltà di rapporti che da noi è più rara. Nessuno che alzava la voce, tutti che svolgevano il proprio lavoro nel massimo rispetto. È vero, l’orgoglio di essere francesi si sente, ma nasce dal loro senso civico. Se tutti fanno la fila, la fila la fai anche tu. Se, come da noi, molti la fila la ignorano, si è indotti a non rispettarla». E le sue famose imitazioni? La sua collaborazione storica con Serena Dandini? «Non c’è, ma resta l’amicizia». Ma per amicizia un’apparizione a Parla con me la farà? «Certo. Prima o poi. Luca Barbarossa sarà Apicella, io Berlusconi in una edizione speciale di una canzone di Gino Paoli: Senza Fini».

Simonetta Robiony, Per un pugno di libriultima modifica: 2010-10-18T17:52:10+02:00da mangano1
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