Arte e cultura nella repubblica di Weimar

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Marionette, macchine e uomini massa
Arte e cultura nella Repubblica di Weimar

Mercoledì 15 dicembre 2010, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza l’incontro-dibattito Marionette, macchine e uomini massa. Arte e cultura nella Repubblica di Weimar. Interviene Alesandro Fambrini. Introduce Massimo Libardi.

Con l’intervento di Alessandro Fambrini (Università di Trento) prosegue il ciclo Momenti di storia Mitteleuropea, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale.

Gli anni della Repubblica di Weimar sono pesanti per la Germania dal punto di vista politico e sociale, e ciò nonostante – o forse proprio per questo – brillanti sotto l’aspetto della produttività artistica.

In un paese in cui l’“ubriacatura democratica” per la prima volta abbassa fin quasi allo zero la soglia della censura, sembra non essere più posto alcun limite alla ricerca delle avanguardie, alla sperimentazione di nuove forme che si nutrono delle conquiste della scienza e della tecnica e le riversano in linguaggi espressivi inediti.

Cinema, musica, pittura si incrociano a comporre configurazioni ardite, segnate tanto dalla radicalità dei contenuti quanto da quella della forma.

L’espressionismo, che aveva conosciuto il suo battesimo negli anni Dieci, continua a trovare uno strumento consono nella pittura e soprattutto nel cinema e produce nel decennio successivo le sue opere più rappresentative, mentre in letteratura e soprattutto a teatro il suo slancio si estingue nella disillusione postbellica e nell’affiorare dei relitti dell’età guglielmina.

Intanto, dall’idea espressionista dell’uomo come “emblema”, scaturisce la sua deformazione a marionetta e a macchina, nutrita dalla crescente meccanizzazione del mondo e presto applicata e ampliata nel concetto di “massa” che si fa largo attraverso gli anni Venti.

Anche come reazione agli eccessi del dopoguerra si formano movimenti come quello della Neue Sachlichkeit, che cerca di ristabilire una visione limpida, oggettiva della realtà e di dissolvere così il caos dei primi anni della repubblica: non è un caso, tuttavia, che una delle opere più significative del movimento, il romanzo Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin, sia un testo più visionario che oggettivo nella sua smania di raffigurare il mondo “così com’è”, privandolo di un punto di vista narratoriale e soggettivo e cercando di afferrarne un’ “anima” che si rivela invece per sua natura confusa e sfuggente.

E il mondo “così com’è” vuole essere anche al centro della produzione impegnata di quegli anni, da Egon Erwin Kirsch a Arnold Zweig, da Toller a Piscator fino a Bertolt Brecht, che le avanguardie le attraversa per approdare alla propria idea di letteratura e di vita come impegno e testimonianza.

Fianco a fianco, scorre intanto il grande fiume della cultura e letteratura borghese, con Thomas Mann che ne assume la posizione di avanguardia (del 1924 è Der Zauberberg; e nel 1929 a Mann viene assegnato il premio Nobel).

Tutto questo e molto altro, nei “Goldener Zwanziger”, che come l’oro in effetti luccicarono molto, abbagliando, e rendendo ciechi di fronte al baratro che, già in quel momento, si apriva ai piedi della nazione tedesca.

Arte e cultura nella repubblica di Weimarultima modifica: 2010-12-11T10:11:50+01:00da mangano1
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