UNA CITTÀ n. 175 / 2010 Giugno
Intervista a Ugo Leone
realizzata da Barbara Bertoncin
LA SETTIMA MERAVIGLIA
L’improvvida decisione di destinare due cave del Parco Nazionale del Vesuvio a discarica; il sospetto, poi confermato dai gabbiani, che la spazzatura non fosse stata nemmeno trattata; il paradosso di smaltire rifiuti dall’intera regione in un’area candidata a diventare la settima meraviglia della natura; intervista a Ugo Leone.
Ugo Leone, già professore ordinario di Politica dell’ambiente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli “Federico II”, è presidente del Parco Nazionale del Vesuvio.
Per tentare di fronteggiare l’emergenza rifiuti in Campania, tutt’altro che risolta, ora in pieno Parco Nazionale del Vesuvio sono state individuate due ex cave per farne sversatoi di rifiuti. Com’è possibile?
In effetti è uno scandalo, la cui origine risale a un paio d’anni fa, per la precisione al 23 maggio 2008, quando il governo, con decreto legge, in deroga alla Legge Quadro sulle aree protette n. 394/91 e al Dpr che il 5 giugno 1995 aveva istituito il Parco Nazionale del Vesuvio, individuò nel Comune di Terzigno -in località Pozzelle e Cava Vitiello- due ex cave come possibili discariche per “lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani” prodotti in Campania.
Questa individuazione di per sé non bastava per dare inizio allo sversamento, perché occorreva che si riunissero, in quella che si chiama la Conferenza dei Servizi, tutti i soggetti interessati, e cioè il Parco, i comuni, alcuni assessorati regionali, la Sovrintendenza, eccetera. Ebbene, in quella Conferenza dei Servizi, a opporsi all’apertura della discarica furono solamente il Parco e la Sovrintendenza, e così la maggioranza si espresse favorevolmente all’apertura della discarica in località Pozzelle 3-Cava Sari. Si trattava in realtà di una maggioranza fantasma, se così si può dire, perché molti degli invitati erano assenti e però è stato fatto valere il principio del silenzio-assenso. Comunque di fatto passò l’autorizzazione ad utilizzare una di queste cave, chiamata Cava Sari, che ha una potenzialità di 650-700.000 tonnellate, come sversatoio di rifiuti. Da quel momento è cominciato il procedimento di messa in sicurezza. La discarica infatti ha l’obbligo di raccogliere rifiuti preventivamente trattati, perché c’è il rischio che ce ne siano anche di pericolosi, tossici, nocivi, eccetera eccetera.
Va da sé che il Parco Nazionale del Vesuvio e i comuni direttamente interessati, in particolare Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase, tre dei tredici comuni che fanno parte della comunità del Parco hanno subìto questa decisione. Dalla fine del 2008, è cominciato lo sversamento. I problemi però sono sorti quasi subito e se ne sono accorti innanzitutto gli abitanti di quell’area, per via del cattivo odore dei rifiuti che andavano in putrefazione, e dal fatto che i gabbiani hanno cominciato a svolazzare.
La presenza dei gabbiani cosa significa?
E’ un segnale evidente che qualcosa non funziona in una discarica di rifiuti. Nel nostro caso specifico è la prova che nella cava vengono sversati rifiuti cosiddetti “tal quale”, cioè il sacchetto dell’immondizia così come ogni famiglia lo getta nel cassonetto. In questo “tal quale”, statisticamente, c’è un trenta per cento di sostanza organica, cioè di rifiuti alimentari, che sono quelli che, andando in putrefazione, producono il percolato, cioè quel liquido che dovrebbe poi essere raccolto, messo in vaso, e diversamente smaltito.
Tutto questo ha creato non solo allarme, ma una forte protesta sia dei cittadini, che si sono organizzati in comitati, sia del Parco che già era ricorso al Tar, non tanto avverso la decisione di aprire una discarica (che era avvenuta -si fa per dire- con tutti i crismi della regolarità) ma contro il fatto che per portare i rifiuti nella Cava Sari si era proceduto all’ampliamento di una strada già esistente, cosa assolutamente vietata e non contemplata nella Conferenza dei Servizi. Non solo, si era cominciata la costruzione di una nuova strada, anche questa non contemplata e non autorizzata. Il Tar ha considerato ricevibile il ricorso e ha momentaneamente bloccato la costruzione della nuova strada. Ma intanto i rifiuti hanno continuato ad essere sversati lungo il vecchio itinerario.
Il Parco, insieme con associazioni ambientaliste e con i comitati dei cittadini, ha allora consegnato una petizione all’apposita Commissione dell’Unione europea, la quale, fortemente sensibilizzata da alcuni commissari italiani, in particolare l’onorevole Cozzolino del Pd, ha presentato una interrogazione all’Unione Europea sulla inopportunità che in un’area protetta, per giunta Parco Nazionale, si utilizzasse una cava come discarica di rifiuti.
La Commissione delle petizioni ha inviato qui, alcuni mesi fa, una delegazione presieduta dall’olandese Judith Markeis, che ha visitato la cava. I commissari si sono immediatamente resi conto che le cose non stavano come gliele avevano raccontate e avendo i delegati chiesto di andare proprio nel fondo della discarica, siamo scesi in mezzo a queste grandi quantità di rifiuti maleodoranti tra i gabbiani svolazzanti. La commissaria ha messo proprio le mani tra i rifiuti, ha trovato dei copertoni, ma soprattutto, cosa che ha destato stupore e scandalo, un fusto all’esterno del quale era indicata la presenza di sostanze pericolose, in quanto tossiche.
La delegazione ha fatto visita non solo alla discarica di Cava Sari, ma anche ad altre situazioni controverse, diciamo così, della situazione napoletana di smaltimento dei rifiuti, e alla conferenza stampa che ha concluso la visita durata tre o quattro giorni, la presidente ha detto che è assolutamente incredibile che si apra una discarica in un’area naturale protetta, e per giunta in un posto di tanta bellezza. Ecco, queste più o meno sono state le parole che ha utilizzato.
Ora la preoccupazione dei cittadini e del Parco è che essendo la cava Sari prossima alla saturazione, si voglia utilizzare come discarica anche la cava vicina…
Si tratta della cava Vitiello, dal cognome dei proprietari, contigua alla cava Sari, ma di enormi dimensioni. Si calcola che sia la più grande d’Italia e fra le più grandi d’Europa, con una capienza di almeno tre milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti. Allora, qui il rischio è veramente gravissimo.
Anche in questo caso c’è stata la convocazione di una Conferenza dei Servizi, perché tutti i soggetti interessati si esprimessero. Solo che questa Conferenza dei Servizi fu convocata -guarda caso, se posso essere malizioso- il 30 dicembre del 2009. Si tenga conto che, per legge, la cosiddetta emergenza rifiuti in Campania sarebbe terminata il 31 di dicembre e dal 1° gennaio del 2010 tutte le competenze in materia di rifiuti sarebbero passate per legge alla Provincia. Fortunatamente il 30 dicembre le cose sono andate in modo diverso dalla volta precedente, perché i votanti si sono espressi, dopo una lunghissima e faticosa battaglia procedurale e sui contenuti, contro l’utilizzazione della cava di Vitiello come discarica, con una votazione di sette a sei. Il risultato è stato ribaltato all’ultimo momento, grazie al voto del comune di Terzigno, che in quel momento non aveva un sindaco, ma un commissario. Perché il commissario ha votato contro l’apertura della discarica? Perché per l’apertura della precedente Cava Sari il Presidente del Consiglio, allora come oggi Silvio Berlusconi, aveva promesso al sindaco di Terzigno, col quale vantava grande amicizia e dimestichezza, una quantità di royalties (che per un comune di piccole dimensioni erano molto stimolanti), che però non sono mai arrivate. A quel punto il Comune si è risentito e ha votato contro. Così la Conferenza dei Servizi si è espressa contro l’apertura della discarica e noi ce ne siamo tornati a casa a festeggiare il Capodanno abbastanza sereni. Ma non tranquilli. Purtroppo infatti la Conferenza dei servizi non ha l’ultima parola: il Governo ha sempre la possibilità di ribaltare una decisione, come di fatto è avvenuto a febbraio di quest’anno, quando il Consiglio dei ministri, in nome del prevalente interesse sociale della cittadinanza, ha autorizzato l’apertura di quella cava Vitiello come discarica.
Nel frattempo però, come dicevo, era venuta la delegazione europea, che ha fortemente criticato questa decisione. Adesso le cose stanno così: la Cava Sari si va riempiendo, la competenza dal 1° di gennaio è passata alla Provincia, che ha lo stesso colore politico della Regione e del Governo, e però è contraria a questa apertura. Il 24 maggio scorso c’è stato un Consiglio provinciale sul tema proprio delle discariche a Terzigno. Io sono stato invitato a partecipare, ho fatto le mie dichiarazioni, le mie proposte, ma devo dire che in quella sede non c’è stato alcuno che si sia dichiarato favorevole a quell’apertura. Solo che nell’ordine del giorno approvato in quella sede, si è detto che l’opposizione all’apertura della discarica deve servire come stimolo alla riduzione della quantità di rifiuti che nella Provincia e nella Regione in genere vengono mandati in discarica. Che è né più e né meno quello che la legge nazionale già prevede, anzi, prescrive: entro il 2012 il 60-65% di rifiuti solidi urbani dovrà essere smaltito tramite raccolta differenziata e avviamento dei rifiuti come materie distinte nelle varie filiere di riciclaggio.
Intanto il Vesuvio è in semifinale per essere votato tra le contemporanee sette meraviglie del mondo. E’ paradossale…
I paradossi sono due: il primo, che il Governo, quello che c’era allora, individua, con la legge 394 del 1991, una serie di realtà di particolare valore naturalistico, e le promuove a Parco Nazionale. Nel far questo prescrive che i parchi siano dei baluardi, per così dire, di legalità a tutela e salvaguardia della natura e della biodiversità. Purtroppo il Ministero dell’Ambiente manda pochissimi soldi -sempre di meno, dico tra parentesi-, perché i parchi possano realizzare questo obiettivo. Ecco, in questo contesto, un altro Governo stabilisce che in deroga a tutto questo, in quel parco si possano sversare i rifiuti.
Il Vesuvio, secondo paradosso, è un vulcano fra i più noti, se non il più noto della Terra, tanto è vero che di suo, senza particolari promozioni, è stato votato nei luoghi più disparati del mondo come potenziale settima meraviglia della natura -di quelle contemporanee, cioè da aggiungere alle sette meraviglie del passato. (Queste sono soprattutto sette meraviglie della natura, mentre in quelle passate, si ricorderà, c’erano soprattutto opere artistico -monumentali: il colosso di Rodi, gli archivi di Alessandria, eccetera). Allora noi tutti adesso spingiamo molto perché questo riconoscimento abbia i voti necessari e il Vesuvio (già in semifinale) abbia i voti sufficienti per entrare a far parte delle sette meraviglie.
Sarebbe un punto decisivo a favore di chi si oppone all’apertura della discarica…
Beh, che accanto alla settima meraviglia ci sia uno sversatoio di rifiuti sarebbe una contraddizione difficile da difendere.
La vostra opposizione alla discarica non è comunque assoluta. Può spiegare?
Ci tengo a chiarire che la nostra posizione non è per un generico “no”. Quando si parla di rifiuti, di opere fastidiose, per così dire, ormai da anni si fa riferimento alla “sindrome Nimby” (non nel mio giardino). Allora io dico realisticamente questo: un parco, dove comunque vi sono anche persone, (per quanto il legislatore cerchi di limitarne la presenza) è anche un’area nella quale si consuma, si agisce e di conseguenza si producono rifiuti, quindi non deve esserci una pretesa che quello che si produce in un parco debba essere smaltito altrove. Però bisogna anche tener presente che lo smaltimento dei rifiuti non è uguale dovunque.
Allora, in un’area protetta bisogna essere particolarmente attenti a che questo avvenga in modo corretto. E certamente non è assolutamente ipotizzabile che l’area protetta sia poi al servizio del resto della provincia, quando non addirittura della regione. Quindi, dicevo, il nostro non è un “no” nel senso “non nel nostro giardino”, ma un “no” che ha due motivazioni. In una regione, soprattutto in una provincia e in una città come Napoli, venuta all’attenzione nazionale ed estera per la cosiddetta “emergenza rifiuti” (emergenza che è stata risolta, si fa per dire, mettendo la polvere sotto il tappeto, ma comunque ricorrendo esclusivamente all’apertura di discariche) non si può pensare di stivare i rifiuti tolti dalle strade nel modo più indifferenziato possibile, dovunque si trovasse un buco o una spianata sulla quale accumularli. Qui si è andati contro la legge, che impone che lo smaltimento debba avvenire in misura crescente in modo differenziato e basandosi soprattutto sul riciclaggio. Quindi noi diciamo che, nel momento in cui, come Parco, ci siamo detti disposti, d’accordo con tutti i comuni, ad ospitare sul nostro territorio la costruzione di un paio di impianti di compostaggio, che sono quelli che trasformano l’umido in compost utile come fertilizzante per l’agricoltura, non si può procedere a sversare tonnellate di rifiuti indifferenziati. Seconda motivazione: noi diciamo che i rifiuti non devono andare nella cava Vitiello, non solo perché sta in un parco, ma perché è una cava di eccezionale valore naturalistico, storico. E’ veramente un laboratorio: c’è la stratificazione visibile di tutte le eruzioni del Vesuvio, dal 79 d.C., per lo meno, in poi, e questo può essere oggetto di studio e perfino di visite turistiche. Vi assicuro che è una cava di grande bellezza!
In più il Parco Nazionale del Vesuvio -e se non questo, quale?- si avvia anche a diventare un “geo parco”, cioè un parco nel quale il valore geologico è di grande importanza. Insomma, è veramente impensabile che in queste situazioni, in quella cavità possano essere ammassate tre milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti.
Ma i rifiuti che confluirebbero lì, da dove arrivano?
Da tutta la provincia, se non anche dal resto della regione. E’ stato calcolato, dal generale Morelli, vice di Bertolaso, che l’utilizzo di quella discarica darebbe un’autonomia di quattro anni, mentre se la Provincia dovesse rinunciarvi, questa autonomia scenderebbe a due anni. Benissimo, io dico che due anni sono sufficienti perché si intraprendano le vie che la legge prevede per smaltire i rifiuti diversamente, a cominciare dalla riduzione, perché come si sa di rifiuti se ne produce una quantità enorme, a cominciare dalla quantità di imballaggi spesso inutili che caratterizzano gran parte dei nostri rifiuti.
Pensate di avere qualche chance?
Io ho un po’ di fiducia in più che nel passato, soprattutto dopo la visita della delegazione. In questa delegazione c’erano anche dei commissari campani. Uno è quel Cozzolino al quale facevo prima riferimento, un deputato al Parlamento europeo espresso dal Pd. Gli altri, viceversa, sono commissari espressi dall’attuale maggioranza. Tuttavia tutti e quattro sono legati da un comune obiettivo, che è quello di cercare di recuperare quei circa 500 milioni di euro, che l’Unione europea ha bloccato per penalizzare l’Italia per non avere risolto il problema dei rifiuti in Campania. Ecco allora che se vogliono recuperare questi fondi avranno buon gioco, o migliore gioco, se dimostrano che è stata intrapresa una via più virtuosa.