Guido Caldiron, «E’ l’omosessualità di Pasolini a fare ancora paura all’Italia»

da LIBERAZIONE
«E’ l’omosessualità di Pasolini a fare ancora paura all’Italia»
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Intervista a Marco Belpoliti, scrittore, critico letterario, curatore delle opere di Primo Levi, in libreria per Guanda il suo “Pasolini in salsa piccante”

«Pasolini non è la vittima o addirittura il martire delle trame occulte che dal 1969, e anche prima, hanno intorpidito e manipolato la storia del nostro paese: Pasolini assassinato dai servizi segreti deviati; Pasolini che scopre le piste nere, gli autori degli attentati neofascisti e per questo viene eliminato». «Di Pasolini oggi ci viene offerto un santino quasi fosse il Padre Pio della sinistra, bisognosa, come i fedeli dello stigmatizzato di San Giovanni Rotondo, di uno sciamano che decifri in modo rabdomantico il presente, un sant’uomo cui rivolgersi con religioso stupore e abbandonata fiducia per conoscere il nostro futuro anteriore».
A trentacinque anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, ucciso nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia, la figura dell’intellettuale friulano continua a fare scandalo. Ma questa volta non sono la sua opera o le sue idee a suscitare dibattito, bensì la sua trasformazione in una sorta di “icona progressista”, chiamata in causa e utilizzata per sondare il lato in ombra della società italiana da parte di chi, specie a sinistra, preferisce le scorciatoie e le formule precostituite al faticoso lavoro dell’analisi e del confronto con la realtà quotidiana.
Questa sembra essere almeno la lettura delle sorti toccate alla vicenda umana e intellettuale del poeta friulano proposta da Marco Belpoliti nel suo libro Pasolini in salsa piccante, un volume articolato in quattro saggi accompagnati dalle fotografie di Ugo Mulas che esce oggi per Guanda (pp. 144, euro 12,50) – e che sarà presentato a Roma alla Libreria Feltrinelli di Piazza Colonna alle ore 18 dall’auotre insieme a Andrea Cortellessa e a Walter Siti.
Belpoliti, scrittore, critico letterario, curatore delle opere di Primo Levi, e autore de Il corpo del capo e Senza vergogna, due indagini sulla ”narrazione del populismo” attraverso i corpi e le immagini, per il titolo del suo libro si è ispirato ad alcune battute tratte da Uccellacci e uccellini, quando Totò e Ninetto Davoli immaginano come mangiarsi il Corvo, “I maestri sono fatti per essere mangiati in salsa piccante”. Così, spiega il critico, oggi si deve «mangiare Pasolini per capirlo meglio, per trarre forza da lui, dalla sua contraddizione, per non subirla, ma per declinarla. Per non restare vittime del complesso Pasolini che attanaglia ancora chi attende la palingenesi generale della nostra società, tutta da salvare o tutta da perdere, inclinazione moralistica che il poeta per primo avrebbe, ne sono certo, colpito e sferzato con la sua urticante vis polemica». Per Belpoliti Pasolini è stato soprattutto «un uomo e un poeta che usava contraddirsi per restare vivo, per capire e farci capire, un esercizio che gli costava fatica e dolore ma che gli era inevitabile». Da questo spirito contraddittorio si dovrebbe perciò partire per leggere oggi la sua opera.

“Mangiare” Pasolini dunque, per non tradirlo. Ma cosa significa concretamente?
Dobbiamo uscire dal “complesso di Pasolini” che ci fa dire ogni volta “chissà cosa avrebbe detto su questo o su quello”, “chissà cosa avrebbe scritto”. Dobbiamo responsabilizzarci e prendere posizione, utilizzando la sua opera ma senza nasconderci dietro di essa. Credo che quella di Pasolini sia diventata un’icona, non è neppure più un’immagine, ma solo un’icona. L’icona del santo, del taumaturgo, del profeta… E invece Pasolini va restituito alla sua storicità, e come si può farlo? Affrontando il tema della sua omosessualità, del suo amore per i ragazzi eterosessuali, del suo desiderio, e collocando tutto ciò al centro della sua opera, perché questa era la sua ispirazione fondamentale.

Nel libro lei spiega come l’omosessualità di Pasolini sia troppo spesso considerata anche dai suoi estimatori come un «elemento su cui sorvolare, mentre costituisce la radice vera della sua lettura della società italiana», vale a dire?
L’etica di Pasolini era fondata sulla sua estetica. Può sembrare una formula ma era effettivamente così. La lettura che lui dava ad esempio della crisi della società italiana era una lettura legata ai suoi amori, di lui omosessuale per dei ragazzi eterosessuali. Questo lo sfondo su cui vanno lette le sue analisi sulla realtà, il che non significa diminuire in alcun modo la potenza delle sue visioni o la lucidità delle sua analisi, ma dargli la giusta collocazione.

Perciò è questo elemento della vicenda pasoliniana, così centrale a suo giudizio, a suscitare ancora scandalo?
Certamente. e questo a destra come a sinistra. Vorrei chiedere al sindaco di Roma Alemanno, che ha ricordato in questi giorni la figura di Pasolini, come pensa di regolarsi con l’omosessualità del poeta, con il suo amore per i ragazzi. Perciò, certo che fa scandalo, nessuno ne parla. Alemanno ha parlato di un museo per Pasolini: potranno trovarvi posto i suoi “ragazzi di vita”?

Anche il considerare l’uccisione di Pasolini come uno dei molti “misteri italiani” non sembra convincerla e, nel libro, la attribuisce alla «propensione alla paranoia che attanaglia la sinistra italiana». Perché?
Nelle indagini sulla morte di Pasolini ci sono dei buchi macroscopici, evidenti a tutti e molte cose oscure e mai chiarite. Questo non significa però che si debba pensare al “complotto”, ma solo a una vicenda che deve essere ancora chiarita completamente. Del resto lo stesso Pasolini, nell’ultima intervista che rilasciò a Furio Colombo prima della sua morte, spiegava come l’interpretazione complottista delle vicende italiane non lo convincesse affatto. Per questo non credo che ci sia da cercare una “pista politica” per spiegare la sua morte e che questa ricerca attenga piuttosto all’indole paranoica di una sinistra che cerca di spiegare tutto, compresa la sua stessa sconfitta politica negli ultimi vent’anni, attraverso il ricorso a questa categoria.

Guido Caldiron
in data:
05/11/2010

Guido Caldiron, «E’ l’omosessualità di Pasolini a fare ancora paura all’Italia»ultima modifica: 2010-11-21T17:08:58+01:00da mangano1
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