Augusto Vegezzi, Debut

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<MAY IN PARIS – Jaramillo’s Photo Collection
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Nel Maggio-Giugno ’68 si verificò la rivolta globale di un insieme di movimenti. Questi eventi costituiscono un periodo significativo nella storia contemporanea francese, caratterizzato da una vasta rivolta spontanea, di natura insieme sociale, politica e anche filosofica, indirizzata contro la soci

 

 

Ante quem… l’ottimismo della volontà. A volte una flebile voce contribuisce a provocare una valanga. Nello scorso luglio pubblicai un articolo su Micrimega contro la gerontocrazia nella quale proponevo la prospettiva di un incontro su basi strutturali strutturali delle forze produttive del terzo millannio: le nuove generazioni degli studenti e precari deprivati del futuro e dei knowing workers, ricercatori, tecnici, tecnologi, scienziati, intellettuali, sfruttati dal regime gerontocratico. Il coro delle critiche fu quasi unanime. Ora il movimento degli studenti, dei ricercatori e dei professari universitari segna la formazione di un’avanguardia forte e decisa che non si fermerà. Ce n’est qu’n debut…Continuons le combat.

Cordialmente. G

 

Giù le mani dal’68. Contro la gerontocrazia onnifaga
Un teorema socio-politico oggi emergente mette a fuoco e stigmatizza la perversione dell’attuale casta di vegliardi evergreen che, attaccata al potere e alla vita come una cozza allo scoglio, domina il paese fagocitandone gran parte delle risorse e lo condanna al declino, peggiorando le condizioni dei ceti medi, restringendo le fasce del lavoro garantito, lagerizzando i giovani tra i venti e i quarant’anni, espropriati di presente e futuro, circa tre milioni tra esclusi dal lavoro, esuberi, rinunciatari e precari, oggi inerti, divisi e subornati.
Focalizziamoci su questi estremi della piramide sociale. Il vertice di ricchi giovanilisti che monopolizzano potere e denaro e cercano di assicurarsi una giovinezza artificiale senza scadenza e questa base di paria, un Lumpen Proletariat avvilito e sfruttato. Balza agli occhi la baldanza euforica e aggressiva della casta dei vegliardi e la mesta e rassegnata passività dei giovani. I primi, per ingordigia saturnina e illusioni d’immortalità, aborrono da meccanismi di trapasso generazionale. Nessun fermento di opposizione e rivolta sembra serpeggiare tra questi umiliati e oppressi. Anche le fasce sociali intermedie, tutte penalizzate dalla bulimia della casta dominante, mentre registrano cadute significative di status e guadagni, non reagiscono, ma si adattano e rassegnano.
La società è una giungla in cui la lotta per la sopravvivenza assume le forme di lotta per l’autoaffermazione attraverso l’apparire, in particolare nei mass media, sulla tv trash. Gli scopi dell’apparire, il denaro, il successo, il potere. Machiavelli, sconosciuto a quasi tutti, ha uno smodato seguito grazie al mantra: il fine giustifica i mezzi. Pure Nietzsche viene plagiato: dio è morto, mortissimo, sostituito da superstizioni popolari: crocefissi d’oro, cadaveri di beati, madonne di cartapesta, lenzuola, corni, giaculatorie, segni tribali, talismani etnici etc. Ogni tendenza a socialità, solidarietà e aggregazione per contro è bandita. I valori morali ed etici sono ridotti a formule pubbliche e icone vuote, soppiantati dal familismo più cinico e dall’egoismo più sbracato.
In sintesi. Salvo per la casta saturnina dei vegliardi onnifagi, il disagio sociale ed economico appare palpabile e crescente ma disgregato dalla convergenza ossimorica di individualismo edonistico, per cui ciascuno persegue il principio del piacere immediato e l’interesse egoistico e si contrappone agonisticamente a ciascun altro, e familismo cinico, che compatta i Narcisi in un’impudente solidarietà parentale. Chi si appella all’etica, all’onestà, all’amore lo fa per ingannare e sfruttare meglio.
Un po’ di storia
La responsabilità dell’attuale degenerazione  del sistema Italia viene fatta risalire da critici sprovveduti o nostalgici alla generazione del ’68, vista come unita e compatta, una moltitudine di giovani assatanati e infantilmente rivoluzionari. Di quella generazione, in realtà, partecipò alla Contestazione  al massimo un 20%. contando i veri credenti  e i seguaci passivi. Il resto fu indifferente o si schierò contro più una frazione fascista ferocemente antagonista e aggressiva.
Il fenomeno del ricambio generazionale è antico come l’umanità e in sostanza si manifestò con i meccanismi e riti di cooptazione patriarcali trasmessi dalla civiltà del pane alla civiltà industriale. Nel corso del ‘900 in Italia si presentò tre volte in forme traumatiche, conflittuali e violente, da inquadrare nelle accelerate trasformazioni della società di massa.
Il regime fascista
Nel 1922 più di centomila giovani della nuova generazione, insofferenti di fronte alla crisi politica e sociale che paralizzava il Paese, marciò in armi su Roma e gettò le basi del nefasto regime fascista, cooptata dai Poteri costituiti e dal Capitale agrario e industriale, che cedettero il governo del Paese garantendosi vent’anni di dominio economico e sociale incontrastato. Essi vinsero perché trovarono le porte spalancate, perfino la gratitudine della casta dominante. Il risultato fu tragico: vent’anni di dittatura, una modernizzazione a senso unico, la soppressione delle libertà politiche e civili, la pesecuzione di ogni dissenso, la corruzione ideologica dei cittadini ridotti a sudditi, due guerre, una coloniale e l’altra mondiale, una sconfitta totale, con la devastazione del paese, mezzo milione di morti, la guerra civile, sofferenze inenarrabili.
La Liberazione ingessata
Il riscatto venne grazie a una successiva generazione, a una sua minoranza. Nel ’43-’45, dopo l’eclissi dello stato con la resa agli alleati, al Sud, e ai nazisti al Nord, si sviluppò il movimento di Liberazione grazie a centomila giovani che seppero prendere nelle proprie mani il destino e realizzare  l’impossibile  (ring a bell?), cioè costruire dal nulla un esercito di volontari decisi a rischiare la morte, battersi e liberare  l’Italia da tedeschi e fascisti per ricostruirla su basi nuove, libere e democratiche.  Il M. L. N. costituì poi il fattore propulsivo e il mito fondatore di una coalizione di forze adulte, questi sì veri Padri, che gettarono le basi della Costituzione e della Repubblica italiana. Le speranze di liberazione  dei giovani del ’45, in realtà, trovarono solo un’accoglienza parziale e formale. Il blocco di potere che vinse le elezioni nel ’48 neutralizzò la Costituzione come un’utopia di principi non nomativi e ne rimandò per decenni la realizzazione. Confermò invece la continuità dello status quo,  cioè una continuità  del  fascismo.  Senza i fascisti?  Balle. I partigiani, vincitori, finirono congedati quando non perseguitati dai veri vincitori (dal blocco delle destre, che reintegrò  parte dei vinti fascisti), e privati perfino del loro logo autentico: la Liberazione, dinamica, aggressiva e innovatrice, depotenziata e imbalsamata come Resistenza, passiva, difensiva e conservatrice.
La nuova Liberazione
Nel ‘68 una minoranza di giovani, formatisi nel decennio del boom economico e infiammata dalle promesse di democrazia liberale ed egualitaria della Liberazione e della Costituzione, con tutta la forza vitale dell’età si rivolta e innesca la Contestazione. La rivendicazione del diritto di esprimersi trova forza nella valorizzazione dell’io, un io cosciente e responsabile, in opposizione alla passiva accettazione del destino e dei ruoli prescritti e preconfezionati dalla società patriarcale. I giovani vogliono far valere le loro esigenze, emozioni e idee, vogliono nuove forme di vita, di comunità, di convivenza. E vogliono, tutti insieme, tutto e subito. In gergo freudiano: l’Io si auto-afferma in coniugazione e dialettica con gli altri Io e sullo stimolo degli impulsi vitali (Libido) in un processo comunitario che rifiuta le imposizioni socio-culturali (Super-Io).
Ciò che distingue i giovani del ’68 è il volontarismo e il protagonismo nella lotta per la liberazione dal patriarcato autoritario. ‘Non credo si possa parlare di rivoluzione compiuta … [piuttosto] di rivoluzione simbolica. … Oggi, [il 3 maggio 1968, a Parigi] è la parola a essere stata liberata. In tal modo si afferma, feroce, irreprimibile, un nuovo diritto, venuto a coincidere con il diritto di essere un uomo e non più un cliente destinato al consumo o uno strumento utile all’organizzazione anonima della società. …  Qua tutti hanno diritto di parlare.’ Michel de Certau
E’ il ’68 una lunga ricreazione, uno sfrenato carnevale, un ininterrotto orgasmo: libero sesso in libera scuola? La caduta di tanti totem e tabù certo induce all’affrancamento dalle autorità arbitrarie e repressive di scuola, stato, padroni, polizia, famiglia, chiesa e alla rivendicazione di vivere liberamente l’amore, il sesso, insomma l la propria. Fragili David  si ribellano a giganteschi Golia  perché vogliono costruire e, prima, devono liberarsi e distruggere.
La trasformazione
Negli anni ’68-‘78 inizia in Italia il tramonto dell’egemonia patriarcale, autoritaria, gerarchica sulla società, una società della diseguaglianza tra nobili, borghesi, proletari, del padre-padrone, del padrone delle ferriere, del burocrate despota, del matrimonio indissolubile con annesso libertinaggio maschile, dell’inferiorità femminile, dell’autorità come arbitrio, delle convenzioni e dei galatei come norme, dell’aborto clandestino, del divorzio via uxoricidio etc. Il movimento del ’68, fondamentalmente anti-autoritario, funziona come catalizzatore dei processi, assai più ampi, di libertà ed eguaglianza che hanno riconosciuto la centralità dell’essere umano e della sua responsabilità personale e i suoi diritti fondamentali di cittadinanza, misconosciuti nella società pre-sessantottina. Tali processi hanno portato
sul piano sociale a una sostanziale eguaglianza di dignità e diritti tra tutti i cittadini, al diritto di divorzio, dell’interruzione di gravidanza, allo Statuto dei lavoratori che garantisce ai lavoratori sindacati, assemblee, consigli, corsi di studio, ai diritti dei giovani all’autodeterminazione e allo studio, all’emancipazione sessuale, alla parità delle donne, all’elaborazione femminista della diversità di genere, alla liberalizzazione degli accessi universitari, all’abolizione dei manicomi-carceri, al nuovo diritto di     famiglia, al Sistema sanitario nazionale;
sul piano culturale all’obsolescenza del principio di autorità nelle molte varianti patriarcali, stataliste, accademiche, religiose etc., all’elaborazione di una scienza, una giustizia, un’informazione, critiche e consapevoli delle distorsioni degli interessi di     classe e corporativi, ad una revisione delle tecniche e delle logiche della formazione in senso scientifico, democratico e partecipato;
3. sul piano politico al superamento del regime post-fascista con un’attuazione della Costituzione che avvii il riconoscimento dei diritti di cittadinanza di tutti, corrodendo il monopolio del potere di oligarchie, gerarchie e burocrazie.
Un’ elite nascente di giovani impegnati si batte per un’alternativa democratica ed egualitaria. Il Potere lo capisce e la stronca con tutti i mezzi.
Evoluzione e repressione: ’69-’78
Come nel teatro globale in cui si diffonde, anche nel teatro italiano, la Contestazione, che in origine ha caratteristiche di spontaneità, originalità e creatività, subisce l’emergere di leader che si circondano di quadri e riciclano ideologie della tradizione leninista, stalinista, maoista. Il movimento si frantuma tra Lotta continua, Movimento studentesco, Avanguardia operaia, Servire il popolo, che inquinano l’originario spirito di ricerca e invenzione.
D’altra parte, i Padri, cioè i poteri costituiti, di fronte all’espandersi della Contestazione, non osano schiacciarla, come fa De Gaulle in Francia. Non capiscono però quest’occasione imperdibile di rinnovamento offerta dal nuovo soggetto politico, dai migliori tra i loro Figli, che cercano e creano una nuova coscienza sociale e assumono responsabilità nel costruire un futuro libero e democratico, lo stato dei cittadini, la compiuta realizzazione della Costituzione. Alla fine, tra i Padri prevale la razza padrona  degli interessi e degli affari, della politica degli scambi e del mercato delle vacche, delle consociazioni segrete e palesi, delle burocrazie avide, degli egoismi spudorati, delle collusioni con le mafie, dei veti incrociati, dei sottopoteri feudali. Ring a bell? A qualcuno viene in mente la casta di oggi?
Il Potere, morbido, criptico, insidioso all’italiana, sceglie tattiche di logoramento, alternando lievi concessioni e repressioni poliziesche, mentre accadono orrendi attentati che allarmano l’opinione pubblica, già preoccupata da estremismi e violenze. Sono anni e anni tremendi di lotte palesi e trame occulte, di oscure stragi, di pesanti repressioni. L’onda del ’68 viene smorzata, divisa, dispersa con una guerra di logoramento. Le speranze avvizziscono e si spengono. I giovani, disillusi e scoraggiati, si ritrovano invecchiati, perseguitati, senza mestiere, senza futuro. E’ la diaspora, il riflusso. Pochi estremisti, già estranei allo spirito del ’68 e infiltrati da servizi segreti passano alla lotta armata, dando il colpo di grazia a ogni residua speranza.
Post hoc aut/et propter hoc?
Una beffa della storia. Nei decenni del lungo abbrivo dopo il ’68 –‘78, un anno che ne durò dieci,’ la società italiana realizza molte rivendicazioni e proposte della Contestazione, ma nelle forme stravolte e mistificate della società narciso-consum-mass-mediatica.
Anche contro il ’68 la regola aurea del trasformismo italiano ha prevalso: ‘Cambiare tutto per non cambiare niente’.
La liquidazione del ’68 non fu consumata prevalentemente dal  miserabile Potere espressione del corpaccio del nostro pur magnifico Paese. Non solo, per dire, dal miserabile Divo Giulio. Fu il Potere internazionale, soprattutto Usa, che negli anni ’70 avviò il
post-fordismo, la destrutturazione della classe operaia, la ristrutturazione mondiale della divisione sociale del lavoro, la riorganizzazione tecnologica delle forme produttive, la manipolazione e riscossione del consenso sociale con i mass media  di disinformazione, l’industria culturale, l’utopia del consumismo, la globalizzazione.
In Italia, studenti e operai scandivano insieme Potere studentesco  e Potere operaio  senza sapere che il loro coro era il canto cigno del fordismo, il cui tramonto condannava anche loro all’obsolescenza. Paradossalmente, mentre essi, insieme, lottavano per la Liberazione democratica ed egualitaria, il nano-Egolatra, inconscio micro agente del nuovo World Plan,  poneva le basi del suo impero finanziario e della sua influenza politica con le sue tv spazzatura, colle quali iniziava  la manipolazione e disinformazione di massa, la sistematica corruzione culturale e l’imbarbarimento consumistico del Paese, trasformando i cittadini in consumatori, clienti e sudditi etero-diretti, in Narcisi egolatri e antagonisti, ognuno lupo di ogni altro nella  generale scellerata disgregazione della comunità sociale. Ciò gli valse il plauso e la complicità dei Padri, che  finirono anch’essi contaminati dalla subcultura trash dell’edonismo berlusconiano. Ora tutti insieme nella casta di vegliardi giovanilisti dominano la società  consum- narcisistica –postindustriale  e accumulano ferocemente tutte le risorse, come Zamparò.  Solo la morte, tenacemente differita, li costringerà a lasciare il potere ma esclusivamente ai loro rampolli.
Una società ingessata?
Benché alcuni dei loro capetti si ritrovino oggi inquadrati nella Geriarchia , i sessantottini sconfitti sopravvivono in sonno  e ancora e sempre sono impegnati per la Liberazione, anche quella che attendono dalla nuova generazione, la tragica sottocasta, il  Lumpen Proletariat  dei giovani senza lavoro o precari, divisi, sfruttati e privati della vita oggi e in futuro. Un enorme potenziale di riscossa arde negli animi di questa gioventù sacrificata, lacerati da sofferenza, disinganno, collera, disperazione, odio. I meccanismi manipolati
della dinamica sociale e della manipolazione del consenso ne bloccano e soffocano ogni espressione antagonista. Congiurano contro anche corporativismo, familismo, narcisismo, darwinismo sociale, consumismo etc.
Quante salvezze e promesse di felicità offerte dalla comunicazione disinformativa del marketing economico e politico: all’individui, uomini e donne più agguerriti, belli e allineati.
Quell’armata Brancaleone, che comprende tre milioni di esclusi dal lavoro, esuberi e giovani rinunciatari, tra cui risaltano i giovani precarizzati, tutti oggi inerti perché divisi e subornati, in futuro può diventare un blocco sociale antagonista? Si tratta di una variante post-moderna della classe già in sé rivoluzionaria, che sta maturando e diventando per sé, coscientemente, rivoluzionaria? No.
Se, malgrado tutto, quel potenziale crescente divampasse ed esplodesse, che succederebbe?
Io ho un sogno.
No, non ho un sogno.
Beh, fingo di avere un sogno.
Questi nostri giovani biologicamente col tempo crescono e diventano adulti, aumentano anche i loro istinti di sopravvivenza e riproduzione, i loro bisogni libidici e le loro fantasie parentali, coiscono e figliano, costituiscono famiglie, vedono crescere con i figli i bisogni e la miseria, mentre la casta dei vegliardi accumula anni, ricchezze e lussi, esasperando il loro avvilimento e sfruttamento. La loro rabbia trabocca, inventano un mito fondante e insorgono. Un tremenda jacquerie  spazza  la casta dei vegliardi ingordi e cannibali. 
Dopo…
Ho finto un sogno e mi ritrovo  un incubo.
Alla guida del paese s’insediano i più ambiziosi dei Call Center, degli addetti all’archiviazione, dei temporanei delle Poste, dei manovali della logistica, distribuzione, pubblicità, fast food etc.
La prima rivolta possibile del secondo millennio
Forse un’analisi più articolata scopre altre fragilità e crepe che incrinano la compattezza della piramide. Vi sono focolari di dissenso e di rottura, frange e categorie che potrebbero convergere con la massa dei giovani Lumpen, conferendo alla loro rivolta il valore aggiunto di competenze scientifiche e tecniche. Le forze propulsive cruciali che oggi promuovono e conducono il sistema sociale sono quelle del know how, dell’intelligenza scientifica e strumentale, della scienza-tecnologia, sono gli operatori dei centri di ricerca di Matematica, Fisica, Chimica, Medicina, Ingegneria, Elettronica, quelli delle Scienze antropologiche e sociali,  quelli dell’Industria e del Terziario.  Certo i super scienziati e super tecnologi, i baroni di tutti i settori sono parte integrante della casta dominante di vegliardi cannibali, ma solo grazie  allo sfruttamento di centinaia di migliaia di giovani scienziati, specialisti e tecnici in vari modi da loro utilizzati e subornati, che nei centri di ricerca e produzione lavorano, indagano, sperimentano, inventano, insomma detengono il potere di gestire il sistema con bassi stipendi e scarse prospettive. La Geriarchia li sfrutta, li esclude ed estorce loro il plus-potere.  Essi accettano questa estorsione e la subalternità, allettati dal mito di una cooptazione nell’olimpo saturnino e/o illusi dall’utopia meritocratica, senza ma perdente contro il cinismo familistico dei geriarchi. Queste frustrazioni sono destinate a nutrire un’enorme potenzialità di lotta e cambiamento. In Italia la dittatura della Geriarchia giovanilistica si pretende immortale, coopta esclusivamente i propri rampolli e lacché, relega alla sopravvivenza  un’intera generazione e blocca l’ascesa delle vere forze produttive. Se le frustrazioni e la rabbia di queste ultime s’incontreranno con le mortificazioni e la collera dei giovani lagerizzati, scoccherà l’ora della riscossa democratica ed egualitaria.
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Augusto Vegezzi, Debutultima modifica: 2010-12-04T17:07:00+01:00da mangano1
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