ISSANDO EL AMRANI Libia. Il vero obiettivo è far cadere il dittatore

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ISSANDO EL AMRANI
Libia. Il vero obiettivo è far cadere il dittatore

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04-04-2011
La risoluzione dell’ONU non si milita a imporre una zona di esclusione aerea sul paese nordafricano, scrive Issando el Amrani, giornalista che vive al Cairo e scrive il blog arabist.net. Il risultato più probabile è una spaccatura del paese tra una zona “liberata” e una controllata da Gheddafi.

Nonostante la soddisfazione per la decisione delle potenze occidentali di intervenire a difesa dei ribelli libici, mi sorprende la grande quantità di ipotesi sconclusionate che ho letto sulle possibili conseguenze dell’intervento militare. In Libia la situazione è difficile e i suoi abitanti hanno bisogno di aiuto, ma questo non significa che non si debba guardare avanti. Ecco alcuni punti su cui riflettere.

L’obiettivo della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU è davvero ottenere un cessare il fuoco?
In realtà no. Anche se, ipotesi improbabile, Muammar Gheddafi accettasse il cessate il fuoco, non verrebbe rispettato dai ribelli, che continuerebbero a cercare di far cadere il dittatore. Questa risoluzione apre in realtà la strada a un cambio di regime. Il vero scopo non è evitare una strage di civili, ma prendere posizione a favore di una delle parti. Agli occhi della comunità internazionale Gheddafi è finito e dopo l’imposizione della no fly zone si potrebbe passare ad un impegno più diretto, come le operazioni di terra. Questa ipotesi potrebbe essere gradita ai ribelli (o almeno a una parte di loro) ma non ai paesi impegnati nelle operazioni militari.

Che cosa succede se Gheddafi rimane al potere e si verifica una situazione di stallo?
Difficilmente in Libia si combatterà una lunga guerra civile, considerate le pesanti sanzioni internazionali e i limiti agli spostamenti dei funzionari del regime. Il risultato più probabile è una spaccatura temporanea del paese tra una zona “liberata” e una controllata da Gheddafi, con scontri tra le due parti. In questo caso le forniture di armi ai ribelli da parte dei paesi occidentali e di quelli arabi sarebbero destinate ad aumentare (l’Egitto ha già provveduto a consegnare armi di piccolo calibro). Anche se i ribelli vogliono un paese unito, è un dato di fatto che il regionalismo in Libia è molto forte. La divisione, quindi, potrebbe durare a lungo, favorita sia dal regime sia dalle forze tribali. La comunità internazionale potrebbe essere spinta ad ampliare lo scopo della missione per rovesciare ufficialmente il regime o incoraggiare altri a intervenire direttamente. Alcuni sostengono la necessità di un’invasione della Libia da parte dell’Egitto. Ma anche se è allettante l’idea che siano le potenze regionali a svolgere un ruolo di polizia, nessuno ha chiesto all’Egitto se vuole assumersi questo compito. Bisogna inoltre considerare che migliaia di lavoratori egiziani in Libia potrebbero essere tenuti in ostaggio dal regime.

Che succede se Gheddafi se ne va ma il regime, sostenuto dalle forze tribali o da altre forme di sostegno popolare, rimane al suo posto?
Il modo migliore per fermare le violenze è rovesciare il regime di Gheddafi, un compito che i ribelli non sono in grado di portare a termine da soli e che la comunità internazionale in questo momento non sembra disposta a realizzare, anche se le cose appaiono destinate a finire in quel modo. Si tratterebbe infatti di una grave violazione del principio di sovranità nazionale e questo farebbe affiorare molte divisioni all’interno della comunità internazionale. Ma di fatto gli arabi e l’Occidente si sono già schierati con i ribelli. La situazione diventerebbe ancor più complicata se, rovesciato Gheddafi, le potenze straniere fossero pronte a negoziare con gli uomini del regime (soprattutto se hanno svolto un ruolo attivo nella liberazione dal tiranno), ma i ribelli non volessero farlo, perché vogliono trattare con persone associate al vecchio regime. E’ importante quindi che tra gli insorti emerga una leadership riconosciuta, in grado di negoziare con chi verrà dopo Gheddafi.

E se i ribelli non vogliono negoziare?
E’ naturale che i ribelli vogliano andare fino in fondo e rovesciare Gheddafi. Ma non sappiamo molto di loro, né come si comporteranno nei confronti dei civili che sostengono il colonnello. Possiamo immaginare che, nel caos dei combattimenti, le violenze dei ribelli nei confronti dei civili saranno in parte ignorate dalle forze straniere. Ma solo fino a un certo punto, perché la risoluzione ONU 1973 gli assegna il compito di proteggere i civili dalle violenze di chiunque, e non solo del regime.

Qual è l’esito più auspicabile?
Ovviamente far cadere Gheddafi. Ma sarebbe solo un primo passo. Non sappiamo cosa vogliono i ribelli, a parte una Libia senza il colonnello. Non sappiamo nemmeno quali siano i veri obiettivi delle potenze occidentali o arabe. La Libia rischia di diventare sempre più permeabile e soggetto alle ingerenze esterne, oltre che divisa al suo interno. E’ auspicabile che nasca un nuovo governo, considerato legittimo dai libici, e che si crei un sistema politico rinnovato (con una Costituzione, un Parlamento, e così via). Spero che succeda. Ma non possiamo aspettarci che avvenga facilmente.

ISSANDO EL AMRANI Libia. Il vero obiettivo è far cadere il dittatoreultima modifica: 2011-04-09T12:52:22+02:00da mangano1
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