M.Bernardi Guardi, Sergio Ferrero. Uno scrittore recuperato

da IL FONDO

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Sergio Ferrero. Uno scrittore recuperato

Mario Bernardi Guardi

No, nelle enciclopedie non lo trovi. E nemmeno nei dizionari di letteratura, compreso quello Bompiani “degli autori e delle opere”. Dove è menzionato lo storico Guglielmo Ferrero con due  saggi (Grandezza e decadenza di Roma, Potere) ma lui, Sergio Ferrero, non c’è. Eppure, di libri ne scrisse e tutti pubblicati da fior di editori: Gloria (Mondadori, 1966), Il gioco sul ponte (Mondadori, 1971), A mosca cieca (Longanesi, 1985), La valigia vuota (Longanesi, 1987), Nell’ombra (Mondadori, 1989), Il ritratto della Gioconda (Rizzoli, 1993), Gli occhi del padre (Mondadori, 1996), Le farfalle di Voltaire (Mondadori, 2000), Il cancello nero (Mondadori, 2003).

Eppure, con Il ritratto della Gioconda vinse il Premio Comisso, con Gli occhi del padre il Bagutta, fu finalista allo Strega col Gioco sul ponte e al Campiello con La valigia vuota e con Le farfalle di Voltaire.

Eppure, seppe raccogliere intorno a sé lettori fedeli, e critici prestigiosi si interessarono alla sua opera: da Giancarlo Vigorelli a Mario Praz, da Cesare Garboli a Pietro Citati; e fu amico di Umberto Saba e di Giovanni Testori.  Tutt’altro che uno “scrittore fantasma? o un “illustre sconosciuto?, dunque.  E tuttavia, uno che non si imbrancò in combriccole letterarie o mondane, che non ebbe protettori politici, che non frequentò le terrazze o i palazzi del potere, che fece parte a sé e che non scrisse per piacere o compiacere, ma per intima vocazione, fuori da tutte le mode. Intendiamoci: non è che si sentisse un eletto e che sprezzasse il volgo. Sapeva stare in compagnia, era un conversatore amabile e brillante, e continuò ad aprirsi a nuove conoscenze, con grande generosità umana, anche quando gli restavano poche settimane di vita.

Già, la “vita” di Sergio Ferrero. I suoi romanzi in Italia sono fuori catalogo e fai fatica a trovarli (contrariamente alla Francia, dove visse a lungo e dove tutti i suoi libri tradotti sono in commercio), ed anche la sua vita è, per così dire, “introvabile”. Una biografia ridotta all’osso. Luogo e data di nascita e di morte (Torino, 1926; Lezzeno, sul lago di Como, estate del 2008), una manciata di notizie: illustri ascendenze (la storica famiglia dei Ferrero della Marmora), una gran parte dell’infanzia trascorsa con la nonna, l’incontro, da ragazzino, con Umberto Saba che frequentava la sua famiglia, le attività svolte (non solo scrittore e giornalista, ma anche libraio e antiquario), le preferenze letterarie (Henry James su tutti), i viaggi e i soggiorni (in Grecia, a Parigi).

Basta? Non basta, perché senti che ti è passato accanto, e l’hai visto, ma non osservato bene, uno scrittore con una sua anima inquieta, stravagante, labirintica. Un’anima non banale, non volgare. Qualcosa di lui hai letto, ma forse c’è da rileggere e da scavare con più attenzione, esplorando quel mondo così speciale: «storie dai risvolti criminosi e morbosi, ambienti vetusti, paesi spopolati, ville vagamente aristocratiche, alberghi di provincia, stazioni dove non passa un treno…» ( Cesare Garboli).

A questo  “recupero” di Ferrero, «scrittore di maniera soave e terribile, d’insolito e quieto sadismo», sempre per dirla con Garboli, la rivista Paragone Letteratura ha consacrato un inserto nel numero uscito  nell’estate del 2009 ( Servizi Editoriali, pp. 175, euro 21).

Alla base, una sorta di “dovere” amicale (Paragone fu la rivista che, nel 1970, anticipò i primi tre capitoli de Il giuoco sul ponte, romanzo “cruciale” di Ferrero), ma anche la convinzione che Ferrero non ha ricevuto l’ “attenzione” che meritava.

Una riscoperta- risarcimento “post mortem” a uno scrittore “gotico” e “perturbante”?

Sia come sia, la rivista ha presentato una serie di testi che possono valere da abbozzo conoscitivo  (l’inedito racconto “L’altalena”, italica storia di delitti e di spettri, terminata dallo scrittore qualche mese prima della morte; un racconto d’ambiente, Displaced persons 1938,  pubblicato da Selezione del Reader’s Digest nel 1973 e mai più ristampato; sparse pagine di diario; i risvolti di Garboli per i suoi romanzi; qualche traduzione e versione poetica- di Heine, di Toulet, di Kuzmin-; qualche ricordo e testimonianza; sei lettere inedite di Giovanni Testori e due di Umberto Saba, ri- trovate da Fulvio Panzeri).

Recente, poi, la pubblicazione di Scaffale Basso (Medusa, pp.78, euro 80), un volume che raccoglie i testi di “un altro” Ferrero: quello che si occupava, con grande finezza e complicità, di libri per ragazzi, andando alla cerca di autori poco conosciuti.

Lui, però, li conosceva bene perché avevano “segnato” la sua infanzia e avevano un posto nella sua biblioteca . Va ricordato poi che Scaffale basso era il titolo della rubrica firmata dallo scrittore per Avvenire tra l’ottobre del 1996 e l’agosto del 1997.

Sempre per restare in quel mondo degli adolescenti, che Ferrero amava, forse sentendone “vicina? la misteriosa (e pericolosa?) “innocenza?, ecco da parte di Salani la riproposta di Agente 001. Operazione canarino (pp. 144, euro 12): una storia di spionaggio che vede impegnati Renato e Luisa, dieci anni di età, amici del cuore e con nel cuore una dirompente passione investigativa.

Insomma, di suggerimenti e suggestioni per “svelare” Ferrero ce ne sono. Anche lui, del resto, si svelava. Nella sua maniera elusiva e, a un tempo, ammiccante, dunque “raddoppiando” il mistero.

Come fa in questa annotazione di diario, datata 15 aprile 1972, e che potrebbe esser “condivisa?”da “irregolari” come Buzzati, Landolfi e Savinio: «Non occorre nessuna illuminazione particolare, nessuna particolare diligenza, basta stare attenti, e le case, le cose rivelano la loro coscienza sporca. I giardini più ravviati, gli interni più ordinati, con le pentole al fuoco, gli orologi esatti al secondo, i gatti nelle loro ceste, sanno di poter essere lo scenario di qualsiasi tragedia, anche la più atroce: gli oggetti, quelli marchiati dall’usura di anni, ma allo stesso modo gli altri, che son sempre stati al riparo sulle mensole, tra i cristalli delle bacheche, non hanno bisogno neppure di una mano nefanda per diventare strumenti di tortura, di morte».

MARIO BERNARDI GUARDI

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M.Bernardi Guardi, Sergio Ferrero. Uno scrittore recuperatoultima modifica: 2010-12-08T22:07:22+01:00da mangano1
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